Se papa Giovanni fece il discorso alla luna, da papa
Francesco ci si aspetta «un discorso al sole. C’è un arco che si tende tra
questi due Papi ed è l’arco del Concilio Vaticano II. Per questo un discorso al
sole, che dica il colore della misericordia che è il color oro, come il sole,
appunto». Al briefing quotidiano sui lavori del Sinodo interviene il patriarca
Stephanos della Chiesa ortodossa di Estonia. Tocca lui e all’anglicano Timothy
Thornton spiegare che «i padri sinodali stanno imparando a essere sinodali, a
lavorare insieme, ad apprendere gli uni dagli altri».
Qualche bacchettata alla
stampa per dire che «nessuno si rivolge al Papa con intenzioni distruttive» e
per ironizzare sulla presunta lettera dei 13 «dovrei offendermi perché nessuno
mi ha chiesto se volevo firmarla»,
sorride il vescovo Thornton. «È importante mantenere
il dialogo aperto. E bisogna che i media vedano il lato positivo, non lo
scandalo. Non sappiamo bene di cosa parli la lettera. Ciò che conta è che c’è
un Sinodo: se vogliamo costruire, e non distruggere, ovviamente devono esserci
posizioni diverse. Sembra quasi che si cerchi, da parte dei media, di tastare
il terreno, di vedere chi parteggia per l’uno o per l’altro, ma io vedo dei
vescovi lieti, contenti, consapevoli delle preoccupazioni dei loro fedeli,
ognuno con la propria visione della pastorale».
Rispondendo alle domande dei
giornalisti il patriarca Stephanos spiega il percorso penitenziale che,
nella Chiesa ortodossa, porta a un secondo matrimonio «che non è una
celebrazione festosa, ma proprio una celebrazione penitenziale», perché «anche
per la nostra Chiesa il matrimonio è per l’eternità. Nella Chiesa romana si
parla di indissolubilità, nella nostra di unicità, ma ci
sono dei momenti della vita in cui l’amore cambia senso e gli sposi si
autodistruggono. È una condizione di peccato e di disperazione: il vescovo può
sciogliere il matrimonio, si tenta di dare la possibilità alla persona di
ricostruirsi, ma è necessario un momento penitenziale». Un percorso complesso che richiede un
discernimento attento da parte del parroco e poi del vescovo, che, solo, può
sciogliere il matrimonio, anche se non è obbligato a farlo.
Tutti i delegati fraterno presenti al
Sinodo, in tutto 12 compresi il patriarca Stephanos e l’anglicano Thornton,
hanno preso la parola nella Congregazione. Dopo di loro hanno parlato anche
tutti gli uditori con i 3 minuti messi a loro disposizione. Sulla questione dei
divorziati risposati, ha sottolineato Bernard Hagenkord, collaboratore di padre
Lombardi per la lingua tedesca, «si sono aperte tre strade: o non far niente, o
intraprendere la via penitenziale proposta dal cardinale Kasper, o rimanere
fermi nella dottrina e andare controcorrente».
Tra ieri pomeriggio e stamattina ci
sono stati 57 interventi. Tra quelli di lingua tedesca anche la questione «dell’importanza
del vincolo matrimoniale, che non è molto chiaro ai fedeli» per cui «si è
chiesto di riprendere questo argomento dopo il Sinodo per non prendere una
decisione prematura».
All’attenzione dell’Assemblea
anche la questione delle adozioni, della violenza all’interno della famiglia,
degli abusi e dell’incesto, del silenzio che regna in queste famiglie e di come
la Chiesa può diventare voce delle vittime, ma anche la cura degli anziani,
spesso tentati dal suicidio per l’isolamento in cui si trovano e per la paura
di essere inutili. Grande attenzione all’accompagnamento delle coppie anche con
l’aiuto di famiglie cristiane che possano comunicare un’esperienza e alla
formazione, compresa l’educazione alla sessualità. «C’è la buona notizia», si è
detto al briefing, «che la sessualità umana è vista come percorso d’amore e non
come peccato».