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mercoledì 09 ottobre 2024
 
Altre follie italiane
 

Spiacenti, il corpo non ha prezzo

11/04/2014  La Lombardia vuol promuovere un referendum per riaprire le case chiuse. E si ingrossa il fronte di chi dice: legalizzare la prostituzione è l’unico modo per battere la tratta di essere umani. Ma è un argomento ipocrita. Perché la verità è...

Si discute di legge Merlin, della sua abolizione, delle maggiore o minore tutela sulla salute delle donne a seconda che si prostituiscano in strada o in nuove forme di case chiuse, e ancora si discute di ordine pubblico (“E' incivile vedere per strada clienti e battone”). Una cinquantina di Comuni hanno addirittura chiesto l’abolizione della famosa legge. E la Regione Lombardia si prepara a varare un referendum sul tema.

Non si discute, pare, dell’unica vera questione. Sembra dimenticata. Eppure, ricordo che quand’ero ragazzo, a scuola come in famiglia, uno solo era il punto: che si parli di uomini tanto quanto di donne non si vende il proprio corpo, non si vende il fare sesso. L’amore e la sessualità – ci dicevamo – è troppo importante per essere mercificato. Al corpo e alla corporeità non si può dare un prezzo.

Questo era il principio. Che veniva prima anche della morale (a prescindere che si parlasse da cristiani o da laici): la sessualità non la si paga, non è una “cosa” da mettere sul mercato. Ripeto: donna o uomo, il discorso non cambia, perché la pari dignità, l’altissima idea della ricchezza di cui è portatore ogni donna e ogni uomo rende impensabile che si possa vendere “un tanto all’ora” una delle sue espressioni più belle, cioè la sessualità.

Di corollario, fra noi giovani ci dicevamo anche un’altra cosa: che era squallido pagare per il sesso. Lo sentivamo come un qualcosa che sarebbe stato umiliante e degradante.

Di tutto questo, oggi, non si parla. Piuttosto si millantano argomenti di pseudo-libertà secondo i quali chi si vende sarebbe più garantito, più sicuro e magari più libero se lo può fare come una volta, nelle case chiuse. Non è così. La vera libertà è non essere sottoposti a condizionamenti economico-sociali (come la povertà, o il provenire da un Paese del Sud del mondo) o culturali (è meno “povera” la ragazzina che si vende per avere soldi da spendere per l’ultimo i-phone o il vestito firmato?). In altre parole, la vera libertà è vivere la propria sessualità come espressione di amore e di desiderio. Cioè non vendersi affatto.

Perché non torniamo a discutere su questi argomenti? Sono un po’ più seri ed elevati.

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