La popolazione del Sudan non si piega facilmente di fronte ai dittatori. Ogni volta che i militari hanno cercato di oltrepassare il segno, la piazza si mobilita e protesta. Anche rischiando. Così è accaduto anche lunedì 25 ottobre, quando nelle prime ore del mattino il generale Abdel Fattah al-Burhan ha fatto arrestare il primo ministro Abdallah Hamdok insieme ad altri ministri e funzionati del governo, ha sciolto il Consiglio Sovrano militare-civile che era stato istituito per guidare il Paese verso la democrazia dopo il rovesciamento di Omar al-Bashir in una rivolta popolare due anni fa.Al-Burhan ha dichiarato lo stato di emergenza in tutto il paese, affermando che le forze armate devono garantire la sicurezza. Ha promesso di tenere le elezioni nel luglio 2023 e di consegnare allora a un governo civile eletto. Per il momento dovrebbe entrare in funzione un governo defunto da Al-Burhan “tecnico e indipendente”.
Ma i sudanesi sono scesi in strada a protestare e l’esercito ha sparato. Secondo Al Jazeera si contano 7 morti e 80 feriti. I militari hanno chiuso l’aeroporto, ponti e strade di accesso alla capitale Khartoum, mentre è stato bloccato anche l’accesso a internet.
La situazione a Khartoum resta molto tesa e inquieta il ricordo di quanto accadde nel giugno del 2019, prima che fosse concordata la transizione democratica: allora i soldati aprirono il fuoco sui manifestanti a Khartoum uccidendo almeno 87 persone.
Oggi ci sarà una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Intanto i governi di Stati Uniti, Regno Unito e Norvegia lunedì sera hanno rilasciato una dichiarazione in cui esprime profonda preoccupazione per la situazione, condannando la sospensione delle istituzioni democratiche e chiedendo il rilascio degli arrestati.
"Le azioni dei militari rappresentano un tradimento della rivoluzione, della transizione e delle legittime richieste del popolo sudanese per la pace, la giustizia e lo sviluppo economico", hanno affermato in una dichiarazione congiunta. Anche la Russia ha chiesto moderazione e una soluzione pacifica.
Già il mese scorso in Sudan era fallito un colpo di stato. Il disaccordo e le tensioni fra i civili e i militari all’interno del Consiglio Sovrano sono una costante di questo periodo di transizione avviato dopo la caduta di Omar al-Bashir, rimasto al potere per un trentennio. Il Sudan resta un paese fragile.