Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 13 maggio 2025
 
Il ricordo
 

Il massacro di Srebrenica. Non basta la memoria

11/07/2020  L'11 luglio di 25 anni fa l'uccisione di oltre ottomila persone. Ancora oggi si cerca di dare un volto e un nome a chi è stato seppellito nelel fosse comuni. Ma ricordare deve servire a non commettere più gli stessi errori. Ma l'export di armi continua e le guerre non sono affatto ripudiate...

Era l’11 luglio 1995. Il massacro di Srebrenica. Oltre 8.000 persone uccise e sepolte nelle fosse comuni. Ancora oggi, 25 anni dopo, si continuano a seppellire le persone dando un volto e un nome ai resti che ancora chiedono giustizia. È doveroso ricordare e non dimenticare. Soprattutto non dimenticare le vittime. Ho avuto modo di incontrare in questi anni alcuni famigliari delle vittime di Srebrenica. Sempre quando si guarda a una guerra bisogna partire dalle vittime. Come ha detto papa Francesco il 13 settembre 20014 a Redipuglia: «Qui e nell’altro cimitero ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre».
Ricordare per non ripetere e per capire che simili tragedie non avvengono ‘per caso’.
Ci sono delle responsabilità, e ormai dopo 25 anni, volendo, si sanno. Ricordare e guardare anche alle guerre di oggi, partendo dalle vittime.
Perché se le guerre le fanno gli altri, è più facile condannarle. Se siamo coinvolti in qualche modo anche noi è più difficile averne notizia ed è più difficile condannarle: Afghanistan, Iraq... Yemen. Si, proprio lo Yemen questo sconosciuto... Migliaia di vittime civili in questi ultimi anni. Bombardamenti da parte dell’Arabia Saudita anche con bombe made in Italy.
Da tanto tempo lo denunciamo: bombe della RWM di Domusnovas, in Sardegna,  continuano a partire per Riyad.
Molti oggi faranno memoria del massacro di Srebrenica e avranno parole di condanna e di impegno perché certe cose non succedano più.
Poi però le scelte di guerra continuano a essere quelle più vincenti.
La politica non ha messo in agenda il ripudio della guerra. Anzi: l’export di armi aumenta, come testimonia anche l’inchiesta pubblicata sul numero in edicola di Famiglia cristiana.

 Le vittime contano sempre meno, e al primo posto ritornano gli interessi: delle aziende che producono, delle banche coinvolte, della politica sottomessa e di una coscienza che rischia di adeguarsi e rassegnarsi.
«Mentre il popolo soffre», affermava Papa Francesco  il 5 luglio 2016 nel messaggio alla Caritas Internazionale, «incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire le armi ai combattenti, e alcuni dei paesi fornitori di queste armi sono anche fra quelli che parlano di pace. Come si può credere a chi con la mano destra ti accarezza e con la sinistra ti colpisce?»..
Ricordare è doveroso, ma non basta.

WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo