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venerdì 11 ottobre 2024
 
stop the war
 

Aiuti umanitari, dialogo, preghiera, la pace cammina per le vie di Leopoli

03/04/2022  Suona l'allarme, ma nessuno corre. Segno che ci si abitua anche alla guerra e alla paura. La cronaca di don Tonio Dell'Olio (Pro Civitate Christiana) della giornata a Leopoli tra la consegna degli aiuti umanitarii gli incontri e  la marcia nel centro animata dai rappresentanti delle 142 organizzazioni, tra cui la Comunità Papa Giovanni XXIII (promotrice dell'iniziativa) e Nuovi Orizzonti...

Don Tonio Dell'Olio (primo a destra) con Gianpiero Cofano (Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII).
Don Tonio Dell'Olio (primo a destra) con Gianpiero Cofano (Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII).

Leopoli (Ucraina),

nostro servizio

Sabato 2 aprile la sveglia ha colto la carovana prima dell’alba anche per via del fuso orario. Bisogna essere in frontiera molto per tempo perché gli adempimenti sono tanti. E i controlli pure. Si tratta della frontiera con un Paese in guerra e pertanto si prevedono accertamenti a dir poco scrupolosi sia da parte polacca che ucraina. La fila dei 66 automezzi (puilmini, camper, bus) è lunga circa un chilometro ma pare che siamo riusciti a persuadere i doganieri della nostra buona intenzione. I controlli alla fine non sono così rigidi come si temeva. In territorio ucraino sono i posti di blocco con i cavalli di frisia, i sacchi di sabbia e i fili spinati a ricordarci la gravità della situazione. Ma anche in questo caso i soldati ci aprono i varchi quasi sapendo che non siamo soggetti pericolosi. E, giunti a Leopoli, la sensazione è di una città avvinghiata tenacemente alla propria normalità per non lasciarsi sopraffare dalla paura di una guerra che finora l’ha sostanzialmente risparmiata. Negozi aperti e gente indaffarata, i filobus corrono tra una fermata all’altra caricando gente che si reca a sbrigare le proprie faccende come se la guerra non ci fosse.

 

La carovana intanto raggiunge il magazzino  della Caritas per le operazioni di scarico e distinzione degli scatoloni umanitari: oltre 30 tonnellate di aiuti. Non c’è che dire, l’organizzazione dell’Associazione Papa Giovanni XXIII che ha provveduto alla difficile logistica di tutta questa operazione, è stata in grado di trovare  i partner più idonei e affidabili in loco. Poi, presso il Seminario greco-cattolico a prendere posto nella palestra per sistemarsi per la notte e partecipare all’incontro con ong locali, il delegato del sindaco, l’ambasciatore italiano e alcuni rappresentanti delle chiese. Davvero ci si rende conto delle trame di resistenza civile, molto più solide di altre, che tanta parte della società sta costruendo. Alle 17 la carovana si trasferisce alla stazione centrale che è vero e proprio punto di riferimento del 90% dei cittadini che si vedono costretti a lasciare il Paese.

Scatta l’allarme. La sirena è insistente, ma tranne qualche persona che aumenta il passo per raggiungere un rifugio sicuro o la propria abitazione, la stragrande maggioranza della gente prosegue come se nulla fosse. Forse ha imparato a convivere con la paura o forse è un modo di esorcizzarla. Intanto si riempiono di lacrime e speranze alcuni dei pulmini che sono in partenza in serata. Tra gli altri si distinguono quelli di Nuovi orizzonti che accolgono alcune famiglie arrivate dalla città martire di Mariupol. Tra le tantissime adesioni, quella di Nuovi orizzonti si distingue proprio per la capacità di unire l’attenzione alle persone in difficoltà con l’affermazione dell’ idealità alta della pace. Per tutti gli altri inizia la marcia che dalla Stazione porta verso la piazza municipale. La gente guarda. Qualcuno si commuove e ringrazia. Qualche auto suona il clacson per salutare e sottolineare la condivisione. Ci dicono che dall’inizio della guerra è la prima manifestazione pubblica. Non c’è che dire: se la nonviolenza comincia con la solidarietà alle vittime e con il comprendere la condizione dell’altro: sabato 2 aprile, a Leopoli si è fatto un grande passo. 

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