Mii chiamo Aladdin, dal mio nome si capisce subito che sono un immigrato, provengo dal Sud Sudan del continente africano. Sono in Italia da alcuni anni, per vivere mi occupo di un anziano affetto dal morbo di Parkinson, la sua famiglia mi tratta abbastanza bene. Con il ricavato del mio lavoro mantengo la mia persona e riesco a inviare qualche piccolo risparmio ai miei familiari nel mio Paese di origine. Io sono stato costretto a recarmi in Europa e in Italia per necessità contingente: il mio Paese è molto povero e devastato da calamità naturali e da continue guerre tribali per la conquista del potere. In Italia mi trattano abbastanza bene, sono ormai ben inserito, ma spesso mi viene da pensare alla mia famiglia e al mio lontano Paese e un velo di tristezza cala nella mia mente. Ma poi mi riprendo e penso che la mia scelta di emigrare è stata positiva, altrimenti sarei morto di fame, se fossi rimasto in Africa.
Ringrazio l’Italia per avermi accolto, anche se negli ultimi tempi si sente che il clima è cambiato, si nota un’ombra negativa verso noi stranieri, che per necessità di sopravvivenza siamo stati costretti a lasciare la nostra patria e a iniziare l’avventura dell’immigrazione, con tutte le difficoltà del viaggio, l’adattamento dei primi tempi, come imparare la vostra lingua e cercare un lavoro, anche se mal pagato, con ritmi stressanti fino a 10-12 ore al giorno. Ma ringrazio l’Italia che è stata fonte di salvezza per me e per altri provenienti dal nostro caldo continente, arrivati in Europa sorretti solo da un’unica speranza di salvezza. Senza quest’opportunità il percorso finale della nostra vita si sarebbe concluso in modo tragico.
Dopo aver imparato la vostra lingua italiana, attraverso un corso accelerato propostomi da una comunità di credenti, mi è stato regalato un Vangelo, come strumento ed esercizio alla lettura. Pur non facendo parte della mia religione islamica, sono stato contento di leggerlo. Lì ho appreso che il vostro profeta Gesù invitava alle opere di misericordia, ad aiutare e accogliere gli stranieri. Dopo aver letto questa notizia, sono stato contento di sapere che anche 2000 anni fa esisteva il nostro stesso problema. Questo ha scatenato nel mio animo una curiosità e mi sono preoccupato di chiedere informazioni per conoscere di più il vostro Gesù.
Naturalmente non mi sono confidato con i miei confratelli islamici. Allontanandomi di poco dal mio posto abitativo e dal quartiere dove abito sono entrato in una vostra chiesa e subito ho notato la confidenza, lo scambio di saluti e di parole tra i vostri connazionali. Invece nel nostro tempio religioso, la moschea, ogni individuo è solo e si rivolge in sottomissione ad Allah.
Poi ho notato che il vostro sacerdote conduceva la preghiera, prima da solo, poi a un certo punto tutti partecipavano a un banchetto, dove erano protagonisti nel mangiare il pane eucaristico e notavo che i loro occhi non erano rivolti in basso, come da noi nella moschea, ma lo sguardo era in alto. Notavo anche che sul vostro altare i partecipanti avevano una presenza viva nell’adorazione della vostra Eucarestia. Dopo la fine della cerimonia religiosa mi sono proposto di approfondire la mia conoscenza sul vostro Gesù. E voglio cercare di capire come fate a incontrarlo da vicino.
Proseguendo nella lettura delle parabole del libro, ho notato che sono narrati fatti straordinari, di guarigioni impossibili e di miracoli eccezionali, compiuti ai tempi del vostro profeta Gesù. Mi sono chiesto come mai questi non avvengono anche oggi, attraverso i seguaci e i discendenti del profeta che sono i vostri sacerdoti. E se c’era la possibilità che nell’immediato futuro si possa assistere di nuovo a questi fatti straordinari. Vi saluto e ringrazio l’amico italiano che mi ha permesso di usare il suo computer.
ALADDIN
Grazie, caro Aladdin, per questa tua lettera. Mi fa piacere che tu sia stato favorevolmente impressionato dalla visita di una chiesa e dall’incontro con i fedeli che partecipavano all’Eucaristia. È un po’ strano, ma bello, comprendere dalle tue parole come veniamo visti da chi è seguace di un’altra religione. Questo accresce la mia convinzione che per noi cristiani sia prima di tutto la testimonianza di vita, la gioia che viene dall’aver incontrato Gesù, il vero modo per annunciare la nostra fede. Se noi non viviamo il Vangelo che Gesù ci ha insegnato, ogni parola diventa semplicemente vuota. E che cosa ci ha insegnato Gesù? Il suo messaggio, cioè il suo Vangelo di gioia e di liberazione (la parola Vangelo vuol dire proprio lieto annuncio) è racchiusa in queste parole che egli lasciò ai suoi discepoli come una specie di testamento spirituale: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Giovanni 13,34-35).
Ma come si fa a incontrare Gesù? Il primo modo è proprio quello di venire in contatto con i cristiani che manifestano la loro fede nell’amore reciproco e verso tutti. C’è poi il nostro testo sacro, cioè la Bibbia, che per noi è parola di Dio benché a noi arrivata con parole umane. La chiave di lettura di questo testo così complesso, composto di tanti libri, è l’ultima parte, chiamata Nuovo Testamento, in particolare i libri chiamati Vangeli. Tu, caro Aladdin, hai già cominciato a leggerli. Dovresti rivolgerti a qualche cristiano, magari un sacerdote, che ti possa spiegare i passi più difficili. Gesù lo si incontra poi per mezzo della preghiera, perché lui per noi è il Figlio di Dio, Dio come il Padre e come il suo Santo Spirito. Per noi Dio è uno, ma è anche tre, perché Dio stesso è comunione, amore in sé stesso e amore che si espande. Prega comunque con cuore sincero Gesù che ti illumini, ti aiuti, ti faccia comprendere la via che devi seguire per essere felice. Noi cristiani, poi, incontriamo Gesù per mezzo dei sacramenti, partendo dal Battesimo e dalla Cresima fino all’Eucaristia, dove Gesù è davvero presente e si dà a noi come cibo e forza per amare sempre.
A proposito poi di miracoli, avvengono anche oggi, ma non si tratta di qualcosa di magico o che avviene a comando usando una qualche formula. Sono un dono di Dio che egli fa a chi vuole e sono sempre un segno. Un segno dell’amore di Dio e un appello alla conversione, cioè a cambiare vita, a non lasciarci vincere dal male e a scegliere sempre il bene. Lo stesso accadeva al tempo di Gesù: i Vangeli non parlano mai di miracoli ma di segni. E il segno più grande è proprio la fede dei piccoli, degli umili, di coloro che si affidano totalmente a Dio e al suo Figlio Gesù.
Caro Aladdin, se vuoi un ulteriore aiuto per conoscere Gesù, rivolgiti a un sacerdote per dialogare con lui più a lungo; puoi anche entrare in una libreria cattolica e chiedere qualche libro che ti aiuti a comprendere meglio i Vangeli.