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domenica 06 ottobre 2024
 
 
Benessere

Spalla "congelata": la fisioterapia prima di tutto

01/07/2015  L’articolazione più mobile del sistema scheletrico può bloccarsi in seguito a traumi o infiammazioni. Il professor Claudio Ascani ci illustra come combattere il dolore e riacquistare il movimento.

Ti svegli e cerchi di muovere il braccio ma è come paralizzato e il dolore è insopportabile. La spalla si potrebbe essere “congelata”. Il professor Claudio Ascani, dirigente ortopedico all’Ospedale Cto di Roma, ospite della trasmissione Il mio medico di Tv2000, illustra le terapie più innovative per sbloccarla.

- Professore, che cosa intendiamo per spalla “congelata” o capsulite adesiva?

«La spalla è l’articolazione più mobile del nostro sistema scheletrico, può raggiungere circa 16.000 movimenti nello spazio. Improvvisamente, in seguito a un’infi ammazione o un trauma può diventare rigida, con la perdita completa del movimento. La capsula articolare che unisce le due parti ossee dell’omero e della scapola si restringe e si formano aderenze».

- Quali segnali ci fanno capire che si tratta di una spalla “congelata”?

«La spalla diventa rigida e dolente alla mobilizzazione e l’intero braccio e la mano perdono la capacità di svolgere le comuni attività della vita quotidiana. La spalla “congelata” denominata “capsulite adesiva retrattile” si presenta con un decorso caratterizzato da tre fasi: la fase infi ammatoria, la fase fi brosa e quella dello “scongelamento”. Il paziente riferisce inizialmente un forte dolore che si accompagna alla perdita progressiva del movimento».

- Quali sono le cause?


«Le cause più comuni sono legate alla presenza di un trauma pregresso o di un’infi ammazione o alla lesione dei tendini della cuffi a dei rotatori. Talvolta può essere associata anche ad alcune malattie metaboliche come il diabete, l’iper o ipotiroidismo oppure comparire in relazione al periodo post-menopausale. In alcuni casi si evidenzia in una fase di esaurimento o depressione in cui la spalla rappresenta l’organo-bersaglio su cui si concentra l’attenzione del paziente».

- Quando è opportuno rivolgersi al medico e quali esami verranno eseguiti?

«Il paziente dovrà sottoporsi a una visita dal proprio medico curante iniziando a raccontare la storia della comparsa dei sintomi e l’eventuale presenza di un trauma. Dal punto di vista dell’esame diagnostico, servono una radiografi a della spalla, un esame della glicemia e i test per la tiroide per escludere le cause più note di tale rigidità. La visita ortopedica specialistica dovrà essere eseguita presso centri dedicati al trattamento delle patologie della spalla».

- La chirurgia è sempre necessaria?

«No, l’intervento chirurgico rappresenta “l’ultima spiaggia” nei casi di spalla “congelata”, e deve essere eseguito solo nei casi di fallimento delle terapie riabilitative che sono, in combinazione con una terapia medica antinfi ammatoria, la giusta indicazione per il trattamento della capsulite adesiva».

- La fisioterapia da sola può aiutare?

«Il trattamento della spalla congelata dovrà essere svolto attraverso un programma fi sioterapico-riabilitativo che, nella fase infi ammatoria (quella del dolore), dovrà essere associato a una terapia medica antinfi ammatoria necessaria allo svolgimento della rieducazione in assenza di dolore. Il percorso potrebbe essere anche lungo, con momenti di sfi ducia, ma dovrà proseguire verso il recupero della completa mobilità della spalla».

- Che tipo di trattamento fi sioterapico- riabilitativo è consigliato?

«Il trattamento riabilitativo ideale è svolto in maniera unicamente passiva con l’aiuto del riabilitatore e attraverso la rieducazione in acqua, con la temperatura dell’acqua intorno ai 35-36°C in maniera da favorire il rilasciamento muscolare e permettere il progresso nella ripresa del movimento».

- I farmaci possono aiutare?

«Il dolore va tenuto sotto controllo mediante farmaci per via generale o locale, attraverso infiltrazioni dell’articolazione della spalla con farmaci cortisonici e con l’acido ialuronico per ottenere una riduzione dell’infi ammazione (la prima fase) e poi un incremento del volume capsulare».

- E l’intervento chirurgico?


«In caso di fallimento del trattamento riabilitativo, dopo un’accurata valutazione da parte del chirurgo della spalla, si può esaminare la possibilità di un intervento che va realizzato unicamente attraverso l’artroscopia, eff ettuando una liberazione completa delle aderenze. Il successo dell’intervento non è sempre completo, per cui va eseguito solo con queste indicazioni. Le mobilizzazioni della spalla in anestesia, al contrario, sono state abbandonate per la scarsità dei risultati e i rischi di fratture e di traumi neurologici».

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