Ti svegli e cerchi di muovere il braccio
ma è come paralizzato e il dolore
è insopportabile. La spalla
si potrebbe essere “congelata”. Il
professor Claudio Ascani, dirigente
ortopedico all’Ospedale Cto di
Roma, ospite della trasmissione
Il mio medico di Tv2000, illustra
le terapie più innovative per
sbloccarla.
- Professore, che cosa intendiamo
per spalla “congelata”
o capsulite adesiva?
«La spalla è l’articolazione
più mobile del nostro sistema
scheletrico, può raggiungere
circa 16.000 movimenti nello
spazio. Improvvisamente,
in seguito a un’infi ammazione
o un trauma può diventare
rigida, con la perdita completa
del movimento. La capsula articolare
che unisce le due parti ossee
dell’omero e della scapola si
restringe e si formano aderenze».
- Quali segnali ci fanno capire che si
tratta di una spalla “congelata”?
«La spalla diventa rigida e dolente alla mobilizzazione
e l’intero braccio e la mano
perdono la capacità di svolgere le comuni
attività della vita quotidiana. La spalla
“congelata” denominata “capsulite adesiva
retrattile” si presenta con un decorso
caratterizzato da tre fasi: la fase infi ammatoria,
la fase fi brosa e quella dello “scongelamento”.
Il paziente riferisce inizialmente
un forte dolore che si accompagna alla perdita
progressiva del movimento».
- Quali sono le cause?
«Le cause più comuni sono legate alla presenza
di un trauma pregresso o di un’infi
ammazione o alla lesione dei tendini della
cuffi a dei rotatori. Talvolta può essere associata
anche ad alcune malattie metaboliche
come il diabete, l’iper o ipotiroidismo
oppure comparire in relazione al periodo
post-menopausale. In alcuni casi si evidenzia
in una fase di esaurimento o depressione
in cui la spalla rappresenta l’organo-bersaglio
su cui si concentra l’attenzione del
paziente».
- Quando è opportuno rivolgersi al medico
e quali esami verranno eseguiti?
«Il paziente dovrà sottoporsi a una visita
dal proprio medico curante iniziando a
raccontare la storia della comparsa dei sintomi
e l’eventuale presenza di un trauma.
Dal punto di vista dell’esame diagnostico,
servono una radiografi a della spalla, un esame della glicemia e i test per la tiroide
per escludere le cause più note di tale rigidità.
La visita ortopedica specialistica dovrà
essere eseguita presso centri dedicati
al trattamento delle patologie della spalla».
- La chirurgia è sempre necessaria?
«No, l’intervento chirurgico rappresenta
“l’ultima spiaggia” nei casi di spalla “congelata”,
e deve essere eseguito solo nei casi di
fallimento delle terapie riabilitative che sono,
in combinazione con una terapia medica
antinfi ammatoria, la giusta indicazione
per il trattamento della capsulite adesiva».
- La fisioterapia da sola può aiutare?
«Il trattamento della spalla congelata dovrà
essere svolto attraverso un programma
fi sioterapico-riabilitativo che, nella fase
infi ammatoria (quella del dolore), dovrà
essere associato a una terapia medica antinfi
ammatoria necessaria allo svolgimento
della rieducazione in assenza di dolore.
Il percorso potrebbe essere anche lungo,
con momenti di sfi ducia, ma dovrà proseguire
verso il recupero della completa mobilità
della spalla».
- Che tipo di trattamento fi sioterapico-
riabilitativo è consigliato?
«Il trattamento riabilitativo ideale è svolto
in maniera unicamente passiva con l’aiuto
del riabilitatore e attraverso la rieducazione
in acqua, con la temperatura dell’acqua
intorno ai 35-36°C in maniera da favorire
il rilasciamento muscolare e permettere il
progresso nella ripresa del movimento».
- I farmaci possono aiutare?
«Il dolore va tenuto sotto controllo mediante
farmaci per via generale o locale, attraverso
infiltrazioni dell’articolazione della
spalla con farmaci cortisonici e con l’acido
ialuronico per ottenere una riduzione
dell’infi ammazione (la prima fase) e poi un
incremento del volume capsulare».
- E l’intervento chirurgico?
«In caso di fallimento del trattamento riabilitativo,
dopo un’accurata valutazione da
parte del chirurgo della spalla, si può esaminare
la possibilità di un intervento che
va realizzato unicamente attraverso l’artroscopia,
eff ettuando una liberazione completa
delle aderenze. Il successo dell’intervento
non è sempre completo, per cui va
eseguito solo con queste indicazioni. Le
mobilizzazioni della spalla in anestesia, al
contrario, sono state abbandonate per la
scarsità dei risultati e i rischi di fratture e di
traumi neurologici».