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giovedì 24 aprile 2025
 
 

Storie di ordinaria segregazione

05/09/2013  L'istruzione è un diritto che, pur se riconosciuto, va tutelato in tutte le sue forme: come è possibile che in Slovacchia migliaia di bambini di rom siano in classi separate?

Tutto tace e questo, se possibile, preoccupa ancora di più. Il silenzio del Governo slovacco già richiamato dalle istituzioni europee a un maggiore impegno nell'integrazione scolastica dei bambini rom tradisce infatti un'incapacità, o peggio, una mancanza di volontà, di intervenire su un tema tanto delicato quanto improrogabile. L'anno scolastico, infatti, è ormai cominciato e molte situazioni di discriminazione si sono incancrenite: classi e scuole separate sulla base dell'etnia sono la regola, dando vita a una vera e propria segregazione di migliaia di bambini.

Amnesty però è rimasta vigile in questi mesi mettendo nero su bianco una situazione vergognosa che, di fatto, rappresenta un attentato alle democrazia della Slovacchia, a quasi dieci anni di distanza dalla sua entrata nell'Unione europea. Il rapporto "Promesse non mantenute: la segregazione degli alunni rom continua" (disponibile in inglese sia in allegato sia sul sito www.amnesty.it) non fa sconti così come Jezerca Tigani, vice direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty international: «È giunto davvero il momento che le autorità slovacche pongano fine alla prassi discriminatoria della segregazione nel campo dell'istruzione e riconoscano che hanno la responsabilità di garantire che tutti i bambini e le bambine abbiano uguale accesso a un'istruzione di qualità".

Anche il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo ha sottolineato che «circa il 43% dei rom iscritti alle scuole ordinarie è stato posto in classi etnicamente segregate». E pensare che il 30 ottobre dello scorso anno il tribunale di Presov, nella Slovacchia orientale, aveva aperto uno spiraglio di speranza accolto con entusiasmo dalla comunità rom in virtù di una sentenza che sanciva la separazione su base etnica come violazione dell'Atto antidiscriminazione e contraria alla dignità umana.

«Le autorità nazionali devono assistere la scuola di Šarišské Michaľany (quella investita dalla decisione del tribunale) con direttive chiare e con fondi extra, necessari per rispettare la sentenza. In questo modo incoraggeranno altre scuole a spezzare il circolo della segregazione per motivi etnici e invieranno al resto della società il segnale che la segregazione etnica non sarà tollerata. Spetta al Governo slovacco dare attuazione al diritto di accedere all'istruzione senza discriminazione, attraverso una riforma complessiva e forme di assistenza mirata all'interno del sistema educativo».

Il rapporto di Amnesty si inserisce in un contesto europeo che riguarda almeno 10-12 milioni di rom, una delle minoranze più numerose e al contempo svantaggiate dell'intero continente con redditi inferiori alla media, peggiori condizioni di salute, abitazioni più misere, tassi di alfabetizzazione più bassi e livelli di disoccupazione più alti rispetto al resto della popolazione. 

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