I più recenti annunci del Governo parlano di una Finanziaria 2017 già quasi pronta, che si prospetta molto impegnativa. Risorse per scongiurare l’aumento dell’IVA, risorse per sostenere le pensioni, soprattutto quelle anticipate, risorse per il progetto Casa Italia, per il doveroso intervento di manutenzione dell’edilizia scolastica… E per i redditi delle famiglie? Forse qualche ulteriore incentivo per le ristrutturazioni abitative, ma della riduzione dell’IRPEF – cioè le tasse delle famiglie - se ne parlerà nel 2018. La pressione fiscale nel Paese sembra diminuire, almeno dalle dichiarazioni del Ministero dell’Economia, soprattutto sulle imprese (taglio dell’IRES) . Però quella sulle famiglie dovrà aspettare all’anno prossimo.
Intanto arriva la notizia che è stato finalmente rinnovato il nuovo Osservatorio sulla Famiglia, del Governo: una buona notizia, per uno dei pochi ambiti istituzionali in cui la famiglia è al centro dell’attenzione (e auguri ai nuovi membri del Comitato scientifico e dell’Assemblea). Non è inutile ricordare che proprio grazie al lavoro dell’Osservatorio nel 2012 venne approvato il primo Piano Nazionale per la Famiglia nella storia dell’Italia repubblicana (tuttora pressoché totalmente inattuato, ma questa è un’altra storia…).
Si sa, la redazione della finanziaria è momento cruciale, in cui il Governo passa dalle parole ai fatti; lì si capisce cosa sta davvero a cuore ad un Governo, quando cioè decide dove mettere i soldi, a chi chiederli e a chi darli. Certo, per chi si preoccupa dei redditi delle famiglie, degli oltre 4 milioni di persone in condizione di povertà, della povertà minorile, del fisco che penalizza le famiglie monoreddito e quelle con più figli, la mappa di priorità che sembra emergere non è molto confortante, almeno stando ai primi annunci. Diminuire l’IRPEF, quindi? Se ne parla l’anno prossimo. Però potete ristrutturare la vostra casa, perché ci saranno ancora sgravi fiscali, spalmati su dieci anni… Così si dà anche lavoro al settore edilizio, tuttora in grave crisi. Il che è certamente positivo (soprattutto per le famiglie dei lavoratori di questo settore). Ma dire che è una politica per le famiglie è francamente un po’ eccessivo. È vero che la casa è il patrimonio prioritario delle famiglie italiane. Però può ristrutturare la casa solo chi ha qualche risorsa in più, un po’ di risparmi, uno stipendio sicuro, non certamente chi “fa fatica ad arrivare a fine mese”. E purtroppo sono ancora tanti. Così come sono tanti coloro che non hanno nemmeno niente da detrarre: i famosi “incapienti”, sempre dimenticati e bistrattati dal fisco italiano.
Sempre dalla stampa sembra di capire che nonostante il rinvio al 2018, forse sull’IRPEF il Governo potrebbe impegnarsi già oggi. Non sarebbe una brutta idea, se l’impegno fosse rilevante, e soprattutto equo. Mi permetto qui, allora, di avanzare una semplice proposta per questo impegno per il 2018, circoscritta nei contenuti, ma credo di grande impatto – non solo simbolico. La proposta è che ogni ipotesi di riduzione dell’IRPEF per il 2018 venga destinata in modo selettivo ed esclusivo al sostegno delle famiglie con figli, in modo da tentare di alleggerire l’iniquità fiscale che subiscono da troppi anni le famiglie italiane che scommettono sulla natalità. È inutile riproporre numeri, statistiche, dati economici: è ormai noto a tutti nel Paese che il nostro sistema fiscale penalizza chi fa figli, e che i bambini in famiglie con tre o più figli hanno una rischio molto elevato di cadere in povertà. Non è possibile oggi prevedere di quanto potrebbe diminuire l’IRPEF nel 2018; però quello che chiediamo è che questa diminuzione venga applicata esclusivamente alle famiglie con carichi familiari.
Come, non è molto difficile; si potrebbe applicare il Fattore Famiglia, la proposta di equità del Forum delle associazioni familiari; oppure si potrebbe ipotizzare una detrazione fissa per ogni minore a carico, si potrebbe includere anche un incentivo alla nascita… Se l’IRPEF venisse abbassato di un punto percentuale di PIL (aspettativa eccessivamente ottimistica, a dire il vero), si liberebbero circa 15 miliardi. Se venissero concentrati esclusivamente sulle famiglie con figli, si inciderebbe finalmente con efficacia su una delle priorità di giustizia e di sviluppo del Paese.
In tal modo si interverrebbe anche su uno dei fattori di crisi più allarmanti del nostro Paese, il costante crollo della natalità e il suicidio demografico oggi in atto. E anche su questo punto non servono troppe argomentazioni, dato che sappiamo bene quanto siano critiche le prospettive del sistema previdenziale, proprio a causa del rovesciamento della piramide demografica.
Sento già le critiche di chi pretenderebbe che questa misura fosse orientata solo sulle famiglie povere, di quanto sia difficile essere selettivi, e via discorrendo. Confermo che politiche familiari e politiche di contrasto alla povertà non sono contrapposte, ma sono simmetriche; servono entrambe. Mi permetto soltanto di ricordare che oggi è in campo – finalmente – una prima misura di contrasto diretto alla povertà, che potrebbe condurre, se adeguatamente governata e potenziata, a costruire uno strumento efficace di protezione dalla povertà. Ma anche sostenere chi fa figli è strumento di contrasto alla povertà, e soprattutto è fattore di equità. Inoltre proteggere le famiglie con figli significa investire sul futuro del Paese; davvero non lo si capisce? Infine, e questo con un po’ di polemica, perché solo quando si parla di famiglia e di figli viene fuori questo tema del reddito? Perché gli ormai vecchi incentivi per la rottamazione delle auto vecchie non hanno mai avuto un controllo sul reddito? Perché i rinnovati incentivi per la ristrutturazione abitativa non sono sottoposti a livelli di reddito? Perché il nuovissimo incentivo alla cultura per i diciottenni di 500 Euro non si preoccupa del reddito familiare, ma viene dato a pioggia a tutti?
Credo che in parte sia dovuto alla ormai vecchia idea che sostenere le famiglie sia un costo, e non un investimento. È una economia individualista, studiata su manuali vecchi, gli stessi studiati dalle elite oggi al potere, gli stessi manuali che ci hanno portato alla grave crisi economica e finanziaria di oggi. Ma forse anche perché le politiche di equità fiscale per la famiglia e per i figli sono politiche di cittadinanza attiva, e garantiscono diritti di libertà e di autonomia delle famiglie. Invece i vari bonus una tantum rimangono una “graziosa elargizione”, di cui poter e dover essere grati al governante di turno. Ci vuole allora un po’ di coraggio, per rimettere al centro la famiglia, e far ripartire da qui il Paese. Non è mai troppo tardi!