Maura Sianesi è una cittadina indignata nel vedere che a Segrate “una bambina, solo perché straniera e rom, è considerata meno di un cane”. I fatti: venerdì 6 settembre, la Polizia locale sgombera un mini-insediamento di due baracche nel comune alle porte di Milano, dove vive la famiglia di Laura (il nome è appositamente di fantasia per difenderne la privacy), 7 anni, prima elementare terminata con orgoglio a giugno. È la seconda volta dalla fine della scuola che la sua “casa” (sì, quando non hai nulla, anche due assi di legno e tre lamiere si chiamano “casa”) viene distrutta, ma questa volta c’è una differenza. Racconta Maura: “Non avevano dato alcun preavviso alle due famiglie rom che ci vivevano e che all’arrivo delle ruspe erano assenti. Il padre di Laura era al magazzino in cui lavora, in nero, 100 euro alla settimana per 8-10 ore al giorno. Hanno demolito le baracche con le ruspe, senza che nessuno potesse recuperare i pochi beni che avevano”. Alla faccia delle norme internazionali sugli sgomberi, che prevedono di dare un giusto preavviso alle famiglie e di offrire, almeno a donne e minori, una sistemazione alternativa temporanea.
Ma – spiega Maura – c’è una seconda parte nell’assurdità della vicenda: “L’unico essere vivente presente allo sgombero era un cane, del cui destino, giustamente, la polizia locale si è preoccupata portandolo in un canile. Nessuna preoccupazione invece per la famiglia di umani e per la bambina di 7 anni!”. Alla notizia dello sgombero, Laura continuava a piangere perché, oltre ad aver perso la sua misera casa, non trovava più il suo cagnolino. Racconta Maura: “Ha dormito in un parco a cielo aperto, senza nulla, mentre il suo cane era al riparo e certamente ha ricevuto il pasto. Il giorno successivo, dopo una lunga serie di telefonate, Laura ha potuto riavere il cucciolo; al canile, ci hanno raccontato che anche l’animale era spaventato perché lontano dai suoi padroni”. Ma doveva ancora arrivare l’ultima beffa: insieme al cane, è stato consegnato un bollettino da pagare all’Asl. 120 euro, il prezzo dell’uscita dell’accalappiacani.
Maura è andata nel weekend a trovare la famiglia di Laura: “Mi ha commosso, aveva una maglietta verde e blu che gli avevo regalato tempo fa: era l’unica che aveva salvato dalle ruspe, poiché la indossava il giorno dello sgombero”. Invece i quaderni, lo zaino, la foto di classe, il suo peluche preferito, tutto era stato distrutto. La bambina ha iniziato la scuola, ma almeno la cartella ci sarà: “Con altri volontari e insieme agli Scout e alla Comunità di Sant’Egidio, alla fine dell’anno scolastico abbiamo chiesto a tanti bambini e ragazzi milanesi di non buttare lo zaino, ma di regalarlo ai loro coetanei più poveri della città”. Maura racconta come è nata la sua amicizia con Laura: “L’ho conosciuta perché i volontari della Comunità di Sant’Egidio l’accompagnavano nella mia parrocchia a fare la doccia una volta a settimana, per andare a scuola pulita, e poi a giugno l’hanno iscritta all’oratorio estivo. Mi ha sempre colpito come parla della scuola: le si illumina il viso”.
Come per Maura, l’incontro personale abbatte le barriere, aiuta a guardare ai rom non come una categoria infida e minacciosa. Spesso si è invece tutti bravi a urlare, a chiedere sgomberi e a confinare ai margini. Si dimentica che i rom sono prima di tutto persone, appena 160mila, non più nomadi, la metà ragazzini, la metà di tutti addirittura italiani. I problemi ci sono, ma si dovrebbe ripartire da un dato: sono un popolo di bambini, il 40% è in età scolare. Per questo sarebbe bene decidere che una questione di 80mila minorenni va affrontata con la scolarizzazione per tutti e con un forte impegno sociale e di monitoraggio. Insomma, con più “zaini” per tutte le Marise delle nostre città. (Per aiutare i minori rom: santegidio.rubattino@gmail.com)