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lunedì 04 novembre 2024
 
 

Solidali a tempo pieno

07/05/2010  Dal 1994, ogni anno la Focsiv assegna il Premio internazionale del volontariato.

Nell'estate del 2009 Venusia Govetto e Marco Robella si sono sposati, e a dicembre hanno ricevuto dalla Focsiv il Premio internazionale del volontariato: "Lo abbiamo considerato un regalo in più in questo anno già ricco di tante emozioni", hanno raccontato in Senegal a Famiglia Cristiana, che è media-partner del premio. Il Senegal è il Paese dove si sono conosciuti e dove continuano a lavorare per l'organizzazione non governativa Cisv di Torino: Venusia collabora con i contadini della valle del Senegal per migliorare la produzione agricola, mentre Marco è responsabile dei progetti di turismo solidale nella stessa area.    
     
      "Questo Premio che dal 1994 noi assegniamo il 5 dicembre, in occasione della Giornata mondiale del volontariato indetta dalle Nazioni Unite, ha un triplice obiettivo", spiega Sergio Marelli, segretario generale della Focsiv, la Federazione degli organismi cristiani di servizio internazionale volontario. "Vogliamo sensibilizzare i media, mobilitare l'opinione pubblica e smuovere le nostre istituzioni".    

     Giovani, preparati, lucidi e generosi: è un po' l'identikit dei volontari che ogni anno ricevono il Premio, esempio dei tanti spinti nel mondo dalle loro ansie di solidarietà e giustizia. Nel 2008, per esempio, la premiata fu Cristina Daniele, esponente dell'associazione di volontariato Lvia. Nella discarica di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso che è uno dei Paesi più poveri della Terra, Cristina ha organizzato il lavoro di 30 donne per riciclare la plastica. Con gli stipendi che ricevono, queste donne riescono a mantenere la famiglia e a far studiare i figli: un risultato importante, in una nazione dove la scolarità è molto bassa.    

     Sempre in Africa, ma nel Sud dell'Angola, nel 2007 avevamo incontrato la volontaria di quell'anno: Marina Trivelli, medico chirurgo dell'Ong "Medici con l'Africa Cuamm". Lì dirigeva l'ospedale diocesano di Chiulo, un centro di 200 posti letto sempre sovraffollato. Perso nella savana, in una zona non del tutto sminata dopo la guerra civile durata più di 25 anni, quell'ospedale doveva molto della propria funzionalità all'attivismo e alla preparazione di Marina Trivelli. La quale, alla notizia del Premio, aveva commentato con sincerità, senza false modestie: "Mi fa strano, con tanta gente molto più attiva di me in giro per il mondo".

 
 
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