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mercoledì 11 settembre 2024
 
 

La maschera è meglio su o giù?

08/03/2013  Il processo di autonomia delle donne marocchine passa anche dal laboratorio teatrale proposto da Cefa onlus: un modo diverso di mettersi in gioco

A pochi chilometri dalla capitale Rabat, in Marocco, sorge Salé: un tempo vi imperversavano i corsari barbareschi. È qui che, nei quartieri oggi più disagiati, lavora Cefa onlus con progetti destinati prevalentemente alle donne. In particolare, negli ultimi mesi è stato attivato un percorso di istruzione e formazione professionale che offre alla beneficiarie l'opportunità di specializzarsi in sartoria. Le richieste di lavoro in questo settore, infatti, non mancano.


Insieme a partner locali quali Adam e Overboys, si è avviato un progetto che intende facilitare l'accesso al mondo del lavoro di quelle ragazze che per motivi familiari o di natura economica sono costretta ad abbandonare gli studi. Da queste parti, infatti, l'analfabetismo è ancora un problema che investe circa il 40-50% di analfabeti. 

In particolare, nei vicoli del quartiere Al Qoriaa sono state coinvolte 50 giovani donne che oggi usufruiscono di corsi di formazione nella confezione e nel cucito moderno e tradizionale, oltre a ricevere un livello minimo di educazione nell'apprendimento della lingua francese.

In parallelo è stato inaugurato un laboratorio teatrale guidato da un'esperta nel settore dell'arte scenica con l'obiettivo di motivare le ragazze a mettersi in gioco, pur in un dimensione ludica: la timidezza e l'insicurezza rappresentano infatti un freno nel processo di conquista dell'autonomia e dell'indipendenza, non solo economica, dal loro contesto di provenienza. Con tecniche rivolte alla concentrazione e all'immaginazione un'esperta nel settore dell'arte scenica le guida in un percorso di superamento di eventuali vincoli o barriere psicologiche.

Nei prossimi mesi sono anche previste lezioni sulla promozione dei diritti e della cittadinanza attiva.

Il Cefa lavora in Marocco per l’alfabetizzazione dal 1998. Il paese è quello che in tutta l'area "vanta" il più alto tasso (45% del totale) registrando una netta prevalenza in quella fetta di popolazione composta da donne "rurali" dove spesso si arriva a sfiorare o addirittura sfondare la soglia dell’80%. In questi anni, il lavoro si è concentrato sulle regioni della Chaouia Ouardiga (provincia di Settat in particolare) e della Tadla Azilal (provincia di Beni Mellal) ed ha coinvolto 4000 donne.


L'organizzazione ha ampliato e potenziato anche un manuale di II e III livello che servirà a prevenire l’analfabetismo di ritorno di cui spesso ricadevano le allieve del I anno. Attualmente il Cefa sta operando, con il sostegno dell’associazione locale Aideca e del Ministero dell’Istruzione nella provincia di Tadla Azilal dove si sono confermate 25 classi con 530 beneficiarie.

Di seguito, le impressioni di viaggio raccolta da Donata Frigerio durante un suo viaggio in Marocco nei progetti del Cefa.


«C’è un Marocco sconosciuto ai più, con catene montuose innevate, oliveti, campi di grano. La nostra mini-delegazione al femminile, 3 donne, ha conosciuto questo Marocco, non da cartolina, pulsante di vita vera. Abbiamo parlato con uomini e donne, tante donne, di tutto. La parità di genere è il terzo Obiettivo di Sviluppo del millennio e auspica politiche a sostegno del mondo femminile e la parità di opportunità di accesso all'istruzione per ragazzi e ragazze. 

 Nelle città marocchine che abbiamo visitato le donne ci sono apparse sempre indaffarate, si prendono cura dei propri bambini e di quelli degli altri, del marito, della casa e molte lavorano anche fuori casa. Re Mohammed VI, negli ultimi 10 anni, ha riconosciuto loro una forte e maggiore libertà e le donne hanno potuto organizzarsi e impegnarsi per conquistare alfabetizzazione e produrre reddito. Ora, almeno in teoria, possono scegliere con chi sposarsi, divorziare, viaggiare da sole, aprire un conto in banca, vestire all'occidentale, studiare. Tutto ciò permette una maggior consapevolezza dei propri diritti, una migliore educazione della prole.

Abbiamo conosciuto Rachida e Sofia, italiana, cooperante del Cefa, ong di Bologna di cui abbiamo visitato i diversi progetti di sviluppo agricolo e sociale in Marocco. Rachida e Sofia lavorano insieme in programmi rivolti alle donne e agli uomini insieme e in attività che coinvolgono esclusivamente le donne. Uomini e donne, alla pari, portano avanti due cooperative di trasformazione delle olive, olive enormi, saporitissime, verdi e rosse. Al nostro arrivo ci accoglie con simpatia la presidente della cooperativa Taymate, che ci accompagna durante la nostra visita e orgogliosamente ci spiega il lavoro che vi viene svolto, offrendoci l'immancabile the verde, olive, olio e pane, naturalmente arabo. 

Rivolto esclusivamente alle donne è il progetto di alfabetizzazione perché più di tutti sono loro ad aver sofferto la lontananza dalle aule scolastiche. In classe, insieme alle lezioni di grammatica, lettura e scrittura, si svolgono anche lezioni di economia domestica e artigianato, per creare una piccolissima fonte di reddito e autofinanziamento.

Attraverso lo studio le donne si rendono autonome e indipendenti perché apprendono gli strumenti per la gestione delle più semplici faccende domestiche perché imparare significa difendersi dai profittatori al mercato, riconoscere i soldi, saper firmare, leggere e comprendere il foglio che si sta firmando. Le donne ci accolgono con canti in lingua berbera, fiere nei loro djellaba multicolori e tradizionali, alcune col volto delicatamente tatuato secondo tradizione, elegantissime e orgogliose della loro preziosa cartella che contiene tutto quanto è necessario per studiare: quaderno, penna, lavagnetta. Ci mostrano i primi disegni, infantili e bellissimi, e la carta dei diritti e doveri della classe, che hanno elaborato in un lavoro collettivo.


Con il cuore pieno di emozioni e vita con Sofia ci siamo spostate verso Salé, vicino a Rabat, dove è in corso il progetto di teatro per ragazze, per sostenerle nel percorso di autodeterminazione. Giovani dai 15 ai 25 anni frequentano le lezioni di teatro tenute dall’attrice Hajar Chargui con cui stanno preparando uno spettacolo che sarà messo in scena proprio nei prossimi giorni. È meraviglioso guardare le ragazze mentre compiono la “trasformazione”: smettono gli abiti tradizionali e il velo per indossare la tuta che rappresenta la nuova esperienza; alla fine della lezione riprendono gli abiti tradizionali e il velo ed escono, riprendendo gli atteggiamenti seri che contrastano con le risate e la gioia comunicata poco prima. Le tradizioni vanno rispettate, nonostante tutto.

Lo Stato ha da poco promulgato il Codice di famiglia che vieta matrimoni precoci e combinati ma questa legge ha difficoltà di attecchire per diventare “costume”: ci raccontano di una ragazza di Rabat che, qualche mese fa, si è suicidata perché la famiglia voleva costringerla a sposare un giovane che l'aveva violentata. La notizia ha fatto scalpore fin nelle periferie facendo emergere la fatica delle famiglie nell'accettare una legge che si scontra con usanze radicate». 

 
 
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