(Foto: Tata F. una delle "soChef" della piattaforma di cucina diffusa "SoLunch")
Ore 13. Appuntamento in casa di Tata F., centro di Milano. Un piatto di spaghetti, un'insalata. Quattro chiacchiere con la padrona di casa - nonché cuoca - e con gli altri quattro o cinque ospiti che, quel giorno, hanno aderito alla proposta del menù di Tata F. Si mangia come a casa propria, a fronte di un contributo per le spese, si gode della tranquillità di una cucina o un soggiorno, di un'atmosfera casalinga e della compagnia di pochi altri commensali con cui si condivide la tavola.
Si chiama "SoLunch": un'idea di cucina diffusa che ha plasmato un nuovo modello di pausa pranzo. Si parte da una piattaforma digitale, www.solunch.it: ci si iscrive come persona ospite, che fruisce del pranzo in casa altrui, o come "sochef", ovvero come persona che desidera cucinare aprendo le porte della propria casa agli altri. L'idea è che "Solunch" non sia un'alternativa al ristorante: lo chef deve semplicemente cucinare quello che lui/lei mangia tutti i giorni, specificando il piatto proposto nella piattaforma digitale, in modo tale che i potenziali ospiti possa scegliere. Lo chef indica anche il numero di commensali che può ospitare e l'orario del pranzo.
I commensali di "SoLunch" sono studenti, lavoratori, pensionati, uomini e donne, persone di tutte le età, che per i loro impegni quotidiani non possono rientrare a casa loro per la pausa pranzo o anche, semplicemente, non vogliono pranzare da soli. Il progetto è partito da Milano, ma si è esteso anche in altre città. E la prospettiva è di portarlo anche all'estero. I vantaggi sono molti, dal risparmio economico per la pausa pranzo alla possibilità di dialogare, intessere relazioni e reti sociali. "SoLunch" si può inserire nel mondo variegato e in contino sviluppo della cosiddetta economia della collaborazione e della condivisione: dallo scambio di case e l'offerta di alloggio nelle proprie abitazioni private ai viaggi in macchina condivisi a fronte della divisione delle spese per autostrada e benzina. Tutto sulla base di un fondamentale principio di reciproca fiducia, apertura e voglia di socializzazione. Nelle città il senso della prossimità e della comunità nasce anche a tavola.