Caro don Antonio, sono un’abbonata ed è
la prima volta che le scrivo. Voglio riflettere
con lei sulla situazione del Paese. Tv
e giornali ci mostrano in continuità notizie
su ingiustizie sociali, scandali, stragi
e disastri. Con profonda tristezza ho appreso
di un pizzaiolo che si è suicidato a seguito
di un controllo fiscale: era stato multato di
duemila euro da pagare entro 24 ore e di altri novemila
da versare entro 15 giorni. La sua “colpa”
è non aver regolarizzato la moglie che dava una
mano nell’attività di famiglia. In tempi di crisi si
sarebbe potuto raggiungere un accordo ragionevole
tra il lavoratore e il fisco, evitando tristi conseguenze.
È giusto che i cittadini paghino le tasse,
ma le leggi che regolano la convivenza civile
vanno applicate tenendo conto dei casi concreti.
Altrimenti, non si persegue la giustizia, ma una
ingiustificata severità.
La pressione fiscale in Italia è molto elevata,
un pesante fardello che opprime il cittadino, penalizzandolo
nel suo diritto ad avere una famiglia,
un lavoro dignitoso e una vita serena. Viviamo
in un Paese dove c’è chi ha troppo e chi
non ha nulla: persone che accumulano diversi
incarichi prestigiosi ben remunerati e uomini e
donne (la maggioranza) che si arrangiano e fanno
fatica ad arrivare a fine mese. Perché concentrare
tanti ruoli in una sola persona? E anche i
pensionati che continuano a lavorare perché
privano i giovani di un posto di lavoro? Se la
legge è uguale per tutti, perché si applicano due
pesi e due misure? Per la gente comune le norme
sono severe, per altri si trova un accomodamento.
Sono madre di due figli senza lavoro e sono
amareggiata da questa realtà che uccide il futuro
e la speranza. Le aziende vogliono assumere
persone con esperienza, ma nessuno si prende
l’onere di insegnare il mestiere ai giovani.
L’attuale crisi economica è figlia di un’economia che specula su tutto, scaricando i costi sui
consumatori. Le banche si avvalgono di leggi
che permettono loro di non subire i danni economici
di cattivi investimenti finanziari, rivalendosi
sui risparmiatori. Fino a quando ciascuno di
noi penserà al proprio tornaconto personale
(guadagno, carriera...), non ci sarà mai una società
equa e giusta. Anche la Tv pensa solo a proporre
programmi d’intrattenimento del tutto inutili
per sottostare alla legge del mercato e degli
ascolti. Programmi televisivi come il Grande
fratello o Affari tuoi, dove si regalano soldi
senza alcun merito ma per pura fortuna, sono
un insulto all’intelligenza. E insegnano ai giovani
che apparire in tv porta denaro, successo e popolarità
senza impegno. Così, la società civile regredisce
e perde importanti valori umani, morali
e sociali ereditati dalla dottrina della Chiesa. Oggi, c’è bisogno di una rinnovata coerenza
evangelica per poter costruire una società migliore e più giusta.
Roberta B.
Tra i mali di questa società, oggi a prevalere è
uno sfrenato individualismo, che ha spazzato
via ogni idea di convivenza civile basata sulla
condivisione, la solidarietà e la ricerca del bene
comune. Situazione aggravata, ancor più,
dalla crisi economica, che sembra non voler
recedere, e che genera sfrenato egoismo e disinteresse
totale delle necessità altrui. Ma una società che alza
i muri e si chiude su sé stessa o che costruisce il
proprio futuro sulla paura e la difesa strenua dei
propri beni da non condividere con nessuno, è destinata
a non crescere e a non avere speranza.
Oggi, la crisi più grave è la perdita dei valori,
della centralità e dignità della persona umana. L’economia finalizzata al profitto, da raggiungere a
ogni costo, è semplicemente disumana. Crea una società
dove le disuguaglianze tra poveri e ricchi si fanno
ogni giorno più evidenti. E tramuta la stessa solidarietà
tra le generazioni in una “guerra tra poveri”,
perché la coperta è corta e non basta più per tutti. Così, gli anziani sono costretti a prolungare il tempo
di permanenza al lavoro, mentre i giovani – sempre
più delusi e demotivati –, se ne stanno ai margini, in
attesa di qualche opportunità di occupazione.
Ad aggravare la crisi, ci si scontra con una politica
ignara della povertà di un Paese ancora in recessione
e dei problemi delle famiglie che non ce la fanno più
a vivere con un minimo di decenza e decoro. Dal vocabolario
comune sono stati banditi termini come impegno,
sacrificio e formazione per risollevare le proprie
sorti e quelle del Paese. Si preferisce tentare la fortuna
in scommesse e giochi d’azzardo, che proliferano
come funghi e creano dipendenze anche nei
più giovani. La tv non sa più che cos’è la funzione educativa
e affoga tra programmi insulsi e giochi banali,
con abbondante sperpero di soldi dei contribuenti. Che fare? ne verremo fuori solo se cominceremo ad
agire come comunità e non come singoli. Con coraggio,
più etica e onestà, e rispetto della legalità.