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giovedì 12 dicembre 2024
 
Contro il bullismo
 

Studenti fanno fronte comune contro i bulli, e salvano la vittima

31/12/2019  In una scuola superiore di Perugia una classe ha denuciato il comportamento di due studenti che perseguitavano da tempo un coetaneo, poi finiti in comunità. Stavolta l'omertà non ha vinto, e c'è stata giustizia

Il fenomeno che permette il dilagare del bullismo è quello dell’omertà: degli altri, gli amici e i compagni, che anche se non sono parte attiva nelle persecuzioni, tacciono, fanno finta di non vedere, non intervengono a difesa della vittima. Fa quindi notizia, e per una volta in senso positivo, l’episodio accaduto in una scuola superiore di Perugia, dove a mettere fine alle vessazioni sono stati proprio i compagni di classe. Un diciottenne da quasi un anno era stato preso di mira da due studenti non della sua classe che lo insultavano, lo picchiavano,  fino ad arrivare a spegnergli una sigaretta sul collo. Questo nei corridoi della scuola, nei bagni, in cortile. La vittima non aveva confessato a nessuno quello che stava subendo, né ai compagni né alla famiglia,ma non aveva potuto evitare di prorompere più volte in pianto. Viveva da recluso evitando di aggirarsi nella scuola dove i due gli tendevano i loro agguati e anche di frequentare quelle zone della città dove poteva avere occasione di incontrarli. Ma i compagni si sono resi conto di che cosa stava succedendo e hanno deciso, compatti, di agire presentando un esposto al preside firmato anche da una docente. Da lì è partita l’indagine   che ha individuato i colpevoli, due minorenni che sono stati arrestati (uno di loro era responsabile anche di rapine ed estorsioni nei confronti di almeno altri cinque compagni di scuola) e mandati in comunità a riflettere su quanto accaduto. Il giudice ha dichiarato scritto che qualsiasi «comportamento scorretto» durante il periodo di applicazione della misura cautelare li porterebbe in carcere.
L’episodio dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che i bulli possono essere isolati e resi innocui, che è possibile fare fronte comune, anche perché di solito le prepotenze si svolgono in un ambito comunitario davanti a tanti testimoni. La paura, il quieto vivere, il menefreghismo troppe volte lasciano campo aperto ai prepotenti, che spesso agiscono da soli o in piccoli gruppi. Eppure la loro strafottenza, il loro senso di impunità, trionfano tra il silenzio di chi si gira dall’altra parte. In questo caso, invece, si è formato un gruppo coeso che si è opposto, si è alzato in piedi per dire basta, sensibile alle sofferenze di un coetaneo. Desideroso di giustizia. La possibile tragedia (quante volte leggiamo di vittime spinte al suicidio), è stata evitata e il ragazzo ha ricominciato a vivere. 

 
 
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