«Quella che facciamo è una scelta politica, permettere che con una frequenza di pochi mesi questo accada in America». Il volto di Barack Obama è visibilmente teso, contratto mentre pronuncia il suo discorso dopo l'atroce sparatoria che, giovedì 1 ottobre, in un campus dell'Oregon, l'Umpqua community college di Rosenburg, ha ucciso dieci persone e ne ha ferite gravemente molte altre. A poco più di tre mesi dalla strage compiuta dal 21enne Dylann Roof nella chiesa di Charleston, in Carolina del Sud - che ha provocato nove vittime - l'America piomba di nuovo nell'incubo.
L'omicida, Chris Harper Mercer, aveva 26 anni, non era uno studente del college, viveva poco distante da lì. E' entrato nel campus con tre pistole, almeno un fucile e una grande quantità munizioni, un giubbotto antiproiettile. E' entrato classe per classe e, prima di sparare, ha chiesto a ognuno che religione professasse, se fosse cristiano. Il massacro è finito quando in uno scontro a fuoco con gli agenti della polizia lui stesso è rimasto ucciso. Di lui non si sa molto, non si conosce ancora il movente. Sul profilo Myspace pare girasse una sua foto con in braccio un'arma.
A pochi giorni dal memorabile discorso di papa Francesco nell'aula del Congresso, gli americani e il mondo politico statunitense per l'ennesima volta si ritrovano davanti agli occhi una tragedia scatenata dalla diffusione massiccia e indiscriminata delle armi. La spina nel fianco di Obama, che in questi anni di amministrazione non è riuscito a sfondare il muro del Congresso e a far passare delle norme che aumentino i controlli sulla vendita di armi, limitandone così la diffusione.
E' impresa ardua muovere l'opinione pubblica americana sulla detenzione personale di armi da fuoco, diritto sancito dal secondo emendamento della Costituzione, irrinunciabile per la maggioranza dei cittadini. Per oltre la metà degli statunitensi è più importante proteggere il diritto di possesso di un'arma da fuoco rispetto alla necessità di leggi per un maggiore controllo. E in questi anni a muovere il Congresso verso l'approvazione di nuove misure restrittive non sono bastate le numerose sparatorie che si ripetono con una frequenza inquietante, in crescita negli ultimi anni, spesso nelle scuole e nei campus. Fra tutte, basti ricordare quella del 14 dicembre del 2012 a Newtown, in Connecticut: un ventenne, Adam Lanza, dopo aver ucciso sua madre, si diresse verso la Sandy Hook elementary school, aprì il fuoco massacrando venti bambini fra i 6 e i 7 anni e sette insegnanti, per poi suicidarsi.
Già dopo la tragedia di Charleston, Obama aveva dichiarato: «Queste stragi accadono anche in altri Paesi, ma in modo più sporadico rispetto agli Usa, perché altrove, per un 21enne come Dylann Roof, è meno facile entrare in possesso di uno strumento di morte». Dopo il massacro dell'Oregon lo ha ribadito con forza, sottolineando come ormai le stragi siano diventate una routine. Ma finora, purtroppo, i suoi appelli sono rimasti parole al vento.
(foto Reuters)