«Il Sinodo è un camminare
insieme con spirito di collegialità e di sinodalità, adottando
coraggiosamente la parresia, lo zelo pastorale e dottrinale, la
saggezza, la franchezza, e mettendo sempre davanti ai nostri occhi il bene
della Chiesa, delle famiglie e la suprema lex, la salus animarum». Papa
Francesco apre la prima Congregazione generale del Sinodo dei vescovi
ricordando a tutti che il Sinodo «non è un
convegno o un “parlatorio ”, non è un parlamento o un senato, dove ci si mette
d’accordo. Il Sinodo, invece, è un’espressione ecclesiale, cioè è la
Chiesa che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della fede e con
il cuore di Dio», uno «spazio protetto ove la Chiesa sperimenta l’azione dello
Spirito Santo».
Il metodo, dice chiaramente
il Papa non è quello del negoziato o del patteggiamento per raggiungere il
consenso, ma «è quello di aprirsi allo Spirito Santo , con coraggio apostolico,
con umiltà evangelica e con orazione fiduciosa; affinché sia Lui a guidarci, a
illuminarci e a farci mettere davanti agli occhi non i nostri pareri personali,
ma la fede in Dio, la fedeltà al magistero, il bene della Chiesa e la salus
animarum».
Dopo la pausa tocca al
cardinale Erdo pronunciare la relazione introduttiva per dare via al dibattito.
Cambiamenti climatici e di ingiustizia sociale e cambiamenti antropologici.
La famiglia si disgrega sotto la spinta di migrazioni forzate , di lavori sempre
più precari, di salari così bassi da non consentire di progettare il futuro,
spiega la relazione. Ma si disgrega anche sotto la spinta individualista che
porta la persona “alla ricerca della propria libertà ” in modo indipendente da “da
ogni legame, a volte anche dalla religione, che costituisce un legame con Dio,
dei legami sociali, specialmente da quelli che sono connessi con le forme
istituzionali della vita”.
Nella sua lunga relazione introduttiva il cardinale Erdo
parla anche della fuga dalle istituzioni che nasce da una sfiducia e da una
alienazione. Non è un caso che in quei Paesi dove cresce il numero di coppie
che vive insieme stabilmente, ma senza alcun tipo di matrimonio né civile né
religioso aumenti anche la percentuale di chi non vuole seppellire i parenti in
qualche forma ufficiale . Dove le legislazioni lo permettono queste persone
preferiscono portarsi a casa le ceneri dei parenti o spargerle senza alcuna
formalità. Una notazione che, apparentemente, non c’entra nulla con la
famiglia. E che invece dice di quanto i cambiamenti sociali influiscono sui
comportamenti dei singoli. E viceversa.
VIDEO
La relazione in tre parti del cardinale ungherese ricalca la
scansione dell’Instrumentum laboris che fa da testo base per la discussione nel
Sinodo. Partendo dall’ascolto delle sfide sulla famiglia si passa al
discernimento della vocazione familiare: la gioia del vivere insieme e l’indissolubilità
del matrimonio, ma anche la misericordia verso le famiglie ferite e l’accompagnamento
per i separati e i divorziati non risposati e per quelli risposati. E nel
capitolo sulla missione della famiglia oggi la relazione ribadisce che «non è
il naufragio del primo matrimonio, ma la convivenza nel secondo rapporto che
impedisce l’accesso all’eucaristia » pur in un contesto di integrazione
ecclesiale.
Un accenno anche alle persone «con
tendenza omossessuale. Anche se il problema non riguarda direttamente la realtà
della famiglia », si legge nella Relazione, «si presentano situazioni quando
tale comportamento influisce sulla vita di una famiglia. In ogni caso la Chiesa
insegna che: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie,
neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e
la famiglia”. Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono
essere accolti con rispetto e delicatezza».