La letteratura scientifica, in questi ultimi anni, ci presenta con grande frequenza dati che indicano l’esigenza di stili di vita “sani” per prolungare la durata stessa dell’esistenza ed evitare la comparsa di malattie fortemente invalidanti, come ad esempio la demenza.
Qualcuno potrebbe essere sorpreso da questa insistenza, interpretabile come il tentativo della medicina di bilanciare i relativi insuccessi in tempi recenti nel campo della grandi malattie croniche (neurodegenerative, cardiovascolari, osteoarticolari). D’altra parte, è ben noto che la medicina come insieme di saperi specifici si è attribuita non più del 30 per cento dei meriti per il grande aumento della spettanza di vita verificatosi in questi ultimi decenni; una posizione equilibrata, che lascia spazio alla definizione degli eventi che determinano l’altro 70 per cento! Nonostante queste incertezze di fondo, i dati presentati negli studi più recenti sono seri, costruiti in modo corretto sul piano metodologico; contengono quindi messaggi credibili, che ci insegnano molto.
La più recente pubblicazione in questo campo è stato un articolo sulla prestigiosa rivista inglese Lancet, secondo il quale in un gruppo di 15.000 americani, seguiti per 14 anni, è stata dimostrata una sopravvivenza media superiore di sette anni in chi non aveva fumato, aveva bevuto alcolici in quantità moderata (meno di 14 drink alla settimana per gli uomini e sette per le donne) e non era obeso. Oggi, la spettanza di vita media negli Stati Uniti è di 78 anni per gli uomini e di 82 per le donne; nel gruppo delle persone attente a non fumare, a bere poco e ad alimentarsi in modo razionale così da non ingrassare, la vita media passa a 85 anni per gli uomini e a 89 per le donne. Il dato diventa ancora più significativo se letto nella prospettiva di una persona di 50 anni, perché questa guadagnerebbe in media circa 12 anni in più di vita se segue uno stile di vita sano.
Ciascuno di noi, normalmente, combatte per recuperare spazi vitali di qualche ora... Queste scelte salutari ci regalerebbero, invece, ben sette anni, un tempo prezioso per fare moltissime cose, che forse avevamo ipotizzato di realizzare, ma che temevamo di non aver il tempo sufficiente per soddisfare!
Si tratta, quindi, di una differenza drammatica (o entusiasmante, a seconda che se ne voglia leggere il peso rispetto alle responsabilità dell’individuo o il vantaggio in termini assoluti), che nessuna tecnologia medica oggi riesce a garantire! Si deve notare che le tre condizioni hanno un peso diverso dal punto di vista della “fatica” imposta all’individuo; infatti, oggi è relativamente facile astenersi dal fumo, così come evitare un forte consumo di alcol. Diverso è invece il problema dell’obesità, evidentemente un aspetto difficilmente controllabile, anche alla luce dei dati che vedono oggi negli Stati Uniti un progressivo e continuo aumento del numero delle persone largamente sovrappeso. Peraltro, lo stesso studio indica che in America le persone tra i 50 e i 60 anni per l’80 per cento hanno fumato o sono obese. I dati, inoltre, non tengono in conto le differenze genetiche, che invece giocano un ruolo importante nella durata della vita.
Che cosa ci insegna lo studio? Prima di tutto, che vivere a lungo dipende in buona parte dalle nostre scelte personali. Quando, qualche anno fa, si era diffuso lo slogan “Invecchiare non è una malattia”, questo si fondava su considerazioni simili, cioè che la persona è più forte della sua struttura genetica. Certamente, le malattie accompagnano la vita delle persone in età avanzata, ma non sono il necessario accompagnamento degli anni. Questa evidenza, rinforzata dagli studi sopra riportati, è importante per convincere anche i più scettici che si può sempre iniziare, anche in età molto avanzata, a cambiare stili di vita. Non è vero che “ormai è troppo tardi” nella vita di ciascuno: tutti devono esserne profondamente convinti. Si tratta di raggiungere un equilibrio tra il ricorso alla medicina, alle tecnologie diagnostiche, ai farmaci, spesso indispensabili per la nostra salute, e la libera, responsabile capacità del singolo di indirizzare la sua vita. Un equilibrio che richiede tempo per costruire convincimenti non sempre facili, da costruire con pazienza. Bisogna invitare con serenità e determinazione chi invecchia a trovare l’equilibrio necessario tra un rapporto acritico con la medicina (che spesso si trasforma nel tempo in scetticismo) e la fiducia nella propria personale capacità di guidare l’esistenza (anche in questo campo, è necessario buonsenso, perché questa non deve diventare una dipendenza da pratiche esoteriche, da prescrizioni cervellotiche, da personaggi strani).
Quindi, idee chiare e serenità sono due caratteristiche irrinunciabili per vivere bene: idee chiare vuol dire conoscere quali sono le regole fondamentali per un comportamento corretto; serenità, invece, significa applicare le indicazioni senza angoscia, senza farne una forma di dipendenza! Non è un obiettivo impossibile...