Matteo Salvini, attuale vicepresidente del Consiglio e ministro dell'interno del Governo Conte; è della Lega la proposta di regolamentare e tassare la prostituzione (Foto Ansa).
Di fronte alla proposta di riaprire le case chiuse e di superare la Legge Merlin, come donna sono indignata e profondamente arrabbiata perché la ritengo insensata e ipocrita. Ma di quale prostituzione vogliamo parlare? Forse di quella vissuta dalle migliaia di giovani donne straniere, ingannate e trafficate da aguzzini criminali, schiavizzate sulle nostre strade, oltraggiate nel corpo e nella dignità? Da anni lavoro accanto a queste ragazze vittime di tratta, costrette a diventare “merce” per i tanti clienti italiani... e sento scolpito dentro di me il loro grido: «Non buono questo lavoro, non buono, help me, help me!» Per dirsi civile un Paese deve anzitutto offrire opportunità di liberazione a queste donne. Credo che la questione urgente non sia quella delle donne, ma chiedersi come mai c’è tutta questa domanda. Perché tanti maschi hanno bisogno di comprare il corpo di una ragazza, a volte ancora bambina? Non è più rimandabile una seria educazione ai sentimenti, alla relazione, al riconoscimento e al rispetto dell’altra/o, a partire dalle scuole. E mi domando come faranno nelle case chiuse queste donne a trovare aiuto e vie d’uscita. Inoltre in queste case aumenterà ancor più il controllo sui corpi delle donne. Pensiamo al tema della salute, chi chiede sesso non protetto? Non di certo le donne. Chi lo chiede è il cliente. Ecco allora che a Salvini e a chi alimenta il dibattito io dico: venite qui a incontrare queste ragazze. Leggete Il coraggio della libertà dove Blessing racconta il dramma di queste 40 mila giovani costrette a prostituirsi ogni giorno. Venite a incontrare chi lavora da anni dentro questi drammi. Perché tutti abbiamo sete di trovare una soluzione a quello che papa Francesco ha definito un “crimine contro l’umanità”. Il volto di civiltà al nostro Paese lo daremo solo quando toglieremo il peso delle catene della schiavitù a tante, troppe donne, oggi ancora schiave.