Era partita nel 2012 con molte speranze: per la Nuova social card,
destinata alle famiglie povere con bambini, erano stati stanziati 50
milioni di euro. Oggi, però, a due anni dall'entrata in vigore neppure
un centesimo è arrivato nelle tasche dei più bisognosi. La denuncia è
partita dalla Caritas italiana e da Save the childre. Entrambe le
associazioni, con una presa di posizione comune, hanno chiesto «al
Governo Renzi e a tutte le istituzioni coinvolte di fare arrivare a
destinazione, senza ulteriori ritardi, in tutte le città oggetto della
sperimentazione della social card, i fondi stanziati da più di due anni
per il sostegno alle famiglie in povertà con bambini. Se pensiamo alla
vita quotidiana di famiglie con bambini che sopravvivono con meno di
3.000 euro di Isee l’anno, è facile cogliere la gravità delle lentezze
burocratiche nell’assegnazione di un contributo già stanziato da tempo».
La
Social card, in pratica una carta acquisti con un importo non superiore
a 404 euro al mese, era rivolta a quei nuclei familiari particolarmente
in difficoltà. Alla fase sperimentale, che riguardava 12 Comuni,
sarebbe dovuto seguire un allargamento del beneficio. I primi
stanziamenti erano previsti per il novembre 2013, ma a tutt'oggi tutti i
comuni non hanno ancora una graduatoria definitiva dei destinatari.
Tutto questo perché, denunciano le due associazioni, i requisiti per
accedere al beneficio sono contraddittori: «Per beneficiare del
contributo», scrivono Caritas e Save the children, «le famiglie devono
infatti dimostrare da
un lato di essere in una condizione di “nuova povertà” (aver perso il
lavoro nei 36 mesi precedenti o, in alternativa, aver avuto un contratto
di lavoro con un reddito inferiore a 4.000 euro nei sei mesi precedenti
la richiesta) e dall’altro di trovarsi già in una situazione di bisogno
estremo (un indicatore di situazione economica di 3000 euro l’anno, un
patrimonio mobiliare di valore inferiore a 8000 Euro, un’abitazione con
valore Ici inferiore a euro 30.000 e il mancato possesso di veicoli di
recente acquisizione). Di fatto restano esclusi sia i cosiddetti nuovi
poveri, ossia le persone recentemente trovatesi in situazione di povertà
(a causa del criteri riguardanti l’abitazione, possesso beni mobili e
veicoli di recente acquisizione) sia coloro che si trovano in situazione
di povertà assoluta (dovuto al criterio selettivo della perdita recente
del lavoro)».
I 12 Comuni coinvolti nella sperimentazione erano
stati scelti tra i più popolosi d'Italia (Bari, Bologna, Catania,
Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia, Verona)
prima di estendere il beneficio al resto d'Italia. Ma ancora tutto
tace. E così, dopo i 50 milioni di eruo stanziati per il 2013, i 300
milioni stanziati per il 2014 e i 297 per il 2015, ancora nulla sta
arrivando alle famiglie povere che si impoveriscono ancora di più:
nell'ultimo anno un bambino su 10 vive in povertà assoluta, il 30 per
cento in più dell'anno precedente.