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giovedì 13 febbraio 2025
 
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Snoopy&friends, omaggio a Schulz con licenza cinematografica

05/11/2015  Snoopy è Snoopy anche con il pelo, Charlie Brown è Charlie Brown anche a tre dimensioni. Ma prendono vita per la prima volta senza il loro papà: in questo senso il film è più un omaggio che una traduzione alla lettera.

Che Snoopy & Friends fosse una scommessa enorme e rischiosa lo sapevano tutti, quello che sa solo chi l’ha visto è che far guadagnare la profondità a Charlie Brown, il pelo a Snoopy, la dimensione materiale all’immaginario del bracchetto e del lettore è stata, forse, la parte meno difficile: Snoopy, anche a pelo raso raso, è Snoopy, Ciccio è Ciccio anima e corpo aquiloni compresi, anche i personaggi che non c’erano nella striscia, aggiunti per fare massa critica, sono se non Peanuts, peanutizzati abbastanta da mimetizzarsi nel mucchio: perché comparse-peanut (solo comparse sia chiaro) si può diventare, a patto di non invadere e di rispettare graficamente la semplicità basilare che li accomuna tutti nel tratto comune di Schulz. 

Il difficile, davvero difficile, era affrontare la sfida mai raccolta fin qui per scelta dell’autore e che comunque un film, in quanto tale non avrebbe potuto eludere: far vivere i personaggi di Schulz senza Schulz, senza la sua regia nata per le strisce, che non sono storia nel senso classico del termine – con un inizio e una fine, magari una morale – ma solo segmento della vita, in cui il tempo non corre e non scorre, fatta salva la piccola parentesi della  crescita di Linus, l’unico con Sally, che per lo status di fratello minore, nasce piccolo e poi cresce a livello degli altri e lì si ferma. 

Tutto quello che abbiamo visto dei Peanuts, in questi 15 anni, da quando cioè Charles Schulz si è congedato dai suoi lettori della striscia domenicale, è stato di Schulz. Schulz sapeva che Snoopy, Linus & Co. gli sarebbero sopravvissuti, ma aveva stabilito che tutto quello che si sarebbe pubblicato di loro sarebbe stato attinto al baule del passato. Era il 2000: Schulz, molto malato, aveva preparato l’ultima striscia domenicale: un congedo, con dentro l’annuncio ufficiale del ritiro. La vignetta era programmata da settimane per domenica 13 febbraio e così è stato. Ma quel mattino Charles Schulz non ha potuto vederla: è morto la notte tra il 12 e il 13 febbraio del 2000. 

In quell'ultima striscia si vede Charlie Brown che risponde al telefono: “Credo che stia scrivendo”. E nel riquadro a fianco Snoopy chino sulla macchina per scrivere: “Cari Amici…”. E poi sotto: stessa scena con Snoopy che ora guarda il cielo, popolato delle mille avventure di tutti loro colorate nel tenue sbiadito dei ricordi. La lettera è pronta: “Cari Amici, ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e i suoi amici per quasi 50 anni. È stata la realizzazione del sogno che avevo fin da bambino. Purtroppo, però, ora non sono più in grado di mantenere il ritmo di lavoro richiesto da una striscia quotidiana. La mia famiglia non vuole che i Peanuts siano continuati da altri: per questo motivo annuncio il mio ritiro dall'attività. Sono grato per la lealtà dei miei collaboratori e per la meravigliosa amicizia e l'affetto espressi dai lettori della mia "striscia" in tutti questi anni. Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy... non potrò mai dimenticarli... Firmato Charles Schulz.  

Eccola la grande sfida di Snoopy & Friends: realizzare un altro pezzettino di quel sogno, mandarlo avanti trasgredendo un pochino la definitività dell’ addio senza tradire i Peanuts e, soprattutto, senza tradire Schulz. Chi guarda il film, avendo nel cuore Linus e gli altri come sono sempre stati, se li gode nella loro nuova rotondità perché li riconosce, non solo fisicamente, ma anche nello spirito. Sono loro, nel carattere, nella forma, anche nei colori limpidi della striscia domenicale. E questo è l’essenziale. Probabilmente solo la soggettività di ciascun appassionato potrà, però, decidere in cuor suo se nel film riconosce anche l’anima di Schulz dentro uan storia che prima non esisteva, che regge e che è godibile, ma che non è né potrà essere soltanto quello che abbiamo conosciuto fin qui: la striscia che ha corso nel sottopancia delle nostre vite.

Snoopy & Friends è un film: ha bisogno di una fine. Ha bisogno di far diventare immagine anche quello che immagine non era: i sogni, per esempio, quelli mirabolanti di Snoopy e quelli fin troppo normali di Charlie Brown. Sono loro due i veri protagonisti del  film (peccatuccio la marginalità di Linus, meno approfondito di quanto avrebbe meritato): e solo chi lo vedrà potrà dire se il Van Gogh nella cuccia esiste davvero o se era l’ennesimo sogno e se vedere in carne e ossa la ragazzina dai capelli rossi è un tradimento o un’accettabile licenza cinematografica.  Per quello che sembra a noi, chi ha amato e ama i Peanuts li potrà amare anche così, a patto di non cercare in Snoopy & friends tanto il rigore filologico quanto l’omaggio alla memoria di un papà molto amato e al suo lavoro cui milioni di persone devono qualcosa.

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