Montalbano è una delle serie più longeve e di maggiore successo. Oltre al cast di sempre, nuovi protagonisti tra cui l’attrice siciliana Stella Egitto, 31 anni, viso pulito e delicato, che compare nell’episodio Amore in onda l'8 aprile su Rai Uno.
Ci parli del tuo personaggio?
«È un personaggio un po’ diverso dall’immagine femminile tipica dei romanzi di Camilleri. Sono Cinzia Prestia, legatissima alla sorella, che a un certo punto scompare. Il nostro è l’amore tra due sorelle, ma vanno in scena anche altri tipi di amore, quello di Montalbano per la sua Livia, quello di una coppia di anziani attori legati da una vita insieme».
Come è stato lavorare con Luca Zingaretti?
«Bellissimo, lui è un padrone di casa eccezionale. Non era facile entrare in una cast così collaudato, che lavora da tanti anni insieme. Ma come tutte le grandi famiglie mi hanno accolto bene. Zingaretti è delizioso, è una persona che ti ascolta, che insieme a te si interroga sulla sceneggiatura, paziente, gentile. Posso dire ogni bene di lui, ci siamo abbracciati tantissimo. È un set fortunato, sono tutti felici, si gira con ritmi rilassati, in un clima un po’ sospeso come in una fiaba».
Sei una lettrice di Camilleri?
«Come ogni siciliana sono cresciuta con i suoi romanzi. E ora non voglio perdermene neppure uno».
Secondo te, essere siciliana ha influito sul fatto di essere scelta per questa parte?
«Sicuramente. Mi è capitato spesso di lavorare nella mia terra. Con In guerra per amore di Pif, Romanzo siciliano, la fiction su Libero Grassi, e un film a cui tengo molto, Malarazza di Giovanni Virgilio, uscito in sordina a novembre, la storia di una famiglia a rischio in cui sono la mamma di un ragazzino di 14 anni, nella periferia catanese, e per cui sono candidata al David di Donatello».
Che rapporto hai con la tua terra?
«Anche se vivo a Roma da tanti anni sono innamorata della Sicilia. Non tanto della mia città natale, Messina, che è un po’ spenta, di passaggio. La Sicilia è una terra speciale, che ti marchia un po’ il sangue. Ho un gruppo di amici siciliani anche a Roma. È una terra da cui ti devi allontanare se hai dei sogni come il mio, però è stupenda, poetica, ma allo stesso tempo frustrante e limitante».
Come è nata la tua passione per la recitazione?
«È partito tutto dall’incontro illuminante con la drammaturgia, grazie a un professore del liceo scientifico che ci ha fatto conoscere i testi teatrali. Da lì ho capito che avrei voluto recitare, un mestiere che è possibile perché ci sono delle storie scritte che vale la pena raccontare».
Quali sono state le tue letture?
«Shakespeare innanzitutto. E poi Camus, la drammaturgia dell’assurdo, con Ionesco e Beckett. L’ironia nera di Bergonzoni e un autore contemporaneo come Guido Catalano. Mi piace anche scrivere, in punta di penna e con timore reverenziale, ma da un anno e mezzo butto giù pensieri e rime. Chissà se avrò il coraggio di trasformare le mie parole in un monologo o in una canzone».
Dove hai studiato teatro?
«Sono andata a fare le selezioni per l’Accademia di arte drammatica Silvio D’Amico, che duravano quindici giorni con diverse prove anche teoriche, e proprio in quel periodo ho compiuto 18 anni. Eravamo 800 candidati e ne sono stati presi solo venti. È stato il periodo più felice della mia vita, il coronamento di un sogno. Una scuola che mi assorbiva completamente. Durante l’estate tornavo a Messina dalla mia famiglia, siamo in quattro fratelli, e facevo dei lavoretti per dare una mano a mia madre che sosteneva quell’ingente spesa per mantenermi a Roma. Durante l’ultimo anno ci hanno presentato agli addetti ai lavori, ci esibivamo in uno spettacolo, e venni contattata da un’agenzia. Sono iniziati i primi casting e le prime apparizioni in teatro».
Ti è mai capitato finora di rifiutare una parte?
«Mi è capitato sì, molte volte. Io voglio essere un’attrice che sceglie e non che viene scelta. Questo non significa essere snob, perché io faccio anche pubblicità, serie su Internet, ma è sempre la qualità che fa la differenza. E io devo dire grazie solo ai miei agenti e a chi mi stima».
In questa tua affermazione c’è forse un riferimento alla recente polemica sulle molestie sessuali? Qual è la tua posizione in merito?
«Al di là dei casi conclamati di vera e propria violenza, siamo tutte persone dotate di cervello e di dialettica e possiamo tirarci fuori. Anche io ho vissuto delle situazioni ambigue, che avrebbero anche potuto sfociare in molestie, ma io mi sono sottratta per tempo. Non credo sia una questione legata solo al mondo dello spettacolo. In qualunque ambiente c’è chi può abusare del suo potere».
A che cosa stai lavorando?
«Ho un fim in uscita ad aprile, Tu mi nascondi qualcosa, opera prima di Giuseppe Loconsole, una commedia con Rocco Papaleo, Sarah Felberbaum e Giuseppe Battiston, che mostra come una bugia, anche se detta a fin di bene, può modificare il corso delle cose».