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lunedì 16 settembre 2024
 
l'intervista
 

«Spatriati e felici è possibile e vi spiego come»

10/07/2022  A tu per tu col giovane scrittore vincitore del Premio Strega. «Vivere in una terra di nessuno comporta infiniti problemi, ma può essere l'inizio di una ricerca interiore e spirituale»

«Sono ancora sotto shock e devo rispondere a circa ottocento messaggi!» ci dice Mario Desiati il giorno dopo la vittoria della settantaseiesima edizione del Premio Strega. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente pochi istanti prima che lasciasse la residenza estiva per traduttori di Lonato del Garda, dove ha preso parte a Essays, il ciclo di appuntamenti promossi dalla Fondazione Ugo da Como e dal Centro per il Libro e la Lettura. Quella di Desiati è stata la cronaca di una vittoria annunciata senza che ciò togliesse emozione alla serata finale del 7 luglio scorso, in un Ninfeo sorpreso da un'acquazzone estivo, a cominciare dalla promessa fatta durante la diretta televisiva di compiere la rituale apertura della bottiglia in un posto qualunque della Puglia, un gesto simbolico con cui Desiati intende onorare la memoria delle scrittrici e degli scrittori della sua terra: Maria Teresa Di Lascia, che vinse il Premio Strega postumo nel 1995, e Alessandro Leogrande, scomparso nel 2017 a soli 40 anni.

Del suo romanzo Spatriati (Einaudi) colpiscono il senso di sradicamento e non appartenenza di una generazione precaria di cui l'autore conosce bene luci e ombre. Protagonisti Francesco e Claudia, globe-trotter d'Europa alla ricerca di un'identità che risulterà non omologata alla loro comune matrice culturale, che secondo lo scrittore «è uno stato in cui prevalgono giudizio ed emarginazione, qualcosa che non esiste solo nelle piccole comunità ma si può trovare in tutti i gruppi sociali: nelle metropoli, in famiglia e sul lavoro».  Claudia e Francesco «sono nati in un centro di 50.000 abitanti», prosegue l’autore, «un posto in cui quel tipo di pressione si fa sentire enormemente quando si sceglie un cammino fuori dalle convenzioni. Quel cammino, nel caso di Claudia, inizia con la partenza verso un paese straniero. Francesco, invece, sceglie inizialmente una strada più comoda e lo fa seguendo i riti del suo paese e quelli religiosi, dove riverserà tutte le sue pulsioni ed energie. La religione sarà per lui la prima esperienza di spatriamento, conoscenza di sé e liberazione».

Francesco e Claudia scelgono in tempi diversi di mettere una distanza tra sé e quelle radici che avvertono soffocanti. Sarà l'inizio di un'avventura alla scoperta della loro vera natura e di un modo diverso di stare al mondo: «Nel mio romanzo ho cercato  di descrivere il percorso di chi non si definisce,  motivo per cui ho scelto un termine polisemico che nella lingua italiana  può essere transitivo e intransitivo; ma mentre Claudia si integra perfettamente nel nuovo paese, l'emigrazione di Francesco è solo una breve fase della sua vita. Quando vivono a Berlino lui è ancora nella zona grigia. Ho raccontato due facce di tante medaglie perché, in realtà, credo che anche rimanendo dove si è si possa trovare la chiave giusta per crescere e liberarsi dalle costrizioni che impediscono a un individuo di scoprire chi è veramente».

Spatriato, dunque, è una persona che fa i conti con un senso di inadeguatezza e cerca di ridefinire il proprio modus vivendi da un punto di vista sociale, politico e sessuale. Sono persone precarie sul lavoro, fanno parte della generazione dei quarantenni di oggi, la prima ufficialmente a sperimentare i contratti a tempo determinato. Ma si può essere felici pur essendo spatriati? «Me lo auguro», conclude l’autore, «anche perché credo che questa ricerca compulsiva della felicità sia qualcosa che arriva dall'alto e spesso mi chiedo quale sia il prezzo da pagare. Credo che ci si possa sentire spatriati ma in pace con se stessi, come i protagonisti nelle ultime pagine del romanzo. La pace è la chiave di tutto e non credo di esagerare dicendo che, in tempi come quelli che stiamo vivendo, felicità fa rima con pace. Potrebbe sembrare banale ma il rispetto, la serenità, la solidarietà sono valori fondamentali per vivere bene e interessanti da raccontare, a patto di non cadere nella retorica».

 

 
 
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