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lunedì 20 gennaio 2025
 
Musicisti italiani
 

Quando mio padre studiava violino per corrispondenza

23/05/2014  A raccontare l'incredibile storia è la violinista Sonig Tchakerian, origini per metà italiane e per metà armene, che sarà una delle protagoniste delle "Settimane del Teatro Olimpico di Vicenza" insieme al marito Giovanni Battista Rigon.

I percorsi per diventare un grande solista sono più o meno sempre gli stessi: l’ascolto della musica in una famiglia di amanti della musica, la scoperta dello strumento e poi gli studi e tanto esercizio. Sonig Tchakerian però, grande violinista italiana a tutti gli effetti, ha una storia particolare da raccontare sull’apprendimento del violino e sul suo primo maestro: “Sono mezza armena, da parte di padre, e mezza italiana, da parte di madre. Però sono nata in Siria, dove i miei nonni erano profughi dopo il genocidio della prima guerra mondiale. Quando i miei si sono trasferiti in Italia avevo 7 anni, e non sapevo una parola della lingua. Mio padre era un medico ed è stato lui ad iniziarmi alla musica”.

Già, ma come l’ha iniziata, visto che la sua professione era un’altra? Con il semplice ascolto?
“No, mio padre aveva una passione sfegatata per il violino. Con un gruppo di amici studenti della scuola americana in Siria si è iscritto ad un corso di apprendimento dello strumento per corrispondenza! Ogni settimana gli arrivava un plico, con le lezioni, ma anche con le foto delle posizioni e della pratica”.

E’ una storia incredibile, mai sentita...
“Certo, soprattutto considerando il livello al quale lui ed i suoi amici sono arrivati. Si trovavano alle 6 della mattina in Università, studiavano, provavano e poi andavano alle lezioni. Uno studente in Ingegneria del gruppo è arrivato ad eseguire il Concerto di Mendelssohn con l’orchestra. Ed anche mio padre, che mi ha sempre seguita e guidata fino alla morte, era un violinista bravissimo”.

Detto da Sonig il giudizio lascia pochi dubbi. Ormai patavina di adozione, Sonig ha sposato Giovanni Battista Rigon, pianista ed ora direttore d’orchestra. Da sola e in complessi da camera con i migliori musicisti italiani si è sempre dimostrata un’interprete dal suono, dal virtuosismo e dall’espressione intensissimi.

Come concilia tutto ciò?
“Per me virtuosismo non è solo sapere suonare i passaggi difficili. Ma è anche ricercare il suono bello, intenso, e comprendere lo stile degli autori che suono. Credo che conciliare tecnica ed espressione sia un po’ lo scopo di tutti noi”.

E’ la passione del padre che l’ha contagiata?

“I miei caposaldi sono stati l’esecuzione e la registrazione dei Capricci di Paganini, delle opere di Bach per violino solo. Ma ora voglio anche spaziare. Già lo faccio ai miei concerti. Per esempio spiego il Bach che suono, oppure eseguo la Ciaccona al buio”.

Lo fa anche grazie alla Settimane del Teatro Olimpico di Vicenza. A breve cominceranno e si confermano una delle rassegne più importanti del panorama italiano (dal 25 maggio al 25 giugno, sito www.olimpico.vicenza.it): la Tchakerian e Rigon ne sono l’anima da sempre.

Cosa ci attende quest’anno?
“Inizieremo con le 8 stagioni”.

Otto?
“Sì, perché ci saranno quelle di Vivaldi e quelle di Piazzolla, trascritte per me e per l’Orchestra di Padova da Luis Bacalov che sarà presente all’inaugurazione. Ci sarà l’elettronica, nel concerto Musica dell’aria….musica della terra. Concluderemo l’integrale Bach con Mario Brunello e con un concerto dedicato a Richard Strauss e Mozart”.

Senza dimenticare, aggiungiamo noi, la ormai tradizionale serata d’opera all’Olimpico diretta da Rigon: quest’anno col Così fan tutte.

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