«Noi siamo felici che finalmente, a tre anni dalla nostra proposta, ci sia uno studio serio che riconosca la qualità e la quantità del lavoro delle mamme».
Questo il commento a caldo di Paolo Ramonda, responsabile della Papa Giovanni XXIII, sull’analisi del portale ProntoPro.it riguardo le attività svolte in media dalle mamme dentro e fuori casa. Il portale, che offre preventivi per i lavori di professionisti, ha fatto la somma delle paghe orarie riconosciute a chi esercita i diversi mestieri fuori dalla famiglia e che invece una mamma svolge gratuitamente - colf, cuoca, autista, stiratrice, spesso anche insegnante - arrivando alla conclusione che, se questo tipo di lavoro fosse retribuito, una mamma arriverebbe a guadagnare uno stipendio di 3.045 euro al mese. Senza considerare il ruolo di “life coach”, insegnante di vita, che è probabilmente il compito più importante e che esercita 24 ore su 24. Questo impegno di educatrice non è stato monetizzato, ma gli altri mestieri bastano e avanzano per farle guadagnare, ipoteticamente, uno stipendio che è il doppio della media italiana.
Una cifra che può far sorridere, ma che presa sul serio ci riporta al valore del lavoro domestico, troppo spesso sottovalutato. E proprio la Papa Giovanni, tre anni fa, aveva lanciato la proposta di dare uno stipendio alle mamme per i primi 3 anni di vita del bambino.
«Era una proposta assolutamente seria e anche molto calibrata, parlavamo di 800 euro mensili che certamente costituivano un aggravio per il bilancio dello stato ma che poi avrebbero prodotto frutti in termini di natalità e quindi si sarebbero rivelati un investimento lungimirante da parte dei nostri politici che dovrebbero agire non per il loro tornaconto elettorale ma per il bene del paese», continua Ramonda.
Una mamma lava, stira, cucina, rende la casa pulita e accogliente, accompagna i bambini a scuola e li va a riprendere. Quella che il portale fotografa non è un’eccezione ma è la normalità vissuta dalle donne che spesso, se non possono permettersi aiuti, si sottopongono al doppio lavoro, dentro e fuori casa, particolarmente gravoso quando i bambini sono piccoli.
«Dare uno stipendio alle mamme significa certamente riconoscere la dignità del lavoro domestico, che è pari al lavoro professionale», spiega ancora Ramonda, «ma soprattutto valorizzarne l’elevata qualità sociale, perché il lavoro delle mamme crea comunità e vita, tant’è vero che nei paesi che lo monetizzano, per esempio con incentivi fiscali, la natività aumenta. Senza il rifiorire della natalità noi non usciamo da questa crisi economica. Proprio domani il Forum delle famiglie ripropone questo tema con la manifestazione che vede scendere in piazza i passeggini vuoti. Lo slogan crescita zero futuro nero è sacrosanto. E’ ora anche per noi di tornare alla carica».