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lunedì 05 giugno 2023
 
 

Storie di vita: Simona Atzori con Famiglia Cristiana

08/01/2015  Pubblichiamo un brano di "Cosa ti manca per essere felice?" di Simona Atzori, primo volume della collana "Storie di vita" distribuita con Famiglia Cristiana a partire da questa settimana. Il volume dell'Atzori sarà in edicola e in parrocchia a partire da oggi, giovedì 8 gennaio.

Il libro di Simona Atzori, "Cosa ti manca per essere felice?", in edicola e in parocchia con Famiglia Cristiana dall'8 gennaio.
Il libro di Simona Atzori, "Cosa ti manca per essere felice?", in edicola e in parocchia con Famiglia Cristiana dall'8 gennaio.

II parquet della sala prove è consumato solo in alcuni punti, levigato dai passi di tutti i ballerini che vi si sono esercitati per anni. Anche oggi lavoreremo fino a tardi. Ogni passo deve essere perfetto, i danzatori devono raggiungere la mas¬sima sincronia. Ripasso la coreografia, ancora non la sento come un vestito mio. Ripeto ogni passo finché al mio corpo non sembra naturale. Tombe, pas de bourrée, grands jetés, ancora grands jetés fino a percorrere tutta la sala. Devo saltare più in alto, con più leggerezza e fluidità. Lo specchio non da scampo agli errori. Mi si richiedono bellezza e armonia, e allora ripeto ancora e ancora quella serie di passi... e poi un profondo demi-plié, per girare meglio. Contando sulla spinta delle gambe eseguo una splendida pirouette: ecco il plié, accompagnato dallo scatto deciso della testa, e poi la pirouette. Non è ancora come voglio.

Ricomincio da capo. La danza è pura emozione: ho solo il mio corpo per comunicarla. Mi distraggo per un attimo e mi ritrovo a terra, anco¬rata al pavimento dalla stanchezza. Penso a quanto sia dura e a quanto io ami davvero danzare. Alzo lo sguardo e trovo il mio volto nello specchio. I miei occhi parlano chiaro: sulla fatica vince l'amore per la danza. Decido di non combattere, sento il mio corpo spro¬fondare nel pavimento e lascio che la mia mente torni al motivo per cui mi trovo lì, sfinita, a provare e riprovare quella coreografia.

Il telefono squillò. Era tardi, non aspettavo nessuna chiamata e mi domandai chi potesse cercarmi a quell'ora e con quell'insistenza. Forse era importante. «Pronto.» Dall'altra parte una voce in lontananza: «Sono Eleonora, parlo con Simona?». Eleonora è una ballerina. Una di quelle ballerine per cui la danza è vita, una di quelle ballerine disposte a ballare contro tutto e contro tutti, al di là di qualsiasi confine, alla ricerca dell'unione suprema di anima e corpo in movimento. A Eleonora avevo confidato il mio sogno: danzare su un vero palcoscenico. Continuavo a coltivare la danza, ma il Grande Sogno l'avevo meticolosamente riposto in un angolo del mio cuore e lì custodivo in segreto.

Ne avevo parlato solo con lei: la sentivo simile. Forse, grazie alla sua infinita passione per il ballo, poteva comprendere appieno il mio desiderio. Non potevo immaginare il motivo della sua chiamata: la nostra corrispondenza via mail era uno scambio di sensazioni sulla danza. «Simona, ce l'abbiamo fatta!» Eleonora esplodeva di gioia. «C'è la possibilità di partecipare a un festival di danza in Germania! Un festival vero, capisci?, insieme a ballerini professionisti, proprio come hai sempre sognato!»
Il sangue mi si gelò nelle vene. Non potevo crederci. Chiusi gli occhi, feci un respiro profondo e, con la paura di aver capito male, chiesi: «Eleonora, stai scherzando?». Un secondo di silenzio, un'eternità, e: «Non sono mai stata più seria in vita mia. È tutto vero, parteciperai a questo festival, il coreografo ti aspetta in Francia per iniziare le prove».
Mi spiegò ogni singolo dettaglio, enfatizzandolo al massimo, fino a coinvolgermi completamente.. Posai il ricevitore e rimasi immobile, incredula e stupita. Iniziai a piangere come una bambina. Non riuscivo a smettere di singhiozzare e cercavo di dare un senso a quello che avevo appena sentito, come se fosse la tragedia più grande della mia vita.

"Danzerai davvero, in un festival importante, insieme a professionisti, su un palcoscenico vero...". Quelle parole mi rimbombavano nelle orecchie, rimandavano ad altre immagini, altre visioni... Finché tutto fu risucchiato da un turbine di emozioni senza tempo, e mi ritrovai catapultata su quel palcoscenico.

Seduta nel camerino, mentre mi trucco, ripenso a quel¬la sera: la preparazione dietro le quinte, il cuore come un tamburo, le gambe sul punto di cedere. L'attenzione degli altri ballerini nei miei confronti mi aveva aiutato a sentirmi meno nervosa.
Pilar, la danzatrice più bella e capace che avessi mai visto, mi aveva abbracciato e sorriso dicendo: «Respira profondamente e goditi il tuo momento». Ero salita sul palco per ballare il pas de deux con Mar¬co Barbieri con il cuore in gola, quasi tremavo. Marco se n'era accorto e mi aveva sussurrato: «Rilassati, tran-quilla».
Avevo respirato e, non so come, ero riuscita a rilassar¬mi davvero. Marco mi aveva cinto con le sue braccia ed eravamo stati un corpo solo. Le sue braccia erano diven¬tate un'estensione del mio corpo e insieme, in perfetta armonia, ci eravamo lasciati inghiottire dalle luci e dalla musica. Dalla magia della danza. Non ero più Simona, la ragazza che sognava: ero nel sogno e nessuno avrebbe potuto portarmelo via.

 
 
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