Speranza e fiducia. Sono queste le parole che caratterizzano in modo pressoché unanime le reazioni a caldo all’elezione del nuovo Presidente della Somalia, Hassan Sheik Mahamoud.
Dalle Nazioni Unite sono giunte dichiarazioni di incoraggiamento e soddisfazione per l’“uomo nuovo” della Somalia. Da parte del Segretario generale Ban Ki-Moon, ma anche dal rappresentante speciale dell’Onu per la Somalia, Augustine Mahiga. L’Unione Europea, dal canto suo, ha parlato attraverso il suo Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, assicurando il sostegno della Ue per il raggiungimento della pace in Somalia.
Caritas Italiana, invece, fa proprie le prime parole di monsignor Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e Amministratore apostolico di Mogadiscio, ma anche presidente di Caritas Somalia: «Si apre una speranza». Viene innanzitutto giudicata in modo positivo l’elezione di un Capo di Stato fuori dai vecchi giochi della politica somala e dei signori della guerra, ma anche la sua provenienza dalla società civile e dall’ambiente universitario.
«Probabilmente un nuovo quadro politico si apre nel Paese più martoriato del Corno d’Africa», scrive Caritas. Ma non solo. L’organismo umanitario della Chiesa cattolica aggiunge che la notizia segue di poco quella «dell’approvazione di una nuova Costituzione provvisoria, promulgata il 1° agosto scorso da un’Assemblea costituente di 825 membri».
Insomma, grandi passi verso la pacificazione. «La scelta di un Presidente outsider», spiega la direzione di caritas Italiana, «eletto dopo i complessi accordi fra i numerosi clan e sottoclan in cui è stratificata la società somala, è finalmente un risultato che nasce col consenso di una base locale molto ampia».
«Dalla caduta di Siad Barre nel 1992», continua il comunicato, «la Somalia vive in piena anarchia, dopo l’infruttuoso tentativo dell’ingerenza militare “umanitaria” di Restore Hope e in preda alle violenze di gruppi armati. La comunità internazionale non è stata in grado di sostenere alcun vero processo di pace, nonostante le 15 conferenze che si sono tenute negli ultimi 20 anni. Le milizie estremiste dei cosiddetti Shabab che hanno dominato la cronaca degli ultimi mesi, sono solo l’ultimo anello di una catena di violenze. In questa cornice il Paese ha sofferto di svariate crisi alimentari, ultima delle quali la grande siccità del 2011, i cui effetti sono ancora evidenti. La maggior parte delle attività sono ora concentrate sulla riabilitazione agricola, la cura del bestiame e l’educazione alla conservazione dell’acqua. Ed è proprio in questi settori che Caritas Italiana sostiene le attività di Caritas Somalia e di altre organizzazioni presenti sul territorio. Un sostegno che non è mai venuto meno, anche in questi difficili anni di violenza e insicurezza».
Nel corso dell’ultimo anno l’organizzazione umanitaria cattolica ha messo a disposizione della Somalia quasi 2 milioni di euro,
grazie ai fondi raccolti con la colletta nazionale indetta dalla
Conferenza episcopale italiana il 18 settembre 2011 per la siccità che
ha colpito tutto il Corno d’Africa. Risorse he sono state impegnate
soprattutto in programmi per la riabilitazione agricola e di lotta alla malnutrizione, in favore di donne e bambini, ma anche in progetti per l’acqua (sistemi di irrigazione, rinnovo e scavo di nuovi pozzi).
Per sostenere gli interventi si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite
- c/c postale N. 347013 specificando nella causale: “Somalia”.
- UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
- Banca Prossima, via Aurelia 796, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474
- Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384
- Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113
- CartaSi (VISA e MasterCard) telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)
Anche il mondo delle organizzazioni non governative (Ong) è intervenuto per dare sostegno alla scelta del Parlamento somalo di eleggere Hassan Sheik Mahamoud alla guida del Paese.
Il Cisp-Sviluppo dei popoli (Ong di Roma presente in Somalia fin dal 1983) saluta l’elezione del nuovo presidente come l’avvio di «una nuova fase di pace, riconciliazione e ricostruzione», come sottolinea Paolo Dieci, direttore del Cisp, in una lettera inviata oggi ad Hassan Sheik Mahamoud.
«Il Cisp», scrive ancora Paolo Dieci, «condivide la speranza, comune a tutta la società somala, di una nuova fase nella storia del Paese». L’Ong annuncia un rinnovato «impegno a rafforzare la nostra attività nel Paese, a supporto di settori vulnerabili della società nell'ambito di strategie di ricostruzione sociale e strutturale. La collaborazione positiva tra ong, Stato, istituzioni pubbliche e società civile è un asse fondamentale per la costruzione di una nuova Somalia».
Infine, Intersos (altra “storica” Ong italiana operativa da molti anni nel Paese africano) è intervenuta esprimendo grande fiducia nel neo-presidente: «Dopo venti anni di delusioni, scoraggiamenti e angosce, dovute ai continui fallimenti delle intese, le permanenti divisioni e contrapposizioni, gli scontri armati, la Somalia ritrova, oggi, con l’elezione di del presidente Hassan Sheikh Mohamud, una speranza», scrive l’organismo non governativo.
«Non si tratta solo dell’inizio di una nuova fase dopo un’interminabile e frustrante transizione, con un’elezione vera e un risultato non scontato. La grande novità sta nel fatto che la scelta del presidente, per la prima volta, è stata il frutto di una visione nuova, che intende girare pagina rispetto al passato e al dominio degli interessi personali e di clan, ed è stata orientata su uno stimato esponente della società civile. Hassan Sheikh è una persona di cultura e di dialogo; ha anche dimostrato grandi capacità di ideare, organizzare e gestire attività formative e di sviluppo, anche nel difficile contesto somalo del decennio passato e di una Mogadiscio umiliata dai continui scontri».
Intersos augura al neoeletto Capo dello Stato «di continuare ad esprimere, anche nel suo difficile mandato presidenziale, e di trasmettere alla Somalia, quella dimensione civile e religiosa che ha animato finora la sua vita, con i valori del confronto rispettoso e del riconoscimento reciproco, della giustizia sociale, delle pari opportunità, del bene comune, cercando di coinvolgere tutte le buone volontà nel nuovo processo di pacificazione e sviluppo della Somalia. Con un’attenzione particolare alla protezione dei civili, troppo spesso vittime innocenti dei conflitti, e all’apertura di occasioni di dialogo con tutte le parti in causa per mettere fine, definitivamente, alle sofferenze della popolazione e favorire il ritorno di tante capacità e professionalità che potrebbero fortemente contribuire a cambiare il Paese».