In Siria il massacro non si arresta. Di fronte agli occhi del mondo i bambini di questo Paese ormai allo sfacelo continuano a vivere l'inferno. Perché loro sono le prime vittime indifese, silenziose di un conflitto che dura ormai da tre anni e al quale la comunità internazionale con i suoi sforzi diplomatici non è ancora riuscita a mettere la parola fine. Più di 4,3 milioni di bambini sono sfollati interni e subiscono quotidianamente i danni e i pericoli di un sistema sanitario che, a causa del conflitto, ormai è allo sbando completo.
Come rivela il rapporto internazionale dell'organizzazione Save the children "Un prezzo inaccettabile: l'impatto di tre anni di guerra sulla salute dei bambini in Siria", due ospedali su tre sono andati distrutti, così come il 38% delle strutture mediche di base. Operare in Siria è diventanto troppo rischioso e difficile: la metà dei medici ha abbandonato il Paese, molti sono stati uccisi, altri arrestati; tra gli operatori sanitari rimasti, in media solo uno su 300 è un medico in grado di gestire l'emergenza. Ad Aleppo, sono rimasti solo 36 medici ad assistere una popolazione di più di due milioni di persone. Solo un parto su quattro avviene in modo assistito. Ed è aumentato il numero dei parti cesarei (da 19 a 45%), per la paura di dover partorire durante un bombardamento. Anche quando le madri riescono a partorire, i neonati sono i soggetti più vulnerabili, soprattutto quelli che nascono prematuri: i continui black out dell'elettricità mettono a rischio il funzionamento delle incubatrici e, quindi la sopravvivenza dei piccoli.
I programmi di vaccinazione hanno subìto un crollo: dal 91% del primo anno si è passati a una copertura del 68%. Per questo motivo, la poliomielite è tornata a colpire gravemente i più piccoli: al momento, secondo il rapporto, si contano circa 80mila casi di bambini affetti da questa malattia; mentre si propagano silenziosamente malattie come il morbillo e la meningite. Le scarse condizioni igieniche provocano una rapida diffusione delle malattie respiratorie, di epatite e dissenteria. E fra i piccoli si sta propagando anche la leishmaniosi, che provoca ulcere e può sfigurare per sempre.
E' intollerabile e disumano che, a breve distanza dall'Europa, la diplomazia non riesca a fermare una tragedia umanitaria di queste proporzioni. Il 22 febbraio scorso il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità (Russia e Cina comprese) una risoluzione sul libero accesso agli aiuti umanitari in Siria, chiedendo alle autorità di autorizzare il passaggio rapido e sicuro alle agenzie umanitarie dell'Onu e agli altri operatori impegnati sul territorio. La risoluzione esige inoltre di togliere gli assedi alle città e di mette fine agli attacchi ai civili. Il testo, però, non prevede alcuna sanzione diretta in caso di inadempimento delle disposizioni.
Ora, Save the children chiede che questa risoluzione sia implementata in modo tale che i siriani possano ricevere cibo, acqua, medicine, vaccini ed essere assistiti. «I leader mondiali devono scuotersi e agire in difesa di tante piccole vittime di questo conflitto e dire chiaramente che la loro sofferenza e la loro morte non può più essere tollerata», ha dichiarato Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia. «Se c'è stata la volontà politica necessaria per permettere agli esperti di armi chimiche di raggiungere qualunque luogo nel Paese è assurdo che ciò non possa avvenire per gli aiuti umanitari».
Il 14 marzo a Roma, in piazza del Campidoglio, Save the children promuove - con il Comune di Roma - l'evento "Per i bambini della Siria": il Campidoglio verrà illuminato e centinaia di candele saranno accese sul piazzale a comporre la scritta "Siria".