La tregua in vigore dalla mezzanotte del 27 febbraio in Siria per il momento regge. L'ultimo attentato avvenuto sulla linea del fonte tra esercito e Isis che ha causato due morti e diverse persone uccise secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani "non è una violazione del cessate il fuoco", perché avvenuto "in un'area dove l'accordo non si applica".
Si spera quindi almeno in una limitazione dei combattimenti per dare un po' di respiro alla Siria stremata da cinque anni di guerra. Sono decine i gruppi ribelli che promettono di non sparare più dalla mezzanotte, ma restano esclusi i gruppi armati dell'Isis e quelli del Fronte Nusra, legato ad al Qaeda. E la Russia ha comunque annunciato che continuerà a colpire i “terroristi”. Proprio nelle ultime ora l'aviazione russa ha intensificato i bombardamenti in varie parti della Siria. Come avviene ormai da qualche settimana, rimbalzano le accuse. I gruppi ribelli accusano Mosca di bombardare anche le postazioni degli oppositori del regime di Assad, Mosca replica dicendo di colpire solo i terroristi designati come obiettivi legittimi dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
La tregua sarà dunque fragilissima, ma resta il solo appiglio a cui aggrapparsi dopo centinaia di migliaia di morti, i feriti e i mutilati, i milioni di sfollati, le devastazioni delle città e dei villaggi. “Il mondo ci sta guardando”, dice Obama, consapevole della posta in gioco.
Uno studio del Sipri di Stoccolma (specializzato in studi strategici e sulla pace), rende bene l'idea di come la Siria oggi sia diventata un campo di battaglia globale. Metà dei paesi membri dell'Onu sono impegnati nel conflitto: 60 (di cui 20 attivi sul fronte militare) nella coalizione guidata dagli Stati Uniti, 34 in quella guidata dall'Arabia Saudita, 4 nella coalizione guidata dalla Russia.
Il principale obiettivo della tregua è rendere possibile l'arrivo degli aiuti umanitari alla popolazione civile. Ma il compito non è sempre facile. Alcuni pacchetti di aiuti sono stati paracadutati nei giorni scorsi dal World Food Program sulla città di Deir el-Zour, assediata dai militanti dell'Isis, ma i lanci da alta quota sono finiti male e gran parte degli aiuti si sono danneggiati o sono caduti lontani dagli obiettivi.
Intanto proseguono le iniziative a favore dei rifugiati in fuga dal conflitto. Il cardinale di Manila, Luis Antonio Tagle, presidente della Caritas Internationalis, visiterà i campi profughi della Caritas in Libano dal 28 febbraio al 2 marzo. Il 29 febbraio arriveranno in Italia da Beirut 93 profughi siriani (24 famiglie con 41 minori) grazie al progetto dei “corridoi umanitari” sicuri siglato dalla Comunità di Sant'Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese, in accordo con il Governo italiano.
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