“Boris Johnson e’ confuso, debilitato. Non si è ancora ripreso dal Covid 19 che lascia problemi anche mentali come depressione”. Questa verità, che si sente spesso ripetuta, nei circoli vicini al premier, nelle ambasciate e a Westminster, potrebbe facilmente spiegare l’ultimo, gravissimo errore del premier. Un primo ministro che, rispondendo a una domanda di un giornalista, sbaglia completamente sulle ultime restrizioni che il suo stesso governo ha pubblicato qualche ora prima.
“Nel nord est e nelle altre zone dove ci sono nuove misure ancora piu’ severe bisogna seguire le indicazioni delle autorità locali ma, per quanto ne capisco io, ci si può incontrare in sei all’aperto”.
Sbagliato completamente. Il premier parlando alla televisione, alla nazione, ha solo fatto confondere i cittadini, già in preda al caos perchè il governo continua a cambiare le misure e non chiarisce quali sono suggerimenti e quali dettati della legge, indirizzandoli sulla strada sbagliata.
Un altro enorme danno di immagine e di realtà che Johnson ha tentato inutilmente di correggere scusandosi in un tweet un’ora dopo.
Lo stanno criticando tutti. I sindaci Tory al cento per cento dei comuni di Newcastle, Durham, Sunderland, Gateshead. Quel muro rosso, il nord est da sempre laburista, che l’ha portato vittorioso a Westminster lo scorso dicembre con una maggioranza di ottanta parlamentari. Non ne possono più di una crisi che si aggrava ogni giorno con 7.143 nuovi casi, il numero piu’ alto da gennaio, piu’ 45% in sette giorni, con i ricoveri negli ospedali oltre quota 2000 e quelli in terapia intensiva 297 e le morti a quota 42.072 secondo le statistiche ufficiali anche se sono molto più alte secondo i sondaggi indipendenti
Il quotidiano del premier, quel “Daily Telegraph”, conservatore, per il quale Johnson ha lavorato per anni, lo ritrae confuso mentre si gratta la testa. E a guardarlo alla televisione, il primo ministro appare indebolito e distaccato.
Ma anche se non è ancora uscito da quel tunnel Covid lungo che lo tormenterà per mesi, non sta nella malattia (non ancora superata fino in fondo) la spiegazione dell’ultimo errore e di un comportamento, da sempre, confuso e inaffidabile.
Quando il premier dice in Parlamento, come è capitato qualche giorno fa, che “italiani e tedeschi hanno affrontato meglio la pandemia perche’ non sono liberi” intende dire davvero: “Sono stato abituato fin da piccolo a fare tutto quello che voglio e non posso credere che il popolo britannico sia diverso da me. Non mi hanno insegnato a rispettare le regole e ho sempre dato per scontato che il resto della Gran Bretagna facesse lo stesso. Per questo mi rifiuto di imporre restrizioni precise. Voglio lasciare massima liberta’ anche nella pandemia”.
Mentre diverse statistiche, riprese dal settimanale “Economist”, dimostrano che sessanta milioni di cittadini britannici seguono volentieri indicazioni chiare, come è capitato durante il lockdown, il premier continua a ripetere in parlamento che “non puo’ limitare la libertà dei cittadini perche’ non lo tollererebbero”.
Ed ecco arrivare, insieme al liberalismo di Johnson, la sua incompetenza. Il rifiuto a prendere seriamente il compito che gli e’ stato affidato e la pretesa di giocare con i doveri pubblici.
Quante volte ha sbagliato e quante volte ha mentito nella sua carriera di giornalista, politico e sindaco di Londra?
L’elenco è interminabile e si comincia con le bugie che scriveva da corrispondente che gli sono costate le dimissioni. Articoli completamente inventati da Bruxelles, tra il 1989 e il 1994, proprio per il “Telegraph”, con i quali rubava lettori ai colleghi e criticava la Ue. Johnson ha scritto che l’Unione stava pensando a bare per i defunti tutte della stessa taglia e preparando agenti che controllassero la forma delle banane.
Lui stesso ha ammesso una volta, in un’intervista con l’”Independent” che: ”l’elenco dei suoi sbagli e’ troppo lungo per essere fatto”. Licenziato dal “Times” per aver completamente inventato, per la prima pagina, una citazione di suo nonno, lo storico Colin Lucas. Johnson è arrivato a scrivere, da direttore del settimanale “Spectator”, nel 1999, che la colpa della tragedia dello stadio di Hillsborough, dove sono morte 96 persone e 766 sono rimaste ferite, “era colpa dei fan ubriachi del Liverpool” e non della cattiva organizzazione e gestione dell'evento calcistico.
Questa profonda mancanza di rispetto per la verita’ dei particolari precisi e noiosi della realta’ di tutti i giorni, accompagnata a una smodata sete di potere, si e’ vista da quando Johnson è entrato a Downing street.
Completamente dipendente il premier dal suo "consigliere Rasputin" Dominic Cummings proprio perchè quest’ultimo ama i dettagli mentre il primo ministro non sa che cosa sono.
E’ raccontando tutti i particolari della sua clamorosa violazione del lockdown, lo scorso maggio, che Cummings ha tentato di salvarsi inutilmente davanti ai giornalisti. Ma Johnson ha chiarito che le sue dimissioni non erano sul tavolo benche’ avesse violato la legge.
Oggi nel Regno Unito regna il caos. In nessun luogo pubblico si misura la temperatura. Nei bar e nei ristoranti e in altri luoghi pubblici l’uso delle mascherine e’ lasciato alla discrezione individuale. Per trovare un tampone medici e infermieri devono viaggiare centinaia di chilometri. Migliaia di studenti, che sono rientrati nelle universita’, non osservano la distanza sociale producendo focolai in tutto il Paese.
La app introdotta dal governo non funziona. Soltanto il 18% di persone con sintomi Covid si autoisolano, come richiesto, tanto che il governo ha introdotto multe fino a diecimila euro per chi si rifuta di farlo violando la legge.
La confusione si è trasferita a Westminster dove un centinaio di parlamentari, molti Tories, vogliono negare al premier la possibilita’ di rinnovare il “Coronavirus Act” che consente al governo di procedere con decreti, senza l’approvazione del parlamento.
Certo la Camera dei Comuni si ricorda di quando, un anno fa, sei mesi prima della pandemia, la “Corte Suprema” decise all’unanimita’ che Johnson aveva imbrogliato la Regina sospendendo il Parlamento per correre alle elezioni che avrebbe stravinto a dicembre.
E poi il lungo elenco di occasioni nelle quali il premier si e’ rifiutato di dare indicazioni chiare al Paese. A cominciare dalla festa della mamma, il 22 marzo scorso, la domenica vigilia dell’inizio del lockdown quando, nella stessa giornata, Johnson ha detto tre cose diverse. “Parlero’ con mia mamma al telefono”. “Andro’ a vederla a distanza”. “Andro’ a trovarla a casa sua”. E, soltanto alle 18, quando, in tutto il Paese, figli e nipoti avevano visitato mamme e nonne, facendo impennare i contagi, ed era ormai troppo tardi il premier si era deciso a dire: “Vi raccomando di stare a casa”.
L’elettorato, ormai, ha capito. Qualche giorno fa il partito laburista ha sorpassato i conservatori nei sondaggi per la prima volta da quando Johnson è diventato premier. Secondo “Opinium”, affidabile casa di statistiche il leader laburista Keir Starmer, con il suo primo discorso in remoto al partito, si e’ assicurato il 42% del voto, tre punti in piu’ rispetto a due settimane fa. Avrebbe la maggioranza in parlamento se fosse eletto. Il 55% degli intervistati ha ammesso di volere questo famoso ex avvocato, cresciuto a pane e partito e Pari del Regno, come premier. Certo potrebbero votare per lui, alle prossime elezioni, quei cittadini del Nord di Inghilterra ai quali il governo sta infliggendo misure cosi confuse che neppure il premier le capisce più. Zone gia’ poverissime dopo la fine della Rivoluzione Industriale che si aspettavano da Boris Johnson nuovi lavori e ricchezza e si ritrovano con un’impennarsi della pandemia che non da’ segno di voler diminuire.