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lunedì 23 giugno 2025
 
 
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Stefania Falasca: «Vi racconto chi era e come morì Papa Luciani»

27/09/2018  La vaticanista, vicepostulatrice della causa di canonizzazione, svela nel suo libro particolari inediti su Giovanni Paolo I, il Pontefice che restò per soli 34 giorni sul soglio di Pietro

È stato definito «il Papa del sorriso» e viene ricordato soprattutto per il presunto “complotto” intorno alla sua morte improvvisa per un infarto 40 anni fa, nella notte fra il 28 e il 29 settembre 1978. Ma Giovanni Paolo I — di cui la Chiesa ha riconosciuto le virtù eroiche il 7 novembre scorso con il decreto firmato da Papa Francesco, primo passo verso la beatificazione — è un Pontefice che sorprende per la profonda cultura «da fine letterato» e l’acutezza del magistero, veicolato «con un linguaggio accessibile a tutti proprio perché il messaggio della salvezza è universale. Luciani ha attinto a quel sermo humilis, che vuol dire parlare a tutti, teorizzato da sant’Agostino: sminuzzare i contenuti perché l’annuncio possa arrivare a chiunque», spiega la vaticanista Stefania Falasca, autrice del volume Papa Luciani. Cronaca di una morte (Piemme) e vicepostulatrice della causa di canonizzazione del Pontefice che salì il 26 agosto del ’78 sul soglio di Pietro per restarci «soltanto 34 giorni, compreso quello della morte».

LA PROFONDITÀ DEI SUOI SCRITTI

Sugli scritti di Albino Luciani la giornalista ha incentrato il dottorato di ricerca in Italianistica presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata: «I suoi testi sono intrisi di Petrarca e Shakespeare, Cervantes e Rabelais, Chesterton e Tolstoj, solo per citarne alcuni, oltre naturalmente ai Padri della Chiesa, fino a san Bernardino da Siena e san Tommaso d’Aquino. Una sintesi geniale e sorprendente di antico e nuovo, che esula dalla formazione in seminario dei sacerdoti di quegli anni, raggiungendo un grado di maturità culturale non consueto».

Nato il 17 ottobre 1912 in una famiglia povera a Forno di Canale (Bl), Luciani fu prete della diocesi di Belluno, poi vescovo di Vittorio Veneto dal ’59 al ’70, successivamente patriarca di Venezia e infine 263esimo successore di Pietro. Non perse mai il contatto con la realtà, «esprimendo una disarmante quotidianità nelle omelie e nelle catechesi, come pure nelle udienze pontificie».

Falasca racconta di aver visto le sue annotazioni a margine del volume di san Gregorio Magno, la Regola pastorale, nella biblioteca della pieve di Canale d’Agordo, e catalogato insieme a tutti gli altri libri da Luciani durante l’ultimo anno di seminario. «Si era piegato quasi a balbettare perché tutti lo comprendessero», scriveva in un commento. Questa necessità di farsi capire da chiunque lo accompagna da aspirante sacerdote fino agli ultimi istanti della sua vita.

AL PRIMO POSTO LA SEMPLICITÀ

  

Fin da bambino Luciani aveva il “pallino” della comunicazione e degli strumenti per diffondere la Buona notizia: «Spinto dal parroco, in tenerissima età, scrisse molti articoli sul bollettino parrocchiale. E in seguito venne considerato la penna più brillante nell’episcopato italiano. Il suo modello? San Francesco di Sales, dottore della Chiesa e riformatore dell’insegnamento cristiano, che ha mostrato come rendere facile e accessibile la via a Cristo», riferisce la vicepostulatrice. Difficile riassumere «lo spessore e la valenza storica del suo pontificato», fondato «sull’umiltà che conduce a Gesù». Docente per 27 anni di teologia dogmatica, conoscitore di varie lingue (imparò da giovanissimo il russo da autodidatta), Giovanni Paolo I ripeteva che «la grande disciplina della Chiesa è il servizio delle virtù evangeliche», con gli ultimi al primo posto perché «la Chiesa è madre di tutti, nessuno escluso. È il Papa per eccellenza della misericordia e della tenerezza. Con il suo pontificato ha lasciato un segno di quello che è e deve essere la Chiesa piegata a servire il mondo, vicina alle attese e alle ferite degli uomini, e anche alla loro sete di carità», commenta Falasca. Emblematica la frase pronunciata all’Angelus del 10 settembre ’78, con riferimenti teologici e dottrinali radicati nella Scrittura: «Noi siamo oggetto, da parte di Dio, di un amore intramontabile. È papà; più ancora, è madre».

UNA RICOSTRUZIONE RIGOROSA DEI FATTI

Fondata sui documenti e gli atti del processo canonico, la ricostruzione porta alla luce particolari inediti, offrendo risposte alle domande rimaste  in sospeso.

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