Un manifesto affisso sul muro di una moschea in Sri Lanka che condanna gli attentati contro i cristiani e afferma che nell'islam non c'è posto per gli estremisti (foto Reuters).
(Foto Reuters sopra: il cardinale Albert Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo)
A quasi una settimana dalla terribile strage di Pasqua, in Sri Lanka continuano le ricerche a tappeto degli estremisti islamici e le indagini sui massacri. Il presidente Maithripala Sinisena ha dichiarato che finora sono state indentificate 140 persone con legami con l’Isis. In una casa nel distretto di Ampara, nella parte orientale del Paese, presumibilmente un covo di jihadisti, sospettati di far parte del gruppo responsabile dell’attacco terroristico di Pasqua. le forze di sicurezza hanno scoperto quindici cadaveri, tra cui sei bambini: durate un violento scontro a fuoco tra l’esercito, che aveva fatto irruzione, e i miliziani, queti ultimi hanno fatto detonare esplosivi uccidendo tutte le persone presenti nell’abitazione.
Il livello di allerta in Sri Lanka resta elevatissimo. La Farnesina ha raccomandato agli italiani prudenza per i viaggi nel Paese e il Dipartimento di Stato americano ha innalzato l'allarme sollecitando i cittadini Usa a evitare viaggi verso lo Sri Lanka e ordinando il rimpatrio di tutti i componenti in età scolare delle famiglie dei dipendenti governativi impegnati nel Paese. Le chiese restano chiuse in tutto il Paese, per paura di nuove azioni violente, e i cattolici sono stati invitati a restare a casa domenica.
Ma intanto, come riferisce Asianews, l’arcivescovo metropolita di Colombo e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici dello Sri Lanka, il cardinale Albert Malcom Ranjith Patabendige Don, ha teso la mano verso la comunità islamica e richiamato in modo forte e determinato la vicinanza fra cristiani e musulmani, la collaborazione il recoproco rispetto fra le due comunità religiose, incontrando l’Associazione degli ambasciatori dei Paesi islamici, che hanno fatto visita al cardinale per portare il loro sostegno nei confronti dei cristiani e cattolici dello Sri Lanka ed esprimere solidarietà a nome dell'Organizzazione della cooperazione islamica (Oic), che riunisce 57 Stati ed è impegnata nella tutela degli interessi e nella promozione delle comunità musulmane nel mondo.
«Quanto è successo», ha sottolineato l’arcivescovo nel suo importante messaggio, «non è qualcosa di politico o religioso, bensì il risultato delle azioni di alcune persone fuorviate. Forse vi sono anche altre forze dietro costoro, ma esse non hanno alcune legame con l’islam». Gli attacchi terrorristici contro i cristiani e l'estremismo colpiscono e indeboliscono anche la comunità musulmana. «Abbiamo garantito agli ambasciatori», ha ricordato il cardiale Ranjith, «che apprezziamo la comunità islamica in Sri Lanka. L’aiuteremo, affinché questi incidenti non danneggino in alcun modo l’armonia e la pace che esistono tra di noi: cristiani, buddhisti, indù e musulmani insieme. Dobbiamo amare lo Sri Lanka, nazione multireligiosa e unita».
Il terrorismo non ha religione né nazionalità, non è espressione dell’islam né di qualunque altra fede. Lo ha ribadito l’ambasciatore pakistano in Sri Lanka, il generale Shahid Ahmad Hashmat, rinnovando la ferma condanna degli attentati da parte dei Paesi islamici e ricordando l’importanza della pacifica convivenza tra diverse comunità religiose e diverse culture.