L'ultimo arrivato, tra
Pachino e Noto (Siracusa), è stato intercettato dalla Capitaneria di
Porto: un barcone di 16 metri carico di 150 migranti in
fuga dalla Siria. In questi giorni, molti dei migranti che sbarcano
sulle coste italiane scappano proprio dalla guerra tra i ribelli e le
forze di Assad.
Tuttavia, gli arrivi in
Italia di rifugiati siriani sono numericamente poco significativi se
paragonati a quelli che giungono nei Paesi confinanti con Damasco.
Due milioni di profughi oltre le frontiere e più di quattro milioni
di sfollati interni, in una nazione di 23 milioni di abitanti, danno
la dimensione della crisi siriana. E soprattutto del dramma dei
minori in fuga.
Nel terzo anno di
guerra in Siria è stato raggiunto il
vergognoso traguardo di un milione di bambini rifugiati.
«Bambini
siriani costretti ad abbandonare la propria terra di cui 740 mila
hanno meno di 11 anni».
La denuncia arriva da Unicef e Alto Commisariato Onu per i rifugiati
(Unhcr).
«Il
milionesimo bambino rifugiato non è solo un numero»,
ha dichiarato Anthony Lake, Direttore generale del Fondo delle
Nazioni Unite per l'Infanzia. «È
un bambino reale, strappato alla propria casa, forse anche alla
propria famiglia, e costretto ad affrontare orrori che noi possiamo
comprendere solo in parte».
Il conflitto finora ha ucciso circa 7
mila minori,
mentre più di 2
milioni sono sfollati all'interno del Paese.
In questi giorni, la
frontiera calda è quella irachena. Qui, secondo Claire
Bourgeois, delegata dell’Unhcr in Iraq, «stiamo
assistendo a un esodo dalla Siria come mai si era registrato
precedentemente».
Un fiume di persone piegate sotto il peso delle poche cose che riescono a portare con sè:
da giovedì scorso a domenica, quasi 30 mila rifugiati hanno passato
la frontiera attraverso il ponte di Peshkhabou sul Tigri. E il flusso
pare crescere anche in questa settimana.
Alcuni dei siriani
avrebbero atteso dai due ai tre giorni sulla sponda del fiume Tigri,
sistemandosi in un accampamento di fortuna. Gli osservatori
dell'Unhcr al confine vedono arrivare dal lato siriano decine di
autobus, dai quali scendono i profughi che intendono varcare la
frontiera a piedi. Spiegano: «Molti
di loro riportano di combattimenti tra diversi gruppi armati e di
tensioni crescenti nella Siria settentrionale, in particolare nelle
città di Efrin, Aleppo, Hassake e Qamishly».
L’esodo in corso fa
crescere considerevolmente il numero dei rifugiati siriani in Iraq,
che, fino a una settimana fa, erano circa 154 mila e l’Unhcr
collocava il Paese al quarto posto tra gli Stati ospitanti i profughi
siriani: dopo il Libano (684.219),
la Giordania (516.449), la Turchia (434.567), e prima dell’Egitto
(107.112) e dei Paesi del Maghreb (14.000).
Registrata quest’ondata
improvvisa, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati (Unhcr) e i suoi partner hanno dovuto far fronte
all’emergenza umanitaria, aggravata dagli alti numeri e dal caldo
torrido. Hanno distribuito cibo e acqua, e
costruito ripari con teloni in plastica nelle città irachene di
Sahela e a Peshkhabour per proteggere i rifugiati dal sole mentre
aspettano i mezzi di trasporto verso i campi organizzati
dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e il Kurdistan
Regional Government: 37 camion con generi di supporto e forniture
sanitarie come tende, materassi, barattoli, teloni, coperte, kit
igienici e alimentari, fornelli, taniche per l’acqua, latrine,
docce e ventilatori elettrici, sono stati inviati nella regione
dall’Alto Commissariato dell'Onu.
«Ringraziamo
il governo iracheno e le autorità regionali del Kurdistan per la
cooperazione e il supporto nell’apertura delle frontiere e
nell’assistenza ai nuovi arrivati»,
aggiunge Claire Bourgeois. In accordo con le autorità regionali,
infatti, l’organizzazione delle Nazioni Unite ha aperto un centro
di transito a Kawergost, nel governatorato di Erbil, 600 tende già
installate e altre 250 previste a breve. Qui vivono per ora in 7.000,
mentre in 4.000 sono ospitati in una scuola del governatorato di
Sulemaniyah. Altri sono stati trasferiti con i loro parenti nelle
moschee.
In cooperazione con le
autorità regionali del Kurdistan, l’Unhcr sta coordinando la
costruzione del campo di Darashakran, che dovrebbe essere attivo per
fine mese. Il campo che era stato costruito in precedenza a Dominz,
vicino a Dohuk, “scoppia”: prevedeva l’accoglienza per 15 mila
rifugiati, ma ne ospita attualmente più di 55 mila.
Sulla
tragedia che si sta consumando in Siria ha preso posizione Focsiv (la
Federazione delle Ong di matrice cristiana) chiedendo al Consiglio di
sicurezza dell'Onu che si superi «la
logica dei blocchi e dei veti reciproci deliberando per imporre
l’immediato cessate il fuoco in Siria».
«Non
possono essere individuate soluzioni per ricomporre nel dialogo il
conflitto in Siria mentre la popolazione civile, compresi molti
bambini, vengono massacrati, sia questo orrore perpetrato o meno con
armi chimiche»,
continua Focsiv.
«Le
Nazioni Unite rendano conto ai cittadini del mondo che hanno gli
occhi rivolti verso quanto decideranno perché in gioco non c’è
solo la tragica situazione siriana ma la credibilità delle stesse
istituzioni internazionali che oggi devono dimostrare di saper
rispondere con responsabilità a questo appuntamento della storia».