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sabato 08 febbraio 2025
 
Violenze e orrori senza fine
 

Sud Sudan, donne da stuprare come premio ai miliziani

11/03/2016  L'Onu denuncia i casi di donne offerte ai soldati da stuprare come compenso per i loro servizi. Dopo lo scoppio della sanguinosa guerra civile nel dicembre del 2013, le violazioni dei diritti umani sono sistematiche.

Donne in premio. Come oggetti. Da brutalizzare e stuprare a piacimento, in base alla regola “fai ciò che puoi e prendi ciò che puoi”. Donne come ricompensa per i miliziani che offrono i loro servizi. Accade in Sud Sudan, lo stato più giovane del mondo (è nato ufficialmente nel luglio del 2011), ma in cui si praticano orrori da età della pietra. L'alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein, dichiara che ci troviamo di fronte a una delle più orribili violazioni dei diritti umani che ci sia al mondo.

Secondo il Rapporto delle Nazioni Unite, fra l'aprile e il settembre del 2015 ci sono stati oltre 1.300 casi di stupro nello stato di Unity, uno dei dieci stati che formano il Sud Sudan. Tutto fa pensare che la pratica dello stupro sia molto più ampia, diffusa in altre parti del Paese. La libertà di rapimento e di stupro delle donne, invece di un compenso in denaro, sarebbe stata garantita dal governo alle milizie armate sue alleate, impegnate a combattere nella guerra civile esplosa nel dicembre del 2013 fra le truppe fedeli al presidente Salva Kiir e quelle legate all'ex vicepresidente Riek Machar.

In questi giorni gli orrori praticati in Sud Sudan sono stati denunciati anche da Amnesty International. Secondo Amnesty, oltre 60 fra uomini e ragazzi sarebbero stati deliberatamente soffocati in un container dalle forze governative, prima di essere gettati in una fossa comune. Secondo l'Alto Commissariato dell'Onu per i diritti umani, “la situazione dei diritti umani in Sud Sudan si è deteriorata drammaticamente dallo scoppio della crisi nel 2013”. In seguito alla guerra civile si contano oltre 2 milioni di sfollati e i morti sono decine di migliaia. Nell'agosto del 2015 era stato siglato un accordo di pace fra le parti in conflitto, ma ancora non è stato formato il Governo transitorio di unità nazionale previsto.

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