Un caseificio montato su ruote, capace di spostarsi di azienda in azienda, e due furgoni trasformati in negozi mobili, che permetteranno ad agricoltori e allevatori di vendere i loro prodotti. Per rialzare la testa dopo una tragedia servono coraggio e impegno, ma anche creatività e inventiva.
Così l'associazione Slow Food, da sempre impegnata per una cultura del cibo solidale e sostenibile, ha ideato un'innovativa forma di sostegno alle comunità del centro Italia ferite dal terremoto. «Pochi giorni fa sono stato nelle zone colpite» osserva Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food. «Purtroppo la ricostruzione sta procedendo a rilento. Ma la prima ricostruzione di cui c'è bisogno è quella del tessuto sociale».
Dal continuo dialogo con abitanti, produttori e sindaci delle aree colpite è scaturita l'iniziativa "La buona strada, ripartiamo dal cibo": un sistema di negozi mobili, un mercato agricolo e un caseificio semovente aiuteranno le comunità rurali a rimettersi in piedi, favorendo la diffusione e la vendita dei prodotti locali. Il progetto coinvolge tutte le Regioni interessate dal sisma (Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo): da Amatrice al cratere aquilano, dall'area del Piceno fino a Cascia.
«La gestione dei furgoni sarà affidata a cooperative di comunità», spiega Sonia Chellini, vicepresidente Slow Food Italia. «Puntiamo a risollevare l'economia ma anche a ricostruire relazioni, attraverso una parola, una notizia, un piccolo segno di speranza». Per realizzare questo ambizioso progetto servono 180.000 euro. Tutti possono contribuire, attraverso una raccolta di fondi on-line, ospitata fino al 31 ottobre sulla piattaforma Produzioni dal Basso, oppure tramite conto corrente bancario.
Per maggiori informazioni www.slowfood.it