Alessandra Mortelliti ha 34 anni ed è diplomata all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico. Recita da quindici anni e di recente ha firmato la regia di testi teatrali di livello che ha anche interpretato. Artista poliedrica, la passione per la recitazione le scorre nelle vene dando i suoi ottimi frutti. Ma di tante esperienze, non lo nega, questa per questioni “familiari” è forse quella che la stressa di più.
Chi sarai stasera Alessandra?
«Interpreto Laura Tripodi, una donna di 35/40 anni madre di famiglia, una borghese medio alta con una figlia che darà il via a una delle indagini del commissario Montalbano».
È la prima volta che reciti in una serie nata dalla penna di tuo nonno, Andrea Camilleri?
«Sì è la prima. Il regista, Alberto Sironi mi ha notata una sera a teatro in Crollasse il mondo dove interpretavo una prostituta un po’… sopra alle righe. Si è divertito e ha pensato a me per questo ruolo. Ho fatto due provini e mi ha scelta».
Com’è interpretare i testi del nonno?
«Mette una certa ansia da prestazione prima di arrivare sul set, ma quando poi sei lì ti comporti da professionista. Studi il testo, fai le prove con gli altri attori e vai. Certo, la prima volta sulla terrazza della casa di Montalbano che ormai fa parte della mitologia classica non ti nego che mi ha fatto molto effetto. Avrei voluto farmi dei selfie con Zingaretti con il mare alle spalle, ma ho mantenuto l’aplmob professionale».
Ma come i selfie? Quella è una reazione da fan televisiva più che da nipote!
«Io sono una fan sfegatata di Montalbano. Se in quel momento avessi anche pensato a nonno mi sarebbe venuto un infarto. Di tutte le cose che ho fatto questa è sicuramente la più importante, quella che mi ha creato più emozione e ansia».
Stasera con chi guardi la puntata?
«Con mia figlia Matilda di due anni. Sono stata invitata da vari gruppi di ascolto, compresa mia madre, ma ho scelto di stare con lei anche perché sono super critica».
Il nonno ha già visto qualcosa?
«No, lo vedrà stasera».
Ti aspetti una telefonata?
«Penso di sì perché l’ha già fatto altre volte, spero dirà qualcosa di positivo. Di non averlo “tradito”».
Per prepararti alla parte ne hai parlato con lui?
«Sì abbiamo parlato del racconto da cui è tratto. Ma per Montalbano nonno lascia molto spazio al regista e agli attori per l’interpretazione. Questo perché lui è regista e sa quanto l’autore può essere controproducente e nefasto. Per questo si fa da parte e lascia fare a Alberto Sironi e Luca Zingaretti che sanno chi hanno di fronte e come tirar fuori il meglio. Recitare con Zingaretti è stato spettacolare. Un’esperienza unica. Il mio personaggio è nato così, confrontandomi con loro».
Salutiamoci con un augurio per stasera!
«Che anche questo Montalbano vada alla grande e non perché ci sono io ma perché è un prodotto di alto cinema. Poi c’è una “nuova” Livia che desta la curiosità di tutti noi, me compresa!».