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domenica 18 maggio 2025
 
migranti
 

Soumahoro: «Giorgia Meloni può darmi anche del tu, purché si prenda cura degli ultimi»

09/11/2022  Ritratto del deputato di origine ivoriana che è accorso al porto di Catania stazionando giorno e notte per sollecitare lo sbarco dei profughi della nave "Humanity 1". Una vita nel sindacato, in difesa dei lavoratori dei campi oppressi dal caporalato

«Persegui sempre la pace spirituale, questa ti aprirà ogni porta nella vita». L’insegnamento dei genitori Aboubakar Soumahoro, 42 anni, neo deputato dell’alleanza Verdi e Sinistra italiana lo ricorda in ogni battaglia per i diritti umani che lo vede protagonista, come quando si è presentato in Parlamento con gli stivali «che non devono essere più intrisi dal fango dell’indifferenza e dello sfruttamento». O come quando dal porto di Catania saluta i 35 naufraghi della nave Ong Humanity 1. Persone che a differenza degli altri 144 compagni di viaggio non sono stati riconosciuti “idonei” allo sbarco secondo quanto previsto dal nuovo decreto interministeriale firmato dai ministri dell’Interno, Matteo Piantedosi, definiti poi come «carico residuale». Per l’onorevole Soumahoro però la forma è sostanza e quei migranti che gridano aiuto dal ponte delle navi Ong sono esseri umani in fuga dall’inferno dei campi di detenzione in Libia, persone che chiedono aiuto a tutti noi.

Soumahoro, nato a Betroulilie in Costa D’Avorio e arrivato in Italia all’età di 19 anni, ha portato quella pace spirituale e quel desiderio di giustizia sociale nella sua formazione e successivamente nella sua carriera da sindacalista dell’Usb con cui tra il 2018 e il 2019, a seguito dell’omicidio di Soumaila Sacko, ottenne dal Governo Conte I di istituire un tavolo per contrastare il caporalato e lo sfruttamento agricolo. Dai campi del foggiano o della Calabria al porto di Catania dove è stato il primo politico italiano a catapultarsi, Soumahoro crede che «il senso della propria esistenza si misuri con il riconoscimento della vita degli altri» e questo lo spinge sempre «a fare la cosa giusta».

Dalla banchina di Levante del porto di Catania, Aboubakar Soumahoro si appella al Presidente della Repubblica e agli altri parlamentari «il compito dello Stato è quello di farli sbarcare tutti perché la logica disumana delle selezione ci riporta a tempi bui della nostra storia, come quando i nostri bisnonni partivano per le Americhe e venivano selezionati, alcuni - come è accaduto dalla nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere - si gettavano in mare». La tensione in porto aumenta di ora in ora, i migranti rimasti a bordo espongono dei cartelli dal ponte della nave con scritto “Help Us”, aiutateci, in cinque si buttano in mare, uno di loro, Ahmed, un ragazzo siriano, viene portato d’urgenza in ospedale. Nella serata di martedì 8 novembre le autorità sanitarie locali dichiarano che il rischio psicologico a bordo è troppo alto e così dopo settimane di attesa anche chi non era stato autorizzato a sbarcare può raggiungere terra, mentre l’altra nave delle Ong, la Ocean Viking con 234 persone raggiunge il porto di Marsiglia per consentire lo sbarco a tutti. L’onorevole Soumahoro può così prendere il treno per raggiungere San Severo e dare l’ultimo saluto a Dampha Alieu, un bracciante agricolo morto ad aprile «mentre si spaccava la schiena, dormendo all’interno di baraccopoli e lamiere». La salma di Alieu raggiungerà le mani della madre in Gambia: «Quando Papa Francesco dice che prima di parlare dell’Africa bisogna andare in Africa ha ragione, chi fugge lo fa perché non ha altra scelta». Dopo il porto di Catania, il funerale del compagno bracciante nel Foggiano, gli stivali del deputato che un giorno vorrebbe veder brillare: «della luce dell’anima», lo accompagneranno a Bruxelles perché quello che si è verificato nel porto siciliano «non accada mai più». Una battaglia, quella nei confronti dei più deboli, che vuol vincere a tutti i costi come in Parlamento: «La Presidente Giorgia Meloni può darmi anche del tu», dice riferendosi al giorno della fiducia alle Camere del nuovo governo: «l’importante è che parliamo delle oltre nove milioni di persone in povertà del nostro Paese, di chi non ha diritto a curarsi, dei morti sul lavoro, dei nostri giovani», continua il neo deputato che guarda ai dati diffusi dalla Banca mondiale sui processi migratori che la crisi eco-climatica porterà entro il 2050. «In Africa fino a 86 milioni di migranti climatici interni». Battaglie per i diritti che per Aboubakar Soumahoro si potranno affrontare solo davanti a una «rivoluzione spirituale» di cui il nostro quotidiano ha estremamente bisogno. In mare e a terra.

 

 

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