Per i detenuti milanesi e i loro
familiari era “l’angelo di San Vittore”.
Ma all’impegno in carcere suor
Enrica Alfieri c’era arrivata
per caso, o meglio, per provvidenza.
Poiché, in realtà, la sua vocazione
era la missione educativa nell’asilo
infantile curato a Vercelli dalle
Suore della carità di santa Giovanna
Antida Thouret, fra le quali era
entrata nel 1911, a vent’anni di età.
Era, infatti, nata a Borgo Vercelli
il 23 febbraio 1891. A soli 28 anni si
ritrovò ammalata del morbo di Pott
e fu costretta a lasciare la scuola.
Per quattro anni restò immobile a
letto, soffrendo «con dignità, amore,
dolcezza e fortezza», come scriveva
alle consorelle. Da un viaggio a
Lourdes riportò a casa una bottiglia
di acqua benedetta, che iniziò a bere
quotidianamente con fiducia. E il 25
febbraio 1923, dopo aver invocato
la Madonna, sentì l’ordine: «Alzati».
La voce della prodigiosa guarigione
si diffuse in tutto il circondario
e la superiora della comunità preferì
allontanarla da Vercelli e inviarla
presso il carcere di San Vittore a
Milano, dove resterà sino alla morte,
avvenuta il 23 novembre 1951.
Con
la sua presenza, hanno raccontato
i testimoni del processo di
beatificazione, «accoglie, illumina
e riscalda; con l’amore stempera
le rabbie, le prepotenze, le volgarità
e porta anche alla conversione».
Durante l’occupazione nazifascista
a Milano, accanto ai detenuti
comuni vennero rinchiusi in carcere
prigionieri politici, partigiani, ebrei.
Suor Enrica riuscì a stabilire
contatti clandestini e a passare
informazioni e messaggi, e per
questo motivo fu anche lei
arrestata, il 23 settembre 1944.
Per interessamento del cardinale
Ildefonso Schuster le fu risparmiata
la fucilazione, ma venne comunque
internata nel campo di Grumello
al Monte (Bergamo).
Il 7 maggio
1945 i responsabili del Comitato
di liberazione nazionale la
riaccompagnarono con tutti gli onori
alla sua missione a San Vittore.
Qui iniziò a occuparsi soprattutto
delle detenute, cercando
di migliorarne le condizioni
di reclusione e di offrire prospettive
per il loro rientro in società.
Quando morì, per le conseguenze
di una frattura al femore, esclamò:
«Non credevo fosse così dolce
morire». L’eroicità delle virtù è stata
riconosciuta il 19 dicembre 2009,
mentre il miracolo è stato approvato
il 2 aprile 2011.