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giovedì 19 giugno 2025
 
TV
 

Tutto su mia madre, oltre ogni limite

28/05/2016  In "Tutti salvi per amore" Serena Bortone racconta le vicende della maternità attraverso storie forti che parlano di sacrifici, dolore, adozione, lotta e caparbietà senza fine. Un rapporto che nessuno è capace di interrompere, nemmeno la morte

(Nella foto: Serena Bortone, autrice del programma "Tutti salvi per amore" domenica su Raitre)
 

Leggere la contemporaneità attraverso i sentimenti, casi borderline in cui l'amore ha una funzione salvifica. È questo il fil rouge che lega come una sorta di cordone ombelicale la puntata speciale di Tutti salvi per amore e la seconda, in onda domani sera in seconda serata su Raitre. Un'ora e mezza di reportage, sei storie vere e di straordinaria umanità che raccontano il complicato e a volte imperfetto legame tra madre e figlio. "Dopo il successo della prima puntata, dedicata alla relazione di coppia, affrontiamo la maternità in tutte le sue sfumature. Il rapporto con la propria madre, nel bene e nel male, ci forma, ci innalza o ci fa cadere, ci condiziona per tutta la vita", spiega la conduttrice e giornalista Serena Bortone, dal 27 giugno al timone di Agorà Estate. Tutti salvi per amore è un format che nasce all'interno dell'azienda con Serena Bortone, Alessandra Di Pietro e Mario Sagna.

"Abbiamo cercato di differenziare le storie il più possibile per offrire uno spaccato dell'Italia dei tempi nostri, raccontando ombre e luci nel rapporto tra madre e figlio, dal punto di vita di entrambi".  Temi delicati in cui è facile cadere nel sensazionalismo. "Sono storie forti. Io cerco di raccontarle dando il massimo spazio ai protagonisti, lasciando che le loro emozioni si sfoghino, senza calcare la mano. Raccontare l'amore e le belle persone migliora. Io stessa mi sento più piena alla fine della puntata, è come se avessi incamerato la loro energia positiva", continua la conduttrice. "C'è anche una chiave psicanalitica: il rapporto madre e figlio va letto a ritroso, è una catena generazionale tra passato, presente e futuro". Raccontando il matriarcato si raccontano pezzi di storia familiare dove i sentimenti assurgono a una funzione catartica, ancestrale. La chiave di lettura è un'aura religiosa, una sorta di tensione spirituale, anche laica e recuperata attraverso il valore della memoria. C'è la bellezza di una madre che dona il rene al proprio figlio, partorendolo così due volte; la storia di Enrico, scovata grazie a un intenso post del ragazzo sui social media, che ricorda i giorni passati ad accudire la madre con una grave forma di tumore al cervello; il racconto di Ruth, figlia di due perseguitati di Auschwitz, che dopo un lungo periodo di allontanamento ritrova il figlio convertendosi al buddismo; la vicenda delle due ragazze di Marcianise che a quindici anni scelgono il ring alla scuola per salvarsi dalla camorra grazie ai sacrifici della madre; il coming out di un ragazzo brasiliano adottato; la storia di Giovanna Nuvoletti, scrittrice e fotografa, che racconta il suicidio dellla propria madre, quando aveva vent'anni. "La Tv serve a dare visibilità a chi altrimenti non l'avrebbe. C'è un'Italia bella, che ama, che tira fuori un'energia straordinaria. Un'Italia della condivisione, dell'empatia, di aiuto e scoperta dell'altro. E il servizio pubblico deve riuscire a dargli voce per essere veramente tale".        

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