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lunedì 19 maggio 2025
 
 

Springsteen: «Torniamo alle radici»

06/03/2012  Il nuovo album di inediti del boss gronda frustrazione e rabbia contro i responsabili della crisi, ma non rinuncia a cantare la speranza di una rinascita e di una terra promessa.

Lucido, critico, spirituale: Bruce Springsteen è un uomo pieno di convinzione e ancora una volta, in questo bel Wrecking Ball, diciassettesimo album in studio che viene pubblicato proprio oggi, le canta a tutti. Rabbia, amarezza e frustrazione nei confronti di un’America e un mondo che tradisce continuamente sono alla base di questo disco, che però il vecchio Boss risolve ancora una volta con la certezza che tutto cambierà, grazie a un ritorno alle radici, a quella terra promessa che l’America ha smesso di essere da tanto tempo.

In questo l’epilogo di We Are Alive è emblematico:
i tempi duri vanno e vengono, ripete Springsteen. La verità del cuore resta per sempre, è immortale. E sotto la sua voce un gruppo di mariachi dal Messico che cita Ring Of Fire di Johnny Cash. In mezzo alcune canzoni che solcano il folk più duro e il rock più aspro, e chi ha seguito Springsteen con attenzione ne ricorderà almeno tre già in repertorio negli show dal vivo.

Il protagonista di questo nuovo e atteso disco è camaleontico, quasi viaggiasse nel tempo e nello spazio senza soluzione di continuità. Ora è un bluegrass boy degli anni Quaranta dei Monti Appalachi con banjo e violino tra le mani per ripartire sulle note dell’omaggio di qualche tempo fa al padre spirituale di Springsteen, il cantastorie Pete Seeger; ora un dandy che azzecca rime come Lord Brummell; ora un freak che gira con la chitarrina e ricicla strumenti dal mondo.

È autobiografico tutto ciò. La dimensione sincronica e diacronica del tempo si mescolano e confondono. Il disco non ha fatto in tempo a vedere la luce che ne parlano i giornali più disparati, quasi fanno a gara ad elogiare il Boss tornato ai fasti di una volta, in cima al rock. In effetti sa commuovere quando intona Land Of Hope And Dreams, che contiene l’assolo al sax di Clarence “The Big Man” Clemmons, l’amico scomparso nel giugno scorso, meno quando inserisce epidemie di musica elettronica nelle trame folck e rock.

Su e giù per il disco si ritrovano banchieri che diventano banditi armati di Smith & Wesson; finanzieri che distruggono la città; gente disperata che accetta di fare qualsiasi lavoro (bellissima ballata questa Jack Of All Trades). Però l’essenza di questo disco è tutta lì, in This Depression. Canta Bruce: «Ho perso la fede ma mai la speranza di credere ancora».

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