Più che una scelta forse è stata una necessità. Ma la prima cosa che Stefania Proietti ha fatto, la sera del 19 giugno 2016 dopo aver vinto il ballottaggio ed essere diventata la prima donna sindaco della città di Assisi, è stata allattare il figlio Francesco Alberto nell’androne del palazzo comunale: «Sì, proprio su questo muretto. I miei genitori mi hanno portato Giovanni Paolo, che ha 8 anni, e il piccolino, che ora ne ha tre», ricorda la sindaca facendo strada in quella che da pochi mesi è diventata la sua seconda casa.
Un gesto simbolico, quasi a ribadire ciò che nei due mesi di campagna elettorale aveva dichiarato: arrivo con la mia storia personale, di mamma e catechista, di cattolica attenta alla cura del Creato, di ingegnere specializzata sulle tematiche ambientali, di professionista impegnata nello sviluppo sostenibile. E tutto questo, se verrò eletta, entrerà nella mia giunta e nel mio programma. «In un progetto civico libero dalle ideologie, ispirato alla dottrina sociale della Chiesa, in sinergia con le famiglie francescane della diocesi, dove al centro ci saranno i più fragili», ricorda. «Credevo facesse scandalo e mi accusassero di avere un piano troppo marcatamente cattolico». E invece è proprio per la sua storia, probabilmente, che la gente l’ha votata. Nella lista civica Assisi domani Proietti, una volta deciso di scendere in campo («la sera del 25 marzo, mentre con i bimbi sul divano seguivo in tv la Via crucis con le meditazioni scritte dal cardinal Bassetti»), chiama a raccolta «le migliori competenze professionali per la città», con una lettera aperta, il 7 aprile, su un giornale locale, dove annuncia la sua candidatura. Vincono con il 54% di preferenze, con mille voti di vantaggio sull’avversario, in un Comune di 15 mila votanti dove da oltre vent’anni il centrodestra governava con il 75% dei voti.
LA LAUDATO SI’ COME FARO
Nello staff le donne sono maggioranza. Sulle pareti dell’ufficio i poster che parlano delle visite dei Papi alla città del Poverello, in cornice la lettera di papa Francesco («la collaborazione tra la Città e la diocesi di Assisi, nel solco degli insegnamenti di san Francesco, rappresenta un percorso positivo destinato a produrre frutti di bene, in vista di una società sempre più accogliente, fraterna e a misura d’uomo»), sulla scrivania la Laudato si’, l’enciclica di Bergoglio dedicata al Creato, sottolineata e quasi consumata; su un divano, un panda in edizione limitata dono del Wwf: sono i segni di un retroterra cattolico non “esibito”, ma che emerge come l’ambiente naturale in cui la neosindaca vive ed è cresciuta.
Stefania Proietti arriva dalla periferia, da Costa di Trex, una frazione contadina immersa tra le colline del Subasio. Il nome le viene dato in onore di santo Stefano, cui è dedicata la parrocchia dove ancora oggi continua a fare la catechista. «La passione per l’ambiente deriva dalle mie radici: ho conosciuto la civiltà contadina, che mi ha insegnato quella che oggi chiamiamo “economia circolare” e che sarà la salvezza del mondo». Studia Ingegneria meccanica e dedica la tesi di laurea ai temi della sostenibilità, dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili. Si muove in maniera molto “ibrida”: intraprende la carriera universitaria e nel frattempo fonda una società di ingegneria «per cercare di far virare il mondo delle aziende verso la green economy (economia ecologica, ndr), spiegando che non solo produce minore inquinamento ma crea anche un maggiore sviluppo e posti di lavoro qualificati».
Lavoro, studio e passione coincidono. E Proietti comincia a tenere relazioni e a confrontarsi sui progetti di mitigazione del cambiamento climatico: parla alle Nazioni Unite, partecipa alle conferenze sui cambiamenti climatici COP21 di Parigi e Marrakesh, dove ha parlato delle migliori pratiche di sostenibilità sperimentate ad Assisi. «Nel 2007, guardando il film Diamanti insanguinati mentre tornavo da un convegno sulle energie rinnovabili, ho percepito chiaramente come l’impegno per l’ambiente e il mio essere cristiana non fossero separati: non si è divisi quando si lavora e quando si fa catechismo, è un tutt’uno». Da qui inizia la collaborazione con la diocesi sulla pastorale per il Creato, poi con la Conferenza episcopale italiana che, nel 2015, la invia come «rappresentante dell’ambiente nella Commissione episcopale europea».
IL LASCITO DI SAN FRANCESCO
«Sono di Assisi, sento la responsabilità di essere nella città di san Francesco, che ai suoi tempi già vedeva così lontano. Ho iniziato a studiare cosa diceva la Chiesa, perché la crisi ambientale è una crisi sociale e il cambiamento climatico affligge e dà problemi, fino a togliere la vita, soprattutto ai poveri. E al tema ambientale sono collegate le guerre: le ricerche sulle strategie energetiche dimostrano che i conflitti sono posizionati esattamente dove sta il petrolio, dove si va a depredare risorse». E a chi, come il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sostiene che la minaccia ambientale sia solo una montatura risponde che «le tesi negazioniste sono ormai morte da una quindicina di anni, è talmente correlata l’immissione di CO2 in atmosfera con l’aumento di temperatura globale, le catastrofi e l’imprevedibilità del cambiamento climatico in atto, che è ormai impossibile dimostrare il contrario». Per questo, aggiunge, «noi cattolici non possiamo non prendere una posizione ferma e adottare nuovi stili di vita, che passano per l’azione personale e la custodia del Creato. Da atomi che sono solo consumatori, questo comportamento ci ridà la dignità di concreatori, compartecipatori con Dio alla soluzione del problema ambientale».
Nel corso di questi anni Proietti si è resa conto che il tema veniva poco trattato nei libri di religione, negli studi dei seminaristi, nei corsi di catechismo. «Ho fatto incontri nelle scuole, ho parlato ai sacerdoti della diocesi e ho citato sempre i due paragrafi della Caritas in veritate in cui il Papa parla del dovere di difendere l’ambiente e di consegnare la terra a chi verrà dopo di noi come l’abbiamo trovata. Ma sentivo di essere una delle poche a farlo, era un tema su cui i cattolici parlavano a bassa voce».
Nel giugno 2015 la pubblicazione della Laudato si’ «è stata il materializzarsi di quelle cose che pensavo e che non riuscivo a rendere con la forza delle parole del Papa». Quando arriva la proposta di candidarsi alle elezioni, Proietti ha al suo attivo una serie di riscontri professionali e personali non di poco conto: la piccola società che ha fondato con due colleghe − «altre due mamme» − ha vinto la gara per la sostenibilità ambientale di Expo Milano; nel 2014 è diventata professore associato e ha una bella famiglia. «Mi sono interrogata se era opportuno lasciare tutto per intraprendere una strada che sembrava persa in partenza».
Dalle vetrate del palazzo comunale si ammira la piana di Assisi, che si illumina mentre scende la sera. «Ecco», dice allungando un braccio a indicare il territorio, «le decisioni di dove mettere la case, come costruirle, le prende un’amministrazione comunale. Sono scelte che incidono sul cambiamento climatico e possono provocare danni, portare alla morte o salvare vite umane. Anche per questo ho accettato la sfida: siamo ad Assisi, da qui possiamo partire con scelte coraggiose e soluzioni innovative che possono avere un’eco in tutto il mondo». Basta affacciarsi un attimo in piazza per vedere pellegrini e turisti che, zaini in spalla o guide alla mano, attraversano le antiche stradine. In un angolo fraticelli con il saio spiegazzato e cerone sulle guance pronti per il ciak. Si gira l’ennesimo film: anche il maestro Wim Wenders non ha saputo resistere al fascino della città del Poverello. Proietti lo abbraccia con familiarità e ammirazione. Per domani? «La mia strada è tutta tracciata. Non faccio altro che percorrere quello che mi ha messo davanti il Signore».
Foto di Alessia Giuliani/Cpp