Il vescovo di Caserta, monsignor Pietro Farina, li ha definiti “cronisti fedeli”, cioè cattolici impegnati nella comunicazione che fanno del servizio alla verità e al bene comune la loro stella polare. Circa 120 tra delegati e amici dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) si sono dati appuntamento in Campania, dal 26 al 29 gennaio per confrontarsi sul tema “La credibilità dell’informazione in Italia: verso un giornalismo di servizio pubblico”.
Il Congresso straordinario dell’associazione, il XVIII della sua storia, ha anche approvato il nuovo Statuto con la finalità di rendere l’organismo più legato al territorio, più agile e più aperto ad altre categorie di comunicatori. Soprattutto, come ha spiegato Roberto Siddi, presidente della Federazione nazionale stampa italiana, “non è un congresso di nostalgici, ma un incontro che intende approfondire i nodi fondamentali dell’informazione, in particolare quelli legati al servizio pubblico. Un servizio che non può essere legato all’idea di mercato. Proprio pochi mesi fa questo Paese ha votato sul bene comune acqua ricordandoci in questo modo che ci sono dei valori che possono essere sottratti alla dittatura del mercato. L’informazione ha bisogno di un’etica”.
Ed è su questo piano che la stampa cattolica e i giornalisti cattolici impegnati nei diversi media devono recuperare una loro responsabilità.
Solo così i giornalisti possono recuperare quella credibilità che hanno perso. “Il rapporto Censis-Ucsi 2011”, ha sottolineato Andrea Melodia, presidente dell’Ucsi, “ci dice che il 49.8 per cento degli italiani considera i giornalisti poco affidabili, il 53,2 per cento poco oggettivi, il 67,2 per cento poco indipendenti”.
Un dato sconcertante che però va visto anche da un altro punto di vista.
“I dati”, commenta don Antonio Sciortino, “coincidono con una ricerca che aveva fatto una scuola di giornalismo a Milano e ci dicono che, se è vero che i cittadini ci considerano poco autorevoli, è vero anche che richiedono una buona informazione. Nel momento in cui si denuncia questa poca credibilità si richiede una maggiore credibilità. E credo che su questo la stampa cattolica possa fare qualcosa assumendo maggiore responsabilità e usando bene la libertà che abbiamo nell’essere a servizio dei lettori e non di altri interessi”.
In questo quadro il segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata, ha stimolato i delegati Ucsi ad andare avanti nel lavoro. “La chiesa conta su di voi per la formazione, la cultura, la spiritualità”, ha detto monsignor Crociata e “voi in questi anni avete dimostrato con la vostra rivista Desk, con i seminari, i convegni, l’animazione culturale, di riuscire a incidere profondamente esortando il giornalismo a non cedere alle tentazioni dei poteri forti”.
Annachiara Valle
Caserta. Un riconoscimento giornalistico volto a segnalare l'impegno etico di una comunicazione sociale cristianamente ispirata: è il premio intitolato alla memoria di Emilio Rossi, promosso dall'UCSI (Unione cattolica stampa italiana) e assegnato quest'anno, durante il diciottesimo Congresso nazionale in corso a Caserta con 120 delegati da tutta Italia, al direttore di Famiglia Cristiana Don Antonio Sciortino e a Gianpaolo Salvini, direttore emerito di Civiltà Cattolica. Oggi nella Reggia vanvitelliana la cerimonia di premiazione, al termine di una tavola rotonda sul tema “La credibilità dell'informazione in Italia, verso un giornalismo di servizio pubblico” che coinvolge, con l'introduzione del presidente UCSI Andrea Melodia e le conclusioni di monsignor Mariano Corciata, Segretario Generale della Cei, i giornalisti Lucia Annunziata, Enrico Mentana, Franco Siddi, Antonio Preziosi, Marco Tarquinio e Francesco Zanotti.
I direttori Sciortino e Salvini sono due figure professionali che incarnano nella loro testimonianza giornalistica “militante” una convinzione che il compianto Emilio Rossi - storico direttore del Tg1, artefice del rinnovamento della Rai, già presidente nazionale dell'UCSI impegnato, fra il resto, nella tutela dei bambini e delle bambine alla guida del Comitato Media e Minori - amava ripetere: “Non è possibile collocare la professione giornalistica al di fuori della prospettiva di servizio alla verità”.
Verità evangelica, per don Antonio Sciortino, sacerdote, giornalista e autore di libri su temi eticamente sensibili come la famiglia, l'immigrazione, il ruolo di cattolici nella società, che ha ricevuto il premio “per aver portato - recita la motivazione - nelle famiglie italiane un messaggio popolare, divulgativo e insieme eticamente e culturalmente ispirato, non privo di elementi di riflessione sulle contraddizioni sociali del nostro tempo”. Ma anche verità intesa, con Camus, non tanto come una virtù quanto come una passione. Gianpaolo Salvini, a lungo guida della testata dei Gesuiti, è stato scelto con Sciortino in questa seconda edizione del premio “Per avere diretto per ventisei anni la più prestigiosa rivista culturale del mondo cattolico, dimostrando quotidianamente che è possibile coniugare obbedienza e libertà di ricerca”.
Il premio Emilio Rossi, istituito tre anni fa per ricordare la prestigiosa figura del grande giornalista scomparso, ha una cadenza legata ai Congressi nazionali dell'UCSI, che dopo la riforma dello statuto passata a Caserta si svolgono ogni quattro anni. Nell'albo d'oro della precedente edizione annovera padre Federico Lombardi, Dino Boffo, Angela Buttiglione Angelo Paoluzzi e Albino Longhi. Giornalisti con l'anima, che si impegnano quotidianamente testimoniando che un'altra comunicazione, eticamente sostenibile, è possibile.
Donatella Trotta
“La stampa cattolica ha un ruolo significativo e credo che, in una società pluralista come la nostra sia una voce autorevole”. Padre Giampaolo Salvini, gesuita, per 26 anni direttore della rivista Civiltà Cattolica, a Caserta per ritirare, insieme con don Antonio Sciortino, il premio Emilio Rossi, è convinto che “questa voce autorevole può restare tale a determinate condizioni.
Al primo posto c’è la preparazione professionale di chi la pratica e di chi la stampa”.
Quali rischi vede?
“I rischi di cedere alla moda valgono anche per un giornalista cattolico. Non è che un giornalista cattolico sia esente da tentazioni. Messo in chiaro questo credo che la stampa cattolica rappresenta tutto un mondo che ha diritto di far sentire la sua voce. Ciò non toglie che un cattolico possa lavorare sia per testate dichiaratamente cattoliche che per testate laiche. Evidentemente l’atteggiamento sarà diverso, ma sarà diversa anche la possibilità di influsso”.
Civiltà cattolica esce con l’approvazione della Santa Sede. Si può essere liberi nonostante questa prassi?
“Non siamo di per sé una rivista soggetta ad approvazione ecclesiastica ma di fatto lavoriamo in sintonia con la Santa Sede. C’è una procedura di approvazione di quanto scriviamo senza che ciò ci trasformi in un voce ufficiale della Santa Sede. Non lo siamo nemmeno della Chiesa italiana e neppure della compagnia di Gesù. Questo rappresenta inevitabilmente un vincolo però la Civiltà cattolica proprio per questo è più autorevole e si distingue dalle altre riviste. Non sarà mai una rivista di avanguardia, ma guadagna in autorevolezza quello che forse perde in libertà. Però, per essere sincero, io ho lavorato anche nella stampa laica e non mi sembrava che fossero molto più liberi rispetto a noi per motivi, soprattutto di proprietà”.