Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 22 marzo 2025
 
 

Stefano Folli: i tre fattori da cui dipende la tenuta di Letta

28/06/2013 

Dura o non dura? Il governo, intendiamo dire, ce la farà a superare l’estate? E se sì, in che modo? Lo scetticismo avanza ma c’è anche chi non si fa prendere dal panico e tenta un’analisi distaccata e quanto più oggettiva possibile. È Stefano Folli, editorialista del Sole 24 Ore.

- Il governo Letta continua a procrastinare una serie di scadenze spostandole ora a settembre, ora a dicembre. Che governo è, un governo balneare, pronto a cadere dopo l’estate, o riuscirà ad andare avanti per molto?

«Io penso che la durata del governo dipenda da tre fattori, tutti sullo stesso piano. Il primo è la capacità di Letta di esercitare una leadership e di essere anche elemento di mediazione tra le varie componenti politiche della coalizione. Il secondo fattore è l’efficacia dell’ombrello di protezione che la presidenza della Repubblica ha steso su questa grande coalizione. Napolitano l’ha voluta e ritiene che sia l’unico elemento di stabilità nel Paese in questo momento; l’ha voluta ma è indispensabile che lui eserciti questa funzione di “lord protettore”, diciamo, di questa maggioranza. Terzo elemento, ovviamente, è la dinamica politica, cioè le tensioni interne ai partiti: come possono essere conciliate o, al contrario, come non si concilieranno. Questo è il fattore di maggiore debolezza perché sia il Pdl, con la vicenda giudiziaria di Berlusconi, sia il Pd col suo travaglio interno, sono elementi che da un lato giocano, quasi paradossalmente, per la stabilità, perché i due poli non hanno carte di ricambio in questo momento, ma dall’altro l’esperienza insegna che quando ci sono tensioni interne politiche molto forti, alla fine sono destinate a esplodere e si riversano sugli equilibri di governo. In ogni caso, mi aspetterei da Letta una maggiore incisività, questo sì».

 - Quello che appunto si dice del governo debole…

«Io mi aspetto che Letta agisca come leader di una grande coalizione che ha nel presidente della Repubblica un grande sostenitore. Penso che debba agire con grande determinazione per non apparire un governo di ordinaria amministrazione. Ma tutto questo ancora non si è visto».

- Napolitano invita Letta a essere più deciso, secondo lei?

«Non ho elementi per dirlo ma se lo facesse non mi stupirei».

- Il comportamento di Napolitano così dichiaratamente a favore non è al limite della giustezza costituzionale?

«No, i capi dello Stato hanno sempre orientato la formazione dei governi in base a delle considerazioni. In questo caso la considerazione è che la stabilità è un patrimonio di cui non possiamo fare a meno per evidenti motivi e non ci sono vie alternative. Ergo, in questo momento storico la grande intesa era l’unica strada da percorrere. Naturalmente valgono anche i contenuti dell’azione di governo ma non spetta al capo dello Stato ma al presidente del consiglio e ai ministri dare una spinta propulsiva».

- Si dice: il giorno che faranno la legge elettorale allora sarà l’ultimo giorno del governo…

«Intanto aspettiamo di vedere se la fanno. E poi se la caduta del governo fosse legata alla legge elettorale rischieremmo di avere questo governo per altri dieci anni».

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo