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Credere

Sono vegetariana, come faccio nei giorni di astinenza?

16/02/2016  Oltre a quelle previste dal precetto, ci sono tante altre forme di rinuncia che ci aiutano a crescere nell’unione con Cristo e nella carità verso tutti. La risposta di don Antonio Rizzolo, direttore di Credere, ad una lettrice.

Gentile direttore, da dove deriva l’usanza di non mangiare carne nei venerdì di Quaresima? Io sono vegetariana: devo fare un’altra rinuncia?

ANTONELLA P., PESCARA

L’astinenza dalle carni è una pratica penitenziale presente nella Chiesa fin dalle origini, ma che si è consolidata man mano, soprattutto in epoca medievale.
La carne era allora un alimento costoso, mentre il pesce era un cibo povero. Oggi le cose sono un po’ cambiate e per questo la Chiesa ha aggiornato le sue disposizioni: nel 1966 con la costituzione apostolica Paenitemini di Paolo VI e, per l’Italia, nel 1994 con la nota pastorale della Cei Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza.

Per rispondere alla seconda parte della tua domanda è necessario comprendere il significato cristiano della penitenza, che riguarda l’astinenza, il digiuno e le altre forme di ascesi. Mi viene in mente quel che rispose Gesù quando gli fu chiesto perché i suoi discepoli non digiunassero: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? [...] Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno» (Marco 2,19-20). Lo sposo, Gesù, sarà tolto nei giorni della sua passione e morte. Ecco perché la penitenza cristiana, nella sua essenza, è partecipazione alla passione e morte del Signore e ci unisce a lui profondamente. Ma Gesù è sempre presente, anche oggi, soprattutto nei poveri, nei sofferenti, nei crocifissi di ogni epoca.

Per solidarietà con loro e a loro beneficio dobbiamo digiunare o astenerci da cibi e altre cose costose e raffinate. L’ascesi cristiana, dunque, ci unisce di più a Cristo e ci fa amare più profondamente i fratelli. Ha pure un valore in sé, perché il nostro corpo, come il nostro spirito, ha bisogno di direzione, esercizio, allenamento. Non per niente il digiuno e l’astinenza sono molto diffusi anche in ambito laico, per motivi sportivi o di salute. In ambito cristiano, le diverse forme di rinuncia sono un aiuto per vincere le tentazioni e il peccato e crescere nella libertà e nell’amore.

La penitenza cristiana unisce all’astensione dal cibo o alle diverse rinunce, la preghiera a Dio Padre e l’amore verso tutti, specialmente chi è nel bisogno. C’è una bella frase di san Pietro Crisologo che sintetizza tutto questo: «Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l’una dall’altra». La penitenza cristiana, inoltre, ha una dimensione comunitaria.Per questo la Chiesa ha scelto alcuni giorni particolari.

Riguardo all’astinenza, ecco le disposizioni dei vescovi italiani: questa regola proibisce l’uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, a un prudente giudizio, sono particolarmente ricercati e costosi; va osservata il mercoledì delle ceneri (e il primo venerdì di Quaresima per il rito ambrosiano) e il Venerdì santo; è consigliata il Sabato santo sino alla veglia pasquale; va osservata nei venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con una solennità (come il 19 e il 25 marzo).
L’astinenza va fatta anche negli altri venerdì dell’anno, tranne che nelle solennità, ma si può sostituire con qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità. Vi sono tenuti coloro che hanno compiuto il 14° anno di età. Si può essere esentati per motivi di salute.

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