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Sunset, un film sul destino del sogno europeo

08/09/2018  Già vincitore del premio della critica, si candida al Leone d'oro questo potente affresco storico di László Nemes, ambientato in Ungheria alla vigilia dello scoppio della Prima guerra mondiale. Una riflessione sul passato con tante cose da dire sull'attualità.

Sunset racconta il tramonto di un’epoca, la fine delle grandi monarchie: il mondo che cambia, e il prezzo che si paga. Siamo nel 1913, a Budapest. L’Europa si affaccia sul nuovo secolo, ogni Paese vuole più spazio, gli attriti politici aumentano, e a farne le spese sono quelli che hanno appena di che sopravvivere. Niente sarà più come prima, l’Impero Austro-Ungarico sta vivendo il suo crepuscolo, un anno dopo l’arciduca Francesco Ferdinando verrà assassinato a Sarajevo. L’ombra della Grande Guerra incombe, alcuni popoli inseguono l’unità e l’indipendenza, altri si sentono già conquistatori.

La protagonista di Sunset, Irisz Leiter, incarna lo spirito dell’Europa. Lei è alla ricerca delle sue origini, della famiglia. È scossa dai fermenti della nuova era, ma anche vittima degli antichi retaggi, di una borghesia che vuole mantenere lo status quo. Deve anche fare i conti con la maggioranza povera, ormai allo stremo, pronta a sollevarsi per dare il via a un cambiamento.

László Nemes torna a misurarsi con la Storia. Nella sua folgorante opera prima Il figlio di Saul aveva raccontato l’Olocausto, i campi di sterminio nazisti. Aveva incollato la macchina da presa sul volto di un ebreo deportato, un padre che credeva di aver ritrovato suo figlio. Solo il suo viso era a fuoco, tutto il resto non era nitido. Questo perché la tragedia non si può narrare per immagini: la verità resta nella mente dei testimoni, di chi l’ha vissuta sulla propria pelle. In Sunset il regista mantiene spesso lo stesso stile, per trasmettere l’incertezza di quegli anni. Nessuno sapeva che cosa sarebbe successo, ognuno agiva secondo il proprio tornaconto. Si viveva in una sorta di illusione collettiva, dove i sogni si trasformavano in rimpianti e nemmeno la propria casa era un porto sicuro. 

Sunset è un’opera potente, che parla del passato per analizzare il presente, e proiettarsi verso un futuro quanto mai oscuro. Film vibrante, di grande bellezza, un po’ estenuante nella durata (143 minuti), ma da amare dal primo all’ultimo minuto. Descrive la ricerca dell’identità di una nazione, l’Ungheria, la patria di Nemes e del suo maestro Béla Tarr. La riflessione si sofferma anche sul senso di colpa di una classe dirigente che manda il resto dell’umanità alla rovina fisica e spirituale. E così si arriva ai giorni nostri, alle false promesse che si sentono ai telegiornali, al dialogo che cede il passo alla violenza. Ma la macchina da presa non riprende la brutalità, la lascia intendere attraverso gli sguardi disperati dei personaggi. Nemes si conferma come uno dei registi più importanti non solo del nuovo cinema ungherese, ma di questo millennio, e si candida per il Leone d’Oro.   

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