Il momento più delicato del Sinodo sulla famiglia è cominciato adesso, perché adesso ne discute tutta la Chiesa. Diverse conferenze episcopali stanno dedicando le assemblee plenarie al tema e ai risultati di questo primo Sinodo sulla famiglia. L’ultima è la Conferenza episcopale americana che si riunisce questa settimana. Ma ne hanno già parlato austriaci, croati, francesi, brasiliani, cileni. Molti vescovi e padri sinodali hanno riunito i fedeli per raccontare cosa è accaduto al Sinodo come ha fatto mons. Paolo Pezzi, arcivescovi di Mosca con la sua piccola comunità di cattolici.
Il cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo, è
andato in Libano invitato dalla Chiesa locale a spiegare il Sinodo. E ha
detto che “al di là delle divergenze, sono apparsi dei denominatori
comuni” contenti nel documento finale che ha definito un “documento di
lavoro pastorale aperto a tutte le possibilità”. Baldisseri ha spiegato
che “apre un anno di dibattiti: la dottrina resta invariata e le
prospettive sono tutte pastorali”. Poi ha confermato che “i lavori hanno
seguito il disegno del Papa” che “c’è una minoranza di blocco”. Ma ha
assicurato Baldisseri “penso che la Chiesa stia intraprendendo un
percorso pastorale nuovo”.
Intanto si cominciano a conoscere i testi di alcuni padri sinodali, che sono intervenuti al Sinodo. Li sta pubblicando il sito speciale dedicato al Sinodo della rivista “Il Regno”. Tra essi è stato reso noto quello del cardinale di Vienna Schoenborn, che aveva suscitato molte discussioni. Eccone alcuni passaggi: “Nel discorso ecclesiale tendiamo spesso a indicare soprattutto l'ideale, senza al contempo trovare buone parole per situazioni che non corrispondono ancora o non più a questo ideale. Molte persone in tutto il mondo si aspettano da questo Sinodo parole di speranza, d'incoraggiamento, di stima e non il consueto elenco di tutte quelle carenze di cui in genere sono le persone stesse a risentire di più (…) Propongo dunque per il lavoro del nostro Sinodo una chiave ermeneutica che permetta di tener fede, al tempo stesso, al pieno ideale di matrimonio sacramentale, senza tuttavia considerarle forme imperfette di matrimonio e dì famiglia in maniera solo negativa (…) Nomino per esempio solo le “unioni di fatto", la convivenza di non sposati, I "matrimoni senza certificato di nozze", come vengono chiamati. Sempre più persone, giovani o meno giovani, convivono semplicemente senza sposarsi civilmente,né tantomeno in chiesa. In queste "unioni dì fatto" si convive spesso con fedeltà ed amore. Il matrimonio qui non è pienamente realizzato, eppure ci sono "elementi di santificazione e di verità (…)Con questa "chiave ermeneutica" mi auguro che si riescano a percepire, a valutare quelle tante situazioni irregolari di matrimoni e famiglie, che nella loro molteplicità oggi rappresentano la maggioranza, prima di tutto nei loro elementi positivi, che si riesca a vedere in essi quei "semina verbi" che alludono alla "forma piena del matrimonio sacramentale" e che ad essa spingono”.