Troviamo la risposta nel documento della Congregazione per la dottrina della fede del 1998, nel quale si ricorda che tutti i matrimoni chiedono di essere “per sempre”, ma solo i matrimoni celebrati con fede viva in Cristo ricevono dallo Spirito l’energia necessaria per realizzare questa loro naturale ordinazione all’indissolubilità. In una parola: l’amore coniugale chiede per sua natura di essere indissolubile perché solo così genera nell’uomo e nella donna quella fiducia che permette a entrambi di fidarsi l’uno dell’altro e di affidarsi reciprocamente per tutta la vita (non avrebbe senso un «ti amerò per due anni o per tre mesi!»). L’uomo e la donna non trovano in sé stessi la forza per realizzarlo in questo modo, ma la ricevono dallo Spirito, che agisce normalmente attraverso il sacramento. Perché il matrimonio diventi un patto di vita indissolubile si richiede non solo un amore umano vero, ma anche una fede viva in Cristo il quale partecipa agli sposi il suo stesso modo di amare.