La prima figurina di Luis Suarez all’italiana, precocemente strappata via dall’album perché alla fine l’affare con la Juventus non si è concluso, è un figurone di palta da 10 milioni di euro per lui e, ancor di più, per quelli che glielo hanno apparecchiato. Dieci milioni è la cifra per cui la Juve avrebbe dovuto assicurarsi il campione uruguaiano in uscita dal Barcellona. Di mezzo però c’era un problema: per giocare con la società torinese, che ha già esaurito il limite dei tesserati extracomunitari, Suarez sarebbe dovuto diventare “comunitario”. Problema risolvibile nel suo caso con la cittadinanza italiana per matrimonio, dato che Suarez ha moglie con il doppio passaporto italo-uruguaiano perché discendente di cittadini italiani (tra le modalità con cui attualmente si acquisisce la cittadinanza italiana c’è infatti il matrimonio con un cittadino italiano. E cittadini italiani si è se si hanno genitori o nonni migranti italiani all’estero anche se si è nati altrove e se non si è mai stati in Italia, a meno che i genitori non abbiano cambiato la propria cittadinanza in quella del Paese che li accolti).
Suarez, per via della moglie, questi requisiti li aveva: ma aveva bisogno di fare molto in fretta, quando di norma per la cittadinanza per matrimonio ci vogliono tra i due e i quattro anni (e speriamo che non ci sia un calendario non detto che mette in coda i meno abbienti) mentre a Suarez serviva in poche settimane. E, come tutti però, Suarez avrebbe prima anche dovuto dimostrare di conoscere l’italiano almeno a livello B1 (intermedio) come richiesto dai decreti sicurezza (e per quello un paio di settimane sono pochine). E qui, a quanto pare è cascato l’asino (absit iniuria verbis, è un modo di dire, ogni riferimento è puramente casuale): perché si dà il caso che la Procura della Repubblica di Perugia, dal giugno scorso guidata da Raffaele Cantone, avesse da qualche mese aperto un’indagine, per una questione di buco nei bilanci, che prevedeva intercettazioni all’Università per stranieri di Perugia, uno degli enti titolati in Italia a fornire certificazioni linguistiche per la cittadinanza, per i permessi di soggiorno di lungo periodo, ma anche per iscriversi alle università italiane da stranieri. E in queste intercettazioni è incespicato indirettaemente Suarez, che con ogni evidenza dribbla con maggiore agilità il pallone di quanto non faccia con la coniugazione dei verbi in Italiano.
Il fatto è che tra «la correttezza e regolarità delle procedure» con cui l’università si difende e le intercettazioni si nota uno scarto degno del miglior Maradona, a suon di: «ma te pare che lo bocciamo», «A che livello dovrebbe passare questo ragazzo? B1?»; «Non dovrebbe, deve, passerà, perché con 10 milioni a stagione di stipendio non glieli puoi far saltare perché non ha il B1». Dal resto delle intercettazioni i magistrati hanno desunto che per Suarez potrebbe esserci stato un esame con i contenuti concordati a priori, insomma truccato. Per questo nel decreto di perquisizione firmato dalla procura umbra il 22 settembre, in cui si specifica che le conversazioni sono state captate nel corso di un’attività di intercettazione relativa a un procedimento del febbraio 2020 per fatti diversi maturati nel contesto dell’ateneo, si apre un nuovo filone di indagine relativo proprio a quell’esame un po’ troppo facile per uno che «non spiccica una parola» e «parla con i verbi all’infinito», per dirla ancora con le frasi captate nei corridoi dell’università.
Le ipotesi di reato sono segreto d’ufficio, falso ideologico, rivelazione di segreti d’ufficio (tali sono infatti i contenuti delle prove d’esame). Ma potrebbe aleggiare anche un sospetto di corruzione: l’esame di Suarez sarebbe infatti stato richiesto dalla Juventus per valutare le possibilità di tesseramento e sarebbe stato approntato ad hoc solo per lui. La società di calcio non è indagata, come non lo è il calciatore, ma le indagini proseguono per capire se l’università abbia fatto tutto da sola come si evince dalle parole di Selvaggio Sarri (anche i nomi ci si mettono... in questa tragicommedia, ma non è parente di Maurizio Sarri ex allenatore della Juve anche se i meme e le battute si sprecano), colonnello della Guardia di Finanza che a Radio Punto nuovo ha spiegato: «Non c’è stata alcuna pressione esterna. È stata un’iniziativa dei vertici dell’Università per stranieri di Perugia, ammaliati dal candidato eccellente e dall’avere avuto un contatto da parte di questa squadra». Ma i Pm, che fanno l’avvocato del diavolo per mestiere (no, il Milan non c’entra) non possono non verificare se chi ha deciso di facilitare la discesa a rete di Suarez abbia anche, da qualche parte del giro, tenuto attaccato qualcosa di più e di diverso dalla vicinanza con il fascino dei campioni. Mentre intanto anche la procura federale della Federcalcio ha chiesto le carte per verificare eventuali violazioni del diritto sportivo.
Se non fosse che quello degli esami truccati è un problema serio del Paese fondato sull’aiutino che considera la raccomandazione e il favoritismo peccati veniali; se non fosse che è lo stesso Paese in cui il “Lei non sa chi sono io” ha ancora largo diritto di cittadinanza; se non fosse che questa storia apre una voragine di diritti dispari tra paperoni e poveri cristi, il modo con cui la vicenda è emersa avrebbe un vago sapore da commedia all’italiana (chissà poi perché si chiama così?). E speriamo che quando davanti ai magistrati si tratterà di spiegare i contenuti di quelle intercettazioni imbarazzanti a nessuno venga in mente di dire che, insomma, è un fatto notorio che Suarez è uno che morde e che lo sanno tutti che è meglio non farlo arrabbiare.
Ps. Per la cronaca Suarez andrà all’Atletico Madrid e a questo punto non avrà bisogno della cittadinanza, ma intanto qualcuno dovrà spiegare questa faccenda, grave ma non seria, nelle sedi opportune. E chissà che questo buccione di banana su cui Suarez è scivolato non sia l’occasione per rimettersi a riflettere, questo sì seriamente, su che cosa rende tale un cittadino. Lo si deve a chi la cittadinanza italiana se la suda da anni, lavorando sodo, senza contratti da milioni e senza l’aiutino di nessuno, anzi facendo i lavori umili che gli italiani rifiutano. Ne va della dignità dell’Italia.