Dopo tredici anni dallo scoppio del conflitto civile, sulla Siria i riflettori del mondo si sono quasi spenti. Eppure, il Paese continua a vivere una pesante emergenza umanitaria. Si stima che nel 2024, 16,7 milioni di siriani - il numero più alto dall'inizio della crisi nel 2011 e pari all’80% degli abitanti - avranno bisogno di una forma di assistenza umanitaria; 7,2 milioni di persone rimangono sfollate all'interno del Paese, molte delle quali vivono in campi sovraffollati. 5,2 milioni di persone sono fuggite dalle loro case e sono registrate come rifugiati e richiedenti asilo nei Paesi vicini, senza prospettive d un prossimo ritorno. A ricordare questi dati è la Ong WeWorld, impegnata nel Paese, che lancia l'allarme anche per la crisi educativa: la crisi sociale, economica ed energetica del Paese influisce gravemente anche sulla formazione: le scuole o non esistono più, perché sono state distrutte, o non funzionano perché i docenti non hanno i mezzi per raggiungere le aule. Il sistema di educazione formale del paese è in grande crisi e non si vede all’orizzonte una possibilità di recupero strutturale del settore. «Per bambini e bambine è molto difficile, e in alcuni casi impossibile, frequentare delle scuole secondarie e professionali», spiega Andrea Sparro, rappresentante Paese in Siria per WeWorld. «Questo fa sì che ci siano meno competenze professionali sul mercato del lavoro, che è già in crisi. Di conseguenza, c’è un grande rischio di maggiore povertà e disoccupazione, e un grandissimo rischio di creare situazioni di dipendenza da altro: da altre persone, da situazioni di sfruttamento o dagli aiuti umanitari».
L'ermergenza educativa pensa enormemente sulla crescita di bambini e bambine, sul loro diritto a un futuro stabile e sereno. Le carenze dell'istruzione aumentano fortemente il rischio di lavoro minorile - spesso i minori si ritrovano a dover lavorare sin da piccolissimi in attività commerciali, manufatturiere o su catene di montaggio - e per le bambine cresce il pericolo di matrimoni e gravidanze precoci.
In questo contesto, i terremoti che hanno colpito il Nord della Siria nel febbraio 2023 - causando la morte di oltre 5.900 persone - hanno peggiorato una situazione già complessa e fortemente compromessa, danneggiando ulteriormente infrastrutture guà molto vulnerabili e precarie. «Ad oggi non riesco a comprare l’essenziale per mandare i miei figli a scuola a causa dei prezzi altissimi», è la testimonianza di Abdul raccolta da WeWorld. «La scuola del nostro villaggio è pessima perché non abbiamo insegnanti. Loro, infatti, devono spendere somme che superano il loro stipendio per arrivare nelle aule e non abbiamo mezzi di trasporto. Molti abitanti del mio villaggio sono stati costretti a vendere i mobili di casa, le automobili e parte dei loro terreni per pagare il completamento dell'istruzione dei figli. Anche il dispensario del villaggio è vuoto di medicine e di prodotti di base. Il terremoto poi ci ha colpito molto, soprattutto i bambini».
Presente in Siria dal 2011, WeWorld lavora concentrandosi sull’educazione in situazioni di emergenza, sull'acqua, sui servizi igienici e sanitari (WASH) e, più recentemente, su Early Recovery and Livelihood (supporto per la ripresa e il sostentamento della popolazione). In campo educativo, si impegna per garantire l’accesso a un’istruzione di qualità ai bambini e ai giovani. Lo fa lavorando sulla riabilitazione di infrastrutture, sulla formazione al personale e supportando la formazione professionale di giovani, creando un collegamento col mercato del lavoro. «Sebbene sia vero che è in corso una crisi umanitaria, e che i bisogni sono spesso di base», aggiunge Sparro, «parliamo di una società che non può ripartire senza opportunità di sostentamento ed è per questo che supportiamo lo sviluppo di nuove competenze per creare attività generatrici di reddito». E conclude: «La perdita di tanti anni di scuola rende difficilissima la compensazione di una situazione così critica, a prescindere dal lavoro che le organizzazioni internazionali possono fare. Quello che è in pericolo in generale è il futuro del paese, bisogna che si formino le persone che dovranno domani ricostruire una comunità così distrutta».