«Dobbiamo essere coerenti e dimostrare di riuscire a conformarci ai messaggi che papa Francesco lancia dalla nostra città». Stefania Proeitti, primo cittadino di Assisi, arriva trafelata, ma sorridente. In città c’è il capo della protezione civile Angelo Borrelli, sta per arrivare il Pontefice, ci sarà il premier Conte che, domenica, lancerà un appello alla Nazione. «E, insieme, con gli impegni più di rappresentanza continuiamo il continuo ascolto dei bisogni dei cittadini».
Che significato assume, per voi, la firma dell’enciclica proprio qui?
«È una grande responsabilità. Assisi è la città che papa Francesco ha scelto come città-messaggio. Da qui ha lanciato la Laudato si’, tema legatissimo a san Francesco, adesso il messaggio Fratelli tutti, e ancora il messaggio della nuova economia, l’incontro con le religioni per la pace, il perdono. Tutte le visite ci mettono in discussione. Perché ci fanno essere una città che, per essere coerente, deve conformarsi a questi messaggi. Questo significa che, dalla sindaca in giù, siamo messi in discussione nel nostro intimo e nell’azione di responsabilità che abbiamo. Siamo entusiasti di sapere cosa dirà questa enciclica per metterlo in pratica. La responsabilità è enorme perché significa essere coerenti come città. Noi siamo una città normale, ma eccezionale e la responsabilità è quella di dimostrare la coerenza e la fattibilità di questo messaggio».
Ha citato la Laudato si’. Lei che è da sempre attenta all’ambiente come ha fatto “camminare” la città sulla spinta di quell’enciclica?
«Fin da prima che fossi eletta sindaca, quello dell’ambiente era per me tema di vita e di lavoro. Fa parte del mio vissuto personale che ho portato nel mio impegno istituzionale. Assisi è la città del Cantico delle creature, che nella versione più antica - il codice 338- è di proprietà del Fondo antico comunale, della nostra biblioteca. Anche questo ci ha stimolato a fare grandi e piccole cose. Penso alla raccolta differenziata che, nonostante i milioni di “cittadini temporanei”, come definisco io i nostri visitatori, è passata dal 58 per cento a oltre il 75. E poi abbiamo investito nel plastic free. Prima della pandemia ci stavamo rendendo liberi dalla plastica con una serie di iniziative, dalle borracce alle 40 fontane pubbliche dove approvvigionarsi di acqua gratuitamente. Oltre che un impatto sulla diminuzione di plastica questa iniziativa ha avuto una ricaduta anche economica se pensiamo alle fontanelle aperte a fronte di bottigliette di platica vendute a uno o due euro. L’attenzione al recupero, alla pulizia, al limitare lo spreco. Stavamo facendo accordi con i supermercati e gli ipermercati per far sì che lo spreco alimentare non andasse nel cassonetto, ma all’emporio solidale creato insieme tra Comune e Caritas. Si tratta di un supermercato dove si compra con punti che Comune e Caritas assegnano alle famiglie che hanno delle fragilità, delle povertà anche momentanee. L’emporio è in uno stabile comunale. Ed è bello vedere i bambini, per esempio, che possono permettersi, con la stessa dignità del fare la spesa, anche un pacchetto di patatine o una merendina che una mamma, in altro modo, non potrebbe acquistare».
Assisi ha sofferto con la pandemia?
«Sta ancora soffrendo. Senza i pellegrini Assisi è fortemente in crisi. Ne ho parlato anche con Angelo Borrelli, il capo della protezione civile nazionale che è venuto a ringraziare i nostri volontari. Noi stiamo cercando di sopperire. Nel Comitato comunale per l’emergenza, il Coc, abbiamo inserito non solo il volontariato di protezione civile, ma anche Caritas, Croce rossa e tutto l’insieme del volontariato per cercare di arrivare a ogni famiglia che ne ha bisogno. Abbiamo attivato numeri a disposizione degli anziani, per le famiglie povere. Arriviamo con pacchi alimentari, con contributi economici che vengono dal cosiddetto “Fondo del sindaco”. In questo Fondo di emergenza covid confluisce una parte della mia indennità e alcune donazioni fatte dagli amministratori locali. Cerchiamo di arrivare a tutti sperando che questo sia solo un momento temporaneo. Siamo molto preoccupati perché il rischio dei posti di lavoro è concreto ed è correlato, ovviamente, alla povertà delle famiglie. Cerchiamo di farci raggiungere attraverso tutti i canali. Io stessa sono in contatto diretto con tante famiglie e sento che alcuni non riescono a mandare i figli a scuola. Non da soli, ma con l’aiuto del volontariato cerchiamo di non lasciare indietro nessuno. Abbiamo creato la spesa sospesa e cerchiamo di ampliare le nostre forze. La presenza del Papa ci dà un ulteriore incoraggiamento».